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Discriminazione: bambini stranieri esclusi dal torneo regionale di scacchi

Discriminazione: bambini stranieri esclusi dal torneo regionale di scacchi

Disagi ed ingiustizie della seconda generazione in Italia.

Ennesimo episodio di discriminazione ed esclusione che bambini e ragazzi figli di immigrati, per la maggior parte nati in Italia, vivono nella loro quotidianità. Succede a Ladispoli, città laziale particolarmente multietnica, esempio di integrazione riuscita in cui, addirittura, in alcune scuole si garantiscono corsi di rumeno che, come risaputo, è la lingua della comunità straniera più numerosa del Bel Paese.

A raccontare la vicenda è una giovane mamma, Valeria Viara Bellofiore che, insieme al marito, tiene corsi gratuiti di scacchi, nella scuola elementare in cui studiano i figli. “Un’esperienza bellissima, racconta. Ci ha fatto conoscere meglio la quinta elementare del nostro plesso: una classe con numerosi stranieri, ragazzini meravigliosi, educati, brillanti e volenterosi. Stare con loro è una gioia!”

In vista del torneo regionale laziale di scacchi per bambini e giovani fino ai 16 anni,  la scuola elementare Marina di S.Nicola di Ladispoli ha deciso di partecipare all’incontro. Ma nella classe 5a succede che alcuni bambini, figli di stranieri peraltro, come racconta Valeria, particolarmente talentuosi, non potranno partecipare.

Il motivo? Non sono cittadini italiani!

In virtù della loro cittadinanza straniera infatti è richiesto obbligatoriamente il tesseramento presso la Federazione Scacchistica del proprio paese o in quella italiana da almeno un anno. Vano ogni tentativo di rimediare da parte di insegnanti e madri, che prontamente hanno chiesto il motivo di questa assurda ingiustizia.

La Federazione Scacchistica Italiana ha infatti risposto che non è possibile andare in deroga al regolamento. La ratio risiede nel monitorare la compravendita degli scacchisti. Peccato però che in questo caso non si tratta di professionisti: sono ragazzini dilettanti, e ancor più, nati e cresciuti in Italia.

Episodio analogo é successo nel luglio 2015 a Civitanova Marche in cui, in occasione dei campionati di scacchi d’Italia per giovani, un bambino di 11 anni è stato addirittura espulso durante la manifestazione davanti a tutti i suoi coetanei e il pubblico presente. Perché? Scoperto di essere “intruso” per via della cittadinanza non italiana!

Negli occhi tristi ed increduli di questi bambini è dura sentire le loro affermazioni – prosegue Valeria che, insieme alle maestre, ha dovuto spiegare ai bambini le ragioni della esclusione dal torneo –  naturali quanto scontate, ma non per il nostro Paese.

Ma io sono italiano, sono nato a Roma!” “Ai mondiali tifiamo insieme Italia!” Una stretta al cuore.” Peraltro i bambini erano più sorpresi e delusi dall’aver sentito di essere stranieri e non tanto dal fatto di non partecipare al torneo.

Come possiamo pensare all’assimilazione culturale, ad insegnare il sacrosanto rispetto delle nostre leggi se noi, per primi, veniamo meno ai valori di uguaglianza su cui si fonda la nostra Repubblica?… si chiede Valeria.

La riforma di cittadinanza che riconoscerebbe questi bambini giovani figli d’Italia è rimasta bloccata in Senato da oltre un anno e mezzo per via dell’ostruzionismo leghista. E’ stato fatto di questo tema una battaglia ideologica e meramente politica anziché una battaglia di civiltà. Una battaglia che il Movimento Italiani Senza Cittadinanza porta avanti con ampio sostegno al fine di ottenere l’approvazione della legge sullo Ius soli temperato e Ius culturae.

Leggi anche: Ius soli: il punto

2 Comments
  1. Che dire, bisogna nascerci senza

    intellighenzia e anima. Evidentemente gli addetti ai lavori di questo incontro tra giovani scacchisti non ha tenuto conto dello spirito di sggregaxione che era evidentemente insito in esso.
    .

  2. Che dire, bisogna nascerci senza intelligenza e anima. Gli organizzatori ed addetti ai lavori dell’incontro tra giovani scacchisti nell’ambito scolastico, non ne hanno colto lo spirito di aggregazione globale insito in esso.

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