fbpx

Lo sviluppo della biologia evoluzionistica: le nuove scoperte e le implicazioni

Lo sviluppo della biologia evoluzionistica: le nuove scoperte e le implicazioni

Dalle nuove scoperte genetiche alla comprensione dei meccanismi che regolano lo sviluppo.

Alcuni specialisti, specialmente fra coloro che si occupano di microrganismi, non ritengono sufficienti le spiegazioni fornite dalla nuova sintesi per giustificare il rapido evolversi dei viventi, in relazione alle mutate condizioni dell’ambiente esterno.

Costoro sottovalutano, a nostro parere, le scoperte avvenute negli ultimi anni nei campi della biochimica, della genetica e dell’embriologia. E’ noto da tempo che condizioni ambientali avverse possono condizionare lo sviluppo dell’embrione, meno noti sono gli effetti che le stesse condizioni possono avere sul DNA. Il DNA modifica, infatti, la propria struttura secondaria in funzione di variazioni ambientali come:

  • temperatura;
  • forza ionica;
  • concentrazione idrogenionica e qualità degli ioni presenti;
  • modificazioni covalenti (come ad esempio metilazione delle basi azotate);
  • interazione con proteine;
  • tensioni dovute alle torsioni;
  • presenza di radioattività, ecc.

Il concetto di configurazioni alternative del codice genetico è alla base del comportamento allosterico delle proteine (come brillantemente descritto da Di Mauro). La comprensione della capacità delle proteine di modificare in maniera programmata la loro conformazione tridimensionale, in funzione dell’interazione con molecole specifiche connesse con il loro funzionamento, ha consentito di chiarire i meccanismi che regolano il funzionamento degli enzimi e di molte proteine strutturali.

La capacità del DNA di modificare la propria struttura vuol dire arricchire, in un certo qual modo, aggiungere “informazione all’informazione genetica” (mi si consenta il gioco di parole). In questa alternanza di strutture si inserisce la dinamica delle interazioni proteiche e delle modificazioni indotte dal superavvolgimento della doppia elica. Un altro fenomeno basilare è il comportamento degli attivatori. Questi fenomeni, già da soli, rendono conto di apparenti anomalie nella trasmissione del genoma.

Un argomento adotto dai neolamarckiani è l’apparente violazione del “dogma centrale” da parte delle proteine di sintesi. Infatti, trapiantando in un batterio una sequenza nucleotidica, che specifica la formazione di una data proteina, spesso quest’ultima non assume la normale conformazione tridimensionale, restando “a spaghetto”.

E’ stato proposto che la conformazione tridimensionale è specificata da un’altra sequenza ma è probabile che giocano un ruolo non secondario le modifiche indotte dalla conformazione del DNA (a prescindere cioè dalla sequenza nucleotidica) e le interazioni con l’ambiente cellulare.

Un fenomeno, chiarito da Yuichiro Hiraizumi fin dal 1956, che potrebbe determinare apparenti “anomalie”, è l’apparente violazione delle leggi ereditarie da parte di alcuni geni. Questi, nella riproduzione sessuale, riescono ad “ingannare” il sistema garantendosi la sopravvivenza, anche se sono recessivi. In generale questi geni risultano dannosi per l’organismo ma in alcuni casi potrebbero determinare delle variazioni utili.

Un concetto, chiarito da Motoo Kimura, perfettamente compatibile con il modello darwiniano della selezione naturale, è che la maggior parte delle mutazioni e la variabilità intraspecifica sono provocati dalla deriva casuale di geni mutanti, che sono equivalenti nei confronti della selezione.

Moto Kimura
Motoo Kimura

Molte mutazioni alternative sono sempre presenti in ogni popolazione: diventano predominanti quando cambiano le condizioni ambientali diventando a loro più favorevoli. Probabilmente è questa la ragione della conservazione, da parte della selezione, delle differenze intraspecifiche.

Gli organismi di una stessa specie, e spesso di una stessa popolazione, differiscono per numerosi caratteri, come la composizione di alcune proteine. Queste differenze dovrebbero contribuire a favorire la sopravvivenza della specie in caso di crisi. Del resto la funzione della riproduzione sessuale, così dispendiosa nell’economia dell’individuo, è proprio il favorire il rimescolamento del patrimonio genetico e la comparsa di variazioni. Il concetto di deriva genetica, in effetti, era già stato elaborato da Sewall Wright e merito di Kimura averlo sviluppato matematicamente.

Sewall Wright
Sewall Wright

Di fondamentale importanza è la duttilità e la dinamicità del cromosoma della cellula eucariota: infatti, i cromosomi svolgono, attraverso la loro plasticità, un ruolo non secondario nell’evoluzione, contribuendo a rafforzare la variabilità genetica. Dalla fine degli anni novanta è stata sviluppata la cosiddetta teoria dell’evo-devo: si è riconosciuta l’importanza dello sviluppo embrionale nel processo evolutivo e si è dimostrato che gli effetti delle mutazioni sono maggiori se queste si realizzano durante lo sviluppo embrionale.

Evoluzione biologica ed evoluzione chimica

Affrontiamo ora uno degli argomenti più delicati e controversi, eppure affascinante: l’origine della vita dalla materia inorganica e la formazione della cellula. La caratteristica basilare che deve possedere qualsiasi molecola che può essere candidata alla formazione della vita è la capacità di replicarsi. La molecola del DNA è troppo grossa, complessa e delicata, per poter essere candidata a questo ruolo. Del resto il DNA per replicarsi ha bisogno di un ambiente adatto e di una serie di “partner” (come le polimerasi).

Le ipotesi sull’origine della vita sulla terra, in presenza di un’atmosfera riducente, risalgono agli anni trenta, e sono dovute a Alexander I. Oparin e J. B. S. Haldane.

Alexander Oparin
Alexander Oparin
J.B.S. Haldane
J.B.S. Haldane

Altri scienziati, Richter ed Arrhenius, avevano proposto che la vita fosse stata trasportata sulla Terra da meteoriti. Molecole biologiche sono state trovate in meteoriti ma quest’ipotesi, oltre a spostare il problema dell’origine su un altro pianeta, appare difficilmente difendibile per l’estrema improbabilità che un meteorite cada al momento giusto, nel posto giusto.

E’ possibile che le prime molecole capaci di duplicarsi abbiano potuto beneficiare del substrato formato da rocce di origine vulcanica, che sono caratterizzate dal possedere un debole campo magnetico che ha facilitato l’instaurarsi della loro configurazione (ipotesi questa attualmente oggetto di sperimentazione da parte dell’Autore di questa monografia).

Nel 1953 Stanley L. Miller, laureando all’University of Chicago, nel laboratorio di H. C. Hurey, poneva le basi della ricerca sperimentale tesa a far luce sulle condizioni che hanno determinato la comparsa della vita sulla Terra. Utilizzando un semplice apparato, da lui stesso ideato, e le molecole che potevano trovarsi sul pianeta in epoca prebiotica (metano, ammoniaca, acqua ed idrogeno) e, sottoponendo le stesse a scariche elettriche continue, ottenne degli amminoacidi.

Nel 1961, Juan Orò, a quel tempo all’University di Houston, nel tentativo di semplificare l’esperimento di Miller, ottenne la formazione, insieme con altre molecole, di adenina. Negli anni settanta, Ponnamperuma, dell’Istituto di Esobiologia della NASA, riuscì ad ottenere, con opportuni esperimenti, gli altri costituenti degli acidi nucleici.

Secondo molti ricercatori, la prima molecola in grado di autoreplicarsi potrebbe essere stata l’RNA, il secondo acido nucleico che ha la funzione di “tradurre” il messaggio genetico per sintetizzare le proteine. Anche riconoscendo l’altissima probabilità della formazione dell’RNA prima del DNA, rimane la domanda fondamentale di come spiegare la replicazione di un acido nucleico in assenza di proteine.

Una possibile spiegazione, dimostrata sperimentalmente da James P. Ferris del Rensselaer Polytechnic Institute, è che un’argilla comune, la montmorillonite, catalizza la sintesi degli oligonucleotidi dell’RNA.

Alcuni studiosi hanno iniziato a cercare sistemi genetici alternativi

Eschenmoser, ad esempio, ha ottenuto una struttura alternativa di ribosio, il piranosil-RNA che si distingue dallo zucchero dell’RNA per la presenza di un atomo di carbonio in più (questo riduce le possibili variazioni nella molecola). Peter E. Nielsen, dell’Università di Copenaghen, ha progettato al calcolatore una molecola polimerica caratterizzato da uno scheletro proteico e da due catene laterali formate dalle basi azotate degli acidi nucleici. Questa molecola, una sorta di RNA proteico, è in grado di combinarsi stabilmente con un filamento complementare.

Questo significa che anche un codice proteico può fungere da stampo per la costruzione del suo filamento complementare, esattamente come accade con gli acidi nucleici. Sia che la formazione del RNA sia avvenuta in maniera spontanea, sia che abbia sostituito un sistema replicante più semplice, è probabile che sia stata la reazione che ha permesso il successivo sviluppo della vita.

Una scoperta fondamentale, effettuata da Thomas R. Cech, è che l’RNA è in grado di comportarsi come un enzima, essendo in grado di catalizzare tagli e saldature nella propria molecola. Un ulteriore passo avanti è la dimostrazione, in laboratorio, della selezione naturale delle molecole prebiotiche (questo permette di capire in che modo gli antichi geni a RNA interagissero con le molecole proteiche e come si sia potuto evolvere il codice genetico).

Inoltre pare ormai accertato che la composizione dell’atmosfera primordiale non fosse riducente e che le prime macromolecole si siano sviluppate in pozze calde, probabilmente originate dalla presenza di magmi (questo avvalorerebbe l’ipotesi della presenza di un debole campo magnetico che potrebbe aver favorito fenomeni di coerenza molecolare).

Mentre proseguono le ricerche su questo argomento, si moltiplicano gli studi tendenti a capire come si sia originata la cellula

Attualmente sappiamo che gli organismi più semplici sono Batteri (escludiamo i Virus che, pur formati solo da un acido nucleico e da un rivestimento proteico, non sono in grado di autoreplicarsi e quindi sfruttano l’apparato cellulare dell’organismo ospite). La maggior parte dei Batteri è formata da una cellula estremamente semplice, senza una membrana che divide il nucleo dal resto della cellula. Questa struttura, in linea generale, è condivisa dalle Alghe azzurre, classificate con i Batteri nel raggruppamento dei procarioti (appunto senza il nucleo cellulare).

Fino a non molto tempo addietro gli altri organismi, Protisti, Piante, Animali e Funghi, eucarioti (possessori di un vero nucleo) erano considerati l’altra linea di discendenza dei viventi.

Studiando gli estremofili, organismi apparentemente simili ai batteri che vivono in ambienti inadatti alla sopravvivenza degli altri esseri viventi (luoghi troppo caldi o troppo freddi, acidi o basici, salati, ecc.), ci siamo resi conto di avere a che fare con un terzo raggruppamento di organismi, denominati Archibatteri, con caratteristiche intermedie ai primi due si è potuti arrivare a questa strabiliante scoperta grazie al confronto, effettuato nel 1977 da Carl R. Woesee e dai suoi collaboratori dell’University dell’Illinois, del RNA ribosomiale di molti organismi diversi.

Questa scoperta è stata confermata nel 1996 da Craig Hennig, dell’Istituto per la Ricerca sul Genoma, decodificando il DNA di Methanococcus jannaschii, composto da 1638 geni, un Archibatterio raccolto nel 1982 da Holger Jannasch in una sorgente sulfurea nel corso di una spedizione, cui hanno contribuito i ricercatori di tre diversi Istituti di Ricerca.

Poiché gli Archibatteri e molte specie di Batteri sono adattate a vivere in condizioni estreme, per lo più in ambiente riducente (assenza di ossigeno), si ipotizza che questi organismi siano fra i più antichi e che si siano separati molto presto da un antenato comune. Gli eucarioti si sarebbero separati successivamente dagli Archibatteri.

La documentazione fossile indica che questa separazione è avvenuta intorno ad un miliardo e quattrocento milioni di anni fa, almeno a quel tempo risalgono i fossili più antichi di organismi planctonici unicellulari eucarioti. Le cellule degli eucarioti possiedono molti tipi di organelli specializzati, come i cloroplasti ed i mitocondri. Le ricerche stanno portando alla conferma dell’ipotesi di Linn Margulis secondo cui questi organelli si sono sviluppati da organismi indipendenti, entrati in simbiosi nella cellula.

E’ già noto da anni che cellule isolate di alcuni animali più semplici, come i poriferi (spugne) e i polipi (idra), possono aggregarsi e riformare un animale completo. E’ possibile che questo ci dia un’idea di come si sono aggregate singole cellule per dare inizio agli organismi pluricellulari.

Methanococcus jannaschii - biologia
Methanococcus jannaschii

Verso la comprensione dei meccanismi che regolano lo sviluppo

Non possiamo non accennare ad un argomento fondamentale: lo sviluppo, dall’embrione all’organismo adulto. Per molto tempo è risultato arduo cercare di rispondere al quesito di come si formi un organismo complesso, spesso formato da centinaia di tipi cellulari diversi, per di più riuniti in organi, afferenti ad apparati a loro volta interagenti fra loro.

Solo recentemente si è cominciato a poter abbozzare una risposta a questa complessa domanda. Ricapitoliamo brevemente ciò che avviene dopo la fecondazione dell’ovulo femminile da parte dello spermatozoo. La spiegazione di come questo avvenga e dei meccanismi che impediscono l’ingresso di più spermatozoi nell’ovulo è stata data solo recentemente.

Comincia la divisione cellulare, in breve tempo si formano, per divisione successive, circa quattromila cellule. A questo stadio l’embrione, chiamato blastula, ha la forma di una sfera cava. Le cellule attorno alla zona mediana si differenziano a formare il mesoderma grazie a fattori di crescita liberati da grosse cellule presenti nel tuorlo, presenti nella parte inferiore dell’embrione.

Nella fase successiva, la gastrula, si formano tre strati di cellule: il mesoderma, che darà origine alla maggior parte delle strutture corporee, l’endoderma da cui si originerà lo strato epiteliale del tubo digerente, il fegato ed il pancreas, i polmoni, ed altri organi; l’ectoderma che porterà alla formazione della cute e del sistema nervoso.

L’ectoderma si trasforma nel sistema nervoso a causa di segnali chimici provenienti dal sottostante mesoderma, segnali che inducono parte dell’ectoderma ad ispessirsi per formare la piastra neurale (per questo motivo l’embrione a questo stadio di sviluppo viene definito neurula). I bordi della piastra neurale si piegano, l’uno verso l’altro, mentre la parte mediana si insinua nel corpo dell’embrione originando il tubo neurale che costituirà la base per la formazione dell’encefalo e del midollo spinale.

Nel 1918 Ross G. Harrison era già riuscito a dimostrare che le cellule dell’embrione stabiliscono le strutture che formeranno già dopo la gastrulazione. Gli studi sul controllo della formazione del piano corporeo continuarono, su tutti gli organismi, fino al 1948, quando furono sostituiti dalla ricerca genetica.

Risale a quell’anno l’analisi genetica sulle mutazioni omeotiche, ossia che provocano la crescita di un organo localizzato normalmente in un’altra zona dell’organismo, effettuata sulla Drosophila melanogaster da Edward B. Lewis del California Institute of Technology.

Agli inizi degli anni ottanta, David S. Hogness e Welcome Bender della Stanford University, riuscirono ad isolare i primi geni omeotici. Seguiti ben presto da Walter J. Gehring e Richard L. Garber del Biozentrum dell’Università di Basilea e da Matthew P. Kaufmann dell’Indiana University.

Nel 1983 Gehring, insieme al suo collaboratore William J. McGinnis scoprì che le sequenze dei geni omeotici presenti in un sito genetico, venivano conservate anche in un altro sito deputato allo sviluppo. In seguito McGinnis ha dimostrato che queste sequenze si trovano in diversi invertebrati. Le cellule embrionali sono cioè collegate fra loro.

In seguito Eddy M. De Robertis, Guillelmo Oliver e Christopher V. Wright estesero questa informazione anche agli embrioni dei vertebrati. Più recentemente, Robb Krumlauf del Medical Research Council di Londra e Denis Duboule del Laboratorio europeo di biologia molecolare, lavorando sugli embrioni di topo, fecero contemporaneamente ed indipendentemente fra loro, una fondamentale scoperta.

Partendo da una precedente scoperta, di altri ricercatori, che i geni homeobox (omeotici) si dispongono in complessi su un cromosoma secondo un preciso ordine si accorsero inaspettatamente che i geni dotati di sequenza homeobox si dispongono nella sede nella quale si esprimono.

Gli homeobox situati all’estremità sinistra del complesso si esprimono nelle parti posteriori del corpo mentre i geni homeobox, localizzati nei pressi dell’estremità destra, si esprimono nella testa.

Lewis aveva osservato lo stesso fenomeno nella Drosophila molto tempo prima. I geni homeobox sembrano presenti in tutto il regno animale, nella stessa tipologia e divisi in quattro domini che determinano la formazione antero-posteriore del corpo determinando così l’ubicazione dei campi di cellule che origineranno organi ed apparati.

Ubicazione dei geni homeobox in Drosophila ed in Topo - biologia
Ubicazione dei geni homeobox in Drosophila ed in Topo

Leggi anche: Sviluppo della biologia evoluzionistica: dalla genetica al cladismo

Lo sviluppo della Biologia evoluzionistica: Bibliografia

Allègre J. e Schneider S. H. – 1994 L’evoluzione della Terra Le Scienze, 316: pp 44-52 – Alvarez W. – 1998 T.REX e il cratere dell’apocalisse Milano Mondatori (ed. or. 1997) – Ayala F. J. – 1979 I meccanismi dell’evoluzione (Da Storia naturale ed evoluzione, ed. Le Scienze) – Brouwer A. – 1986 Paleontologia generale Milano. Mondadori (ed. or. 1965) – Brown D. D. – 1973 L’isolamento del gene Le Scienze, 64: pp 13-21 – Capecchi M. R. – 1994 Sostituzione mirata di geni Le Scienze, 309: pp 42-50 – Carroll S. B. – 2008 Al di la di ogni ragionevole dubbio Torino. Codice – Cech T. R. – 1987 L’RNA come enzima Le Scienze, 221: pp 32-41 – Chiarelli B. – 1976 Le variazioni cromosomiche nell’evoluzione dei primati Le Scienze, 95: pp 74-85 – Clarke B. – 1975 Le cause della diversità biologica Le Scienze, 88: pp 44-55 – Crow J. F. – 1979 Geni che violano le leggi di Mendel Le Scienze, 128: pp 98-111 – De Rosa M. e Gambacorta A. – 1975 Quale è la temperatura massima per la vita sul nostro pianeta? Le Scienze, 80: pp 74-81 – Darwin C. R. – 1967 L’origine delle specie Torino. Boringhieri (ed. or.1872, 6° ed. – 1° del 1859) – 1970 L’origine dell’uomo Torino. Boringhieri (ed. or. 1872) – Dawkins R. – 1986 Il fenotipo esteso Bologna. Zanichelli (ed. or. 1982) – 1988 l’orologiaio cieco Milano. Rizzoli (ed. or. 1986) – 1994 Il gene egoista Milano. Mondadori (ed. or. 1976) – 1995 Il fiume della vita Milano. Sansoni (ed. or. 1995) – 2001 L’arcobaleno della vita Milano Mondatori (ed. or. 1998) – 1997 Alla conquista del monte improbabile Milano. Mondadori (ed. or. 1996) – Dennett D. C.  – 1997 L’idea pericolosa di Darwin Torino Bollati Boringhieri (ed. or. 1995) – De Duve C.  – 2008 Alle origini della vita Milano. Longanesi (ed. or. 2007) – De Robertis E. M., Oliver G. e Wright C. V. E.  – 1990 Geni homeobox e sviluppo embrionale Le Scienze, 265: pp 22-29 – Desmond A. e Moore J. – 1992 Darwin Torino. Bollati Boringhieri (ed. or. 1991) – Di Mauro E. – 1986 Informazione conformazionale nel materiale genetico Le Scienze, 210: pp 66-73 – Dickerson R. E. – 1972 Struttura e storia di un’antica proteina Le Scienze, 47: pp 46-59 – 1980 Il citocromo c e l’evoluzione del metabolismo energetico Le Scienze, 141: pp 85-98 – Doolittle R. F. e Bork P. – 1993 La modularità delle proteine nell’evoluzione Le Scienze, 304: pp 58-64 – Dyson F. J. – 1987 Origini della vita Torino Bollati Boringhieri (ed. or. 1985) – Eigen M., Gardiner W., Schuster P. e Winkler-Oswatitsch – 1981 L’origine dell’informazione genetica Le Scienze, 154: pp 18-34 – Eigen M. – 1992 Gradini verso la vita Milano Adelphi (ed. or. 1987) – 1993 La quasispecie virale Le Scienze, 301: pp 26-33 – Eldredge – 1999 Ripensare Darwin Torino Einaudi (ed. or. 1995) – 2002 Le trame dell’evoluzione Milano Cortina (ed. or: 1999) – Erwin D. E. – 1996 La madre di tutte le estinzioni Le Scienze, 337: pp 82-88 – Fredrickson J. K. e Onstott T. C. – 1997 Microrganismi nelle profondità della Terra Le Scienze, 341: pp 52-59 – Fry I. – 2002 L’origine della vita sulla Terra Milano Garzanti (ed. or. 2000) – Gee H. – 2006 Tempo profondo. Antenati, fossili, pietre Torino Einaudi – Gould S. J. – 1994 L’evoluzione della vita sulla Terra Le Scienze, 316: pp 64-7 – 1995 La vita meravigliosa Milano Feltrinelli (ed. or. 1989) – 2003 La struttura della teoria dell’evoluzione Torino Codice (ed. or. 2002) – Gieger A. – 1975 L’idra: un modello per lo sviluppo delle forme biologiche Le Scienze, 80: pp 20-31 – Grivell L. A. – 1983 Il DNA mitocondriale Le Scienze, 177: pp 102-114 – Glover D. M., Gonzales C. e Raff J. W. – 1993 Il centrosoma Le Scienze, 300: pp 38-44 – Holliday R. – 1989 Un tipo diverso di trasmissione ereditaria Le Scienze, 252: pp 32-40 – Horgan J. – 1991 Ipotesi sull’origine della vita Le Scienze, 272: pp – Joyce G. F. – 1993 Evoluzione molecolare guidata Le Scienze, 294: pp 28-37 – Kauffman S. A. – 1991 Anticaos ed evoluzione biologica Le Scienze, 278: pp 82-91 – Kimura M. – 1980 La teoria della neutralità nell’evoluzione molecolare Le Scienze, 137: pp 34-43 – Klein J., Takahata N. e Ayala F. J. – 1994 Polimorfismo MHC e origine dell’uomo Le Scienze, 306: pp 44-49 – Lane N. – 2012 Le invenzioni della vita. Le dieci grandi tappe dell’evoluzione Milano. Il Saggiatore (ed. or. 2009) – Levinton J. S. – 1993 Il big bang dell’evoluzione animale Le Scienze, 293: pp 48-56 – Madigan M. T. e Marrs B. L. – Gli estremofili Le Scienze, 346: pp 78-85 – Margulis L. – 1971 Simbiosi ed evoluzione Le Scienze, 39: pp 55-64 – Mattevi A., Rizzi M. e Bolognesi M. – 1997 Biologia strutturale degli enzimi Le Scienze, 341: pp 44-51 – May R. M. – 1992 Quante sono le specie che vivono sulla Terra? Le Scienze, 292: pp 16-23 – Mayr E. – 1970 L’evoluzione delle specie animali Torino. Einaudi (ed. or. 1963) – 1983 Evoluzione e varietà dei viventi Torino. Einaudi (ed. or. 1977) – 1994 Un lungo ragionamento Torino. Boringhieri (ed. or. 1991) – 2005 L’unicità della biologia. Sull’autonomia di una disciplina scientifica Torino. Cortina – 2011 Storia del pensiero biologico Torino. Bollati-Boringhieri (ed. or. 1997) – McGinnis W. e Kuziora M. – 1994 Le molecole che determinano la forma corporea Le Scienze, 308: pp 40-48 – McKnight S. L. – 1991 Chiusure lampo molecolari per la regolazione dei geni Le Scienze, 274: pp 30-38 – McIntosh J. R. e McDonald K. – 1989 Il fuso mitotico Le Scienze, 256: pp 14-23 – Minelli A. – 1985 Il Systema naturae Le Scienze, 206: pp 22-33 – 2007 Forme del divenire. Evo-devo: la biologia evoluzionistica dello sviluppo Torino. Einaudi – Monod J. – 1971 Il caso e la necessità Milano. Mondadori (ed. or. 1970) – Montalenti G. – 1984 Charles Darwin 1809 – 1882 Roma. Editori Riuniti – Morel V. – 1997 Microbiology’s Scarred Revolutionary Science, 276: pp 699-702 – Morris D. – 1976 La scimmia nuda Milano. Bompiani (ed. or. 1968) – Moyzis R. K. – 1991 Il telomero umano Le Scienze, 280: pp 40-51 – Nüsslein-Volhard C. – 1996 Gradienti che organizzano lo sviluppo dell’embrione Le Scienze, 338: pp 60-67 – Omodeo P. – 1996 L radici dell’evoluzionismo ottocentesco Le Scienze, 336: pp 72-78 – Oparin A. 

  1. 1978 L’origine della vita Boringhieri (ed. or. 1957, 3° ed. – 1° del 1924) –Orgel L. E. – 1994 L’origine della vita sulla Terra Le Scienze, 316: pp 54-62 – Pääbo S. – 1994 Antichi DNA Le Scienze, 305: pp 64-70 – Pace N. R. – 1997 A Molecular View of Microbial Diversity and the Biosphere Science, 276: pp 734- 740 – Pinna G. – 1995 La natura paleontologica dell’evoluzione Torino. Einaudi – Polito L.C. e Furia M. – 1980 Struttura e funzione del cromosoma eucariota Le Scienze, 148: pp 130-141 –Raup D. M. – 1994 L’estinzione Torino. Einaudi (ed. or. 1991) – Rennie J. – 1993 Nuovi imprevisti sviluppi per il DNA Le Scienze, 297: pp 78-87 – Rizzotti M. – 1998 Prime tappe dell’evoluzione cellulare Padova Decibel – Rollo F. – 1996 Microbi dalla preistoria: realtà o fantasia? Le Scienze, 340: pp 56-63 – Ruberti E. – 1997 L’evoluzione biologica: storia e sviluppi recenti Energia Ambiente e Innovazione, 6/1997 pp 66-77 – 2005 The origin of life from inorganic matter and the cell formation: a new hypotesis on the role taken by a weak electromagnetic field  Ferrara. 1° Congresso dei Biologi Evoluzionisti Italiani – 2015 L’Evoluzione biologica: dalle idee del settecento alle ultime scoperte – Analysis, 2/2015 pp. 13-35 – Russell D. A. – 1982 L’estinzione in massa dei dinosauri Le Scienze, 163: pp 24-31 – Schrödinger E. – 1995 Che cos’è la vita? Milano. Adelphi (ed. or. 1944) – Schopf J. W. – 2003 La culla della vita Milano Adelphi (ed. or. 1999) – Siever R. – 1976 La Terra Le Scienze, 91: pp 67-73 – Smith J. M. e Szathmàry – 2001 Le origini della vita Torino Einaudi (ed. or. 1999) – Simpson G. G. – 1944 Tempo and Mode in Evolution New York. Columbia University Press – Stanley S. M. – 1984 Estinzioni in massa negli oceani Le Scienze, 192: pp 30-39 – Sterelny K. – 2004 La sopravvivenza del più adatto Milano Cortina (ed. or. 2001) – Vidal G. – 1984 Le prime cellule eucarioti Le Scienze, 188: pp 94-105 – Woese C. R. – 1981 Gli archibatteri Le Scienze, 156: pp 52-66 – 1990 Towards a natural system of organisms: Proposal for the domains Archea, Bacteria, and Eucarya PNAS Vol. 87: pp. 4576-4579 – Willmer P.  – 1993 Relazioni di parentela tra gli invertebrati Bologna Zanichelli (ed. or. 1990) –Wilson A. C. – 1985 Le basi molecolari dell’evoluzione Le Scienze, 208: pp 166-175
Avatar photo
Ettore Ruberti

Naturalista, giornalista scientifico. Professore di Biologia, Chimica, Fisica e Geografia fisica presso il Liceo Scientifico e Linguistico “Maroni” di Varese dal 1983 al 1989. Giornalista free lance, dal 1977, con collaborazioni con le seguenti testate: La Prealpina, Il Giorno, La Stampa, Inquinamento, Il Medico e il paziente, Oasis, Geodes, Migratori Alati, Le Scienze, Petrolieri d’Italia, Ambiente, ecc. Redattore da luglio 1988 a febbraio 1990 presso la rivista Acqua & Aria. Attualmente scrive, per conto dell’ENEA e come attività intellettuale su 21mo Secolo, MuseoEnergia, L’Eco dei Laghi, ecc. Collaborazioni con Enti ed Istituti di ricerca nel campo zoologico, in particolare inserito nel Gruppo di Lavoro Uccelli Migratori dell’Organizzazione Ricerche Ornitologiche dell’RGF dal 1978 al 2010, in cui curava anche l’informatizzazione e l’elaborazione statistica dei dati validati dall’INFS di Bologna e dall’IWT di Slimbridge. Partecipazione gratuita e svolta fuori dall’orario di lavoro, dal 2011, con la Fondazione Gianfranco Realini per la valorizzazione del territorio che si occupa di Zone Umide (paludi, canneti rivieraschi, torbiere, ecc.), in relazione alla possibile partecipazione (in collaborazione con due gruppi di lavoro dell’ENEA Casaccia) ad un progetto LIFE. Collaborazione con l’Università di Pavia, in seguito ad una richiesta ufficiale di quest’ultima all’ENEA, volta alla classificazione di Aracnidi ed Insetti. Collaborazione portata a termine. Collaborazioni con vari Editori per opere editoriali nei campi suddetti e per la referizzazioni di studi e ricerche. I campi in cui ha acquisito le maggiori competenze sono: Entomologia, Aracnologia, Erpetologia, Evoluzionismo, Gestione delle Risorse naturali, Fotografia e Cinematografia Scientifica, Microscopia (sia ottica che elettronica), oltre naturalmente all’elaborazione e gestione dell’informazione, sia a livello divulgativo che scientifico Dipendente dell’ENEA dal 9 aprile 1990, Assunto per concorso per assunzione in prova, con qualifica di giornalista scientifico (7° livello) (Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” – n. 103 del 30 dicembre 1988) approvata dal presidente dell’ENEA con delibera n. 24/89/G del 21/12/89, cui si richiedevano almeno otto anni di esperienza nei settori giornalistico scientifico e didattico (provati con ampia documentazione), con graduatoria 95/100. Assunzione divenuta a tempo indeterminato dopo sei mesi (sempre al 7° livello). Inserito nella Divisione Relazioni Esterne, sede di Milano, si è occupato di diffusione dell’informazione, con interventi anche in ambito scolastico ed universitario, organizzazione di Convegni, Conferenze, ecc., spesso ha anche coadiuvato il personale della sede, in particolare Dr. Sani, Dr. Gavagnin, Prof. Bordonali, Sig. Griffini, Dr. Valenza, Prof. De Murtas. Ha pubblicato vari articoli sulla problematica relativa agli OGM sulla rivista “AgriCulture”, aprile 2003, su Migratori alati nel 2001, 2002, 2003, 2004, su La Padania nel 2005, 21mo Secolo. Dal 1991 segue le problematiche relative allo sviluppo dell’Idrogeno come vettore energetico, per conto della Divisione Tecnologie Energetiche Avanzate, che rappresenta ufficialmente al Forum Italiano dell’Idrogeno, inserito nel Consiglio Direttivo e all’AIDIC dove, dal 1993 al 1997, era stato costituito un gruppo di lavoro “CO2: riduzione, contenimento della produzione e riuso” che ha cessato la sua attività nel 1997. Nel contesto di questo incarico ha organizzato vari Convegni e tenuto Conferenze in Italia e all’estero, ha inoltre pubblicato vari articoli su riviste Scientifico-divulgative, tra cui: un articolo interno su “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American) del settembre 2000: “Idrogeno: energia per il futuro” N° 385, settembre 2000, pag. 90/98; un articolo concernente il sistema idrogeno sul numero monografico del 1996 dell’Organo ufficiale degli Ingegneri della Svizzera italiana, pubblicato come Atti di un Convegno sull’argomento; un numero, quasi monografico, di “Petrolieri d’Italia”, 2001; alcuni articoli su 21mo Secolo dal 1994 al 2006; ha inoltre effettuato vari interventi su televisioni italiane e svizzere; .ha partecipato, nel l’ambito del Forum, in qualità di Docente al Corso sulla sicurezza del sistema idrogeno, tenutosi nel 2002 presso l’Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco, sotto l’egida del Ministero degli Interni. E’ coautore del libro bianco sull’idrogeno “Linee guida per la definizione di un piano strategico per lo sviluppo del vettore energetico idrogeno”, scritto dai membri del Forum. Ha presentato, primo in Italia, un lavoro concernente l’utilizzo di nanotubi di carbonio per l’accumulo ed il trasporto dell’idrogeno (sotto forma di poster), al SolarExpo di Verona nel dicembre 2000. Nell’ambito degli incarichi portati a termine, ha seguito, per conto del Professor Umberto Colombo, gli sviluppi delle ricerche sulla Fusione Fredda, campo in cui ha anche pubblicato alcuni articoli, ed è in corso di stampa un libro che ha scritto sull’argomento. Lavorando in questo ambito, ha acquisito una significativa conoscenza della meccanica quantistica e dei fenomeni nucleari ed elettromagnetici nella materia condensata. Per questo motivo, nel 2004 è stato eletto Membro dell’International Society For Condensed Matter Nuclear Science. E’ Autore di diverse pubblicazioni concernenti la produzione energetica per mezzo della fissione dell’atomo ed i relativi problemi legati alla sicurezza ed all’impatto ambientale. Dal giugno 1996 al giugno 2010 Ricercatore nella Divisione GEM (1996-2001) e BIOTEC (2001-2010) inserito nel Board di Direzione, anche se ha continuato a dedicare una parte del tempo (valutabile al 20% del totale) all’idrogeno. In questo ambito ha lavorato in sinergia con il Professor De Murtas, con il quale collaborava anche precedentemente. Ha pubblicato, sulla rivista Energia Ambiente e Innovazione, n° 6/1997, una monografia sull’Evoluzione Biologica, campo in cui è uno specialista. Ha sviluppato una nuova ipotesi sul ruolo svolto da un debole campo elettromagnetico in argille di origine magmatiche (le montmorilloniti) nella formazione delle prime macromolecole biologiche, ipotesi che sta sottoponendo a verifica sperimentale. In particolare, la parte sperimentale sarà sviluppata presso il laboratorio del Dr. Francesco Celani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Laboratori Nazionali di Frascati. Sta sviluppando un sistema per la riconnessione di tessuto nervoso reciso, attualmente sui Molluschi Gasteropodi Polmonati (Limax ruber), ma con l’obiettivo di applicarlo ai Vertebrati e, quindi, all’Uomo (si tenga presente che non vi è nessuna differenza rilevante fra il tessuto nervoso dei Molluschi e quello dei Vertebrati). Ha sviluppato, in collaborazione con il Prof. Brera (Rettore dell’Università Ambrosiana), un Progetto di ricerca (Progetto Against Malaria) volto all’interruzione del ciclo del Plasmodio che causa la malaria nel ciclo biologico delle Zanzare del genere Anopheles. Progetto per cui ha proposto all’ENEA una collaborazione. Insieme con il Professor De Murtas, nel 1977, ha scritto un libro sulla Biodiversità. Attualmente è impegnato ad una revisione della classificazione animale, ai livelli superiori, in relazione ai principi della Nuova Sintesi, con gli apporti derivati dalla biochimica (non cladista, di cui rifiuta la teoria, i metodi e le finalità); sta realizzando un atlante di Anatomia degli Insetti, per cui ha elaborato una nuova tecnica di lavoro. Relatore, nel 2011, di una Tesi di Laurea concernente l’utilizzo del Batterio Ralstonia detesculanense per il sequestro dei metalli pesanti. Tesi presentata presso l’Università La Sapienza di Roma da Laura Quartieri che si è laureata con un punteggio di 107/110. Tale tesi è stata in seguito oggetto di pubblicazione su una rivista della Elsevier. Dal ’97 Professore a contratto di Biologia generale e molecolare all’Università Ambrosiana. Dal 25 settembre 2012 con qualifica accademica di Licentia Docenti ad Honorem per merito di chiara fama nella disciplina. Associato alla Società Italiana di Scienze Naturali, alla Società Entomologica Italiana, alla Società Herpetologica Italica, alla Società Italiana di Fisica ed alla Società Italiana di Biologia Evoluzionistica di cui è Socio fondatore. In passato associato all’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica e all’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani.

Nessun commento

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Il Progresso Magazine Online Logo

 

Associazione culturale “THE PROGRESS 2.0”
Direzione-Redazione-Amministrazione
Via teatro Mercadante, 7
70022 Altamura (Ba)
mail: [email protected]

SEGUICI SU