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Religione e spiritualità

Religione e spiritualità sono sinonimi?

Religione e spiritualità sono sinonimi?

Il più sovente delle volte, con il termine “religione” si intende un qualcosa di spirituale e con quello di ”spiritualità” si vuole indicare una concezione religiosa. Noi siamo però del parere che religione e spiritualità siano due cose completamente diverse. Una religione infatti, si basa sempre su di un dogma chiuso ed unilaterale, basato sul culto di un libro sacro. Ogni religione è infatti settaria e si considera l’unica depositaria della verità assoluta. La religione inoltre prevede solo l’osservanza di alcune norme etiche e morali, con lo scopo di migliorare il comportamento ordinario del discepolo. Altra cosa è la spiritualità! Con questo termine si indica qualsiasi sentiero che si rivolge all’interiorità dell’essere, sentiero così strettamente personale in cui, per così dire, il seguace non ha bisogno di un apparato esteriore quali una chiesa o una casta sacerdotale poiché è egli stesso il sacerdote unico del suo tempio interiore. Queste due vie sono presenti in tutti i luoghi della terra e in tutte le epoche della millenaria storia umana. Potremmo definire la via religiosa come una via exoterica, ovvero esteriore, e quella spirituale come la via esoterica. La maggiore differenza fra queste due vie è che la religione divide i popoli, mentre la spiritualità unisce gli esseri interiormente, qualsiasi cultura appartengano e qualsiasi credo professino.

Inoltre, nella via religiosa viene presa come base di sviluppo la statura egocentrica con tutti i paradossi che questo comporta. Nella via esoterica invece, il punto di partenza per ogni altro sviluppo concreto è proprio lo smantellamento dell’io con tutta la sua infrastruttura inconscia.

Se ne deduce che religione non è sinonimo di spiritualità, poiché trattasi di due vie dagli sviluppi e dalle conseguenze divergenti. La stragrande maggioranza della popolazione mondiale possiede in sé un innato senso religioso e pochi sono quelli che covano nel proprio interiore un’aspirazione ad una genuina spiritualità.

Questo è dovuto al fatto che una via religiosa è facile da seguire poiché non implica troppi sacrifici. La via spirituale invece richiede il massimo della concentrazione della coscienza, ed esige un viaggio verso i recessi più interni della psiche. Un famoso detto degli indiani Sioux afferma che “la religione è per chi teme l’inferno, la spiritualità per chi all’inferno ci è già stato“.

Secondo queste affermazioni, il religioso teme un qualcosa di sconosciuto e terribile di cui non vuole fare esperienza, ma che lo spirituale ha già ben ponderato attraverso prove della vita così complicate da spingerlo a trovare una soluzione concreta. Il viaggio interiore verso la liberazione tipico della via esoterica, comporta molti rischi e molte cadute nei meandri dell’inconscio. La via exoterica invece è piana ed appaga in buona misura il credente che la percorre. Lo scopo della via spirituale è quello di uscire dalla ruota delle reincarnazione, per raggiungere uno stato di assoluta beatitudine non più mosso dalla dualità complementare. Lo scopo di una via religiosa è quello di guadagnare uno stato post- mortem definito come “paradiso”, questo sempre inteso comunque nelle possibilità di esperienze dello spazio tridimensionale. Il paradiso inteso in ambito religioso infatti, altro non è che uno stato passeggero e di transito momentaneo prima di una nuova incarnazione nel piano fisico – materiale, quando cioè i meriti Karmici che hanno permesso il soggiorno proprio nel paradiso, vengono esauriti ed annullati. Lo stato che si raggiunge nella via esoterica dopo la morte, se il cammino è stato portato felicemente a termine, è invece uno stato definitivo, poiché la dissoluzione della statura egocentrica è così totale da non richiedere più nessuna immersione nella natura densa tipica del nostro universo. Appurata la differenza basilare tra religione e spiritualità, possiamo ben dire che, un essere spirituale può ben comprendere l’uomo religioso, ma che quest’ultimo considererà il primo come un eccentrico nel migliore dei casi, non riuscendo a far proprie le concezioni così astratte della via esoterica.

Un esempio lampante di questa antitesi religione-spiritualità, fu la vita di Giordano Bruno.

Formatesi in ambiente ecclesiastico, comprese ben presto come questo fosse limitato e dando libero sfogo al suo spirito indagatore, sviluppò un pensiero, quindi uno stato di coscienza, originale e prettamente “spirituale”. E’ superfluo riportare qui come l’ambiente religioso dei suoi tempi, così puerile nel suo superstizioso dogmatismo, reagì contro le affermazioni audaci del nolano. In ultima analisi, la religione non libera dal mondo e dalla materia di cui essa è composto, anzi fa sì che il credente vi si impianti con maggior presa ed entusiasmo. La spiritualità mira invece a trascendere tutti gli stati possibili che si possano sperimentare nelle tre dimensioni dello spazio e del tempo. La religione quindi è un fenomeno mondano, mentre la spiritualità introduce gradualmente nei domini dell’eternità atemporale.

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Fabio Duranti

Fabio Duranti (Milano 1969) è uno scrittore che fonde l'alchimia delle parole con la sua innata ricerca interiore. Da oltre 30 anni si interessa di esoterismo "serio", filosofia, metafisica e mitologia, sempre sulla base dello gnosticismo originale. Ha pubblicato tre libri con diverse case editrici, e prossima è l'uscita di altre sue due opere.

3 Comments
  1. Sono un vedantino ,dal nostro punto di vista non c’è dualismo sono solo due gradini della scala che conduce alla perfezione

  2. Caro yogananda la visione advaita è per pochi. Lo stesso Vivekananda afferma che la quasi totalità delle religioni è dualista e per tale motivo inferiore alla visuale del vedanta. Queste religioni che lo si voglia o no sono sempre settarie e dogmatiche…. verissimo che il vedantino è monista assoluto, quindi trascende ogni forma di dualità religiosa… per tal motivo lo si può considerare secondo l’ottica dell’articolo “spirituale” e non più religioso…. si potrebbe definire la religione un atteggiamento dello jiva ovvero un culto dell’io inferiore mentre la spiritualità un tentativo di trascendere lo stesso jiva per risvegliare il Sé o io superiore…. ovviamente tutto risulta solo un sogno dell’umanità nel sogno cosmico dell’universo e sia il religioso che lo spirituale danzano la danza di shiva nel palcoscenico della vita…….la tolleranza del vedanta sarebbe auspicabile che fosse di ogni corrente religiosa ma così non è mai stato nella storia umana…. Giordano bruno, i manichei, i catari, le streghe del medioevo, san giovanni della croce…. Santa inquisizione….. santa…..in tal senso la religione è in effetti solo una cultura dell’io con uno scopo diverso dall’uomo che cerca la “gnosi”…

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