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Verso la recessione globale

Il pericolo della recessione globale.

Il pericolo della recessione globale.

Non che non se ne paventasse del tutto il materializzarsi: operatori brillanti come ad esempio Saxo Bank stimavano l’evento non inverosimile, ma i più preferivano cullarsi in un Mondo di frutta candita dove il denaro costa zero e dove le Borse salgono solo sempre, tanto che singole imprese produttrici non di beni ma di servizi, e pure meramente informativi (tipo Google), capitalizzano ormai come interi Stati Sovrani.

Il problema è che quando la marea si ritira, ci si accorge di chi nuotava senza costume. Una tempesta perfetta si sta stringendo sempre più attorno ad un Mondo che ha ritenuto che l’Economia guidasse ormai la Politica, così andando a produrre una generazione di Politici poco adeguati mentre i Finanzieri stavano guadagnando quello che volevano superando ogni altro livello non solo precedente ma anche di decenza.

Si valuta sociologicamente che un’impresa sia eticamente sostenibile se il Capo guadagna fino a 70 volte in più del suo dipendente meno retribuito. Oggi abbiamo innumerevoli realtà in cui questo rapporto è anche di diecimila a uno.

Recessione globale: USA e Cina.

La cosiddetta Guerra commerciale-valutaria Usa contro una Cina che compete in modo industrialmente, commercialmente e valutariamente sleale (e tutti lo sanno da decenni ma hanno ritenuto utile fare sempre più affari con la medesima) è in realtà una Guerra globale vera e propria Ovest contro Est (esattamente come in passato, ad esempio nel 1200) per la predominanza sul Pianeta e solo perché esistono gli ordigni nucleari non è (ancora, ma accadimenti come le rivolte popolari ad Hong Kong non lasciano presagire nulla di buono) sfociata nel suo aspetto bellico.

La Germania perde colpi.

Il suo Pil si fa negativo e va verso la recessione: nulla di imprevedibile, essendo un Paese il cui Pil è costituito per la maggioranza di quell’export per cui è stata la propugnatrice numero uno dell’Euroarea in modo da avere un mercato di mezzo miliardo di persone a cui vendere di tutto, da cui, peraltro, la Gran Bretagna (che aveva in ogni caso mantenuto la propria valuto) si sta allontanando definitivamente con una Brexit che potrebbe essere “hard”, mentre l’ennesima crisi economica profonda in un giorno ha dimezzato la capitalizzazione della Borsa di Buenos Aires.

I “whatever il takes” del “tasso zero o sottozero” (ormai ci sono banche, ad esempio in Danimarca che, pur di far girare il denaro, hanno chiesto ai Regolatori il permesso di stipulare mutui ipotecari a tassi negativo) delle Banche centrali (Bce in testa) non hanno per nulla ancora risolto con i loro Quantitative Easing i problemi di moltissime banche primarie gestite da Organi o poco competenti o peggio (Deutsche Bank ne è un pivot ma anche a livello nostrano con Banca Mps ci siamo ben distinti) piene di sofferenze e di prodotti finanziari derivati di complessa valutazione, ottenendo invece nel contempo un impoverimento dei risparmiatori in titoli obbligazionari che, così, hanno ridotto i consumi e avviato un ciclo vizioso da cui si uscirà forse in un quarto di Secolo (dieci anni sono già passati dal 2008).

La situazione in Italia.

In Italia, apparentemente la situazione è ancora peggiore (oltretutto con la preoccupazione in più della Crisi di Governo), col Debito Pubblico ormai incontrollabile nonostante i tassi zero a remunerazione dei suoi sottoscrittori (a Luglio 3.386 mila miliardi).

Per contro abbiamo un fortissimo Risparmio privato (fra i primi tre al Mondo, sicché saremo fra gli ultimi a fare Default) che verrà in prospettiva giocoforza aggredito da una ulteriore (in realtà c’è già ed è pure salata, con IMU-ICI e Bollo titoli rispettivamente sull’immobiliare e mobiliare) Tassazione patrimoniale che affosserà definitivamente il già quasi distrutto comparto edilizio (che “cuba” il 20% del Pil, e che diminuirà ulteriormente la propensione ai consumi, mettendo in crisi le imprese che, purtroppo, dovranno licenziare, andandosi così ad incrementare ulteriormente la già altissima disoccupazione che, a sua volta, innescherà ulteriori fenomeni economici depressivi).

Leggi anche: Paura di recessione: i fondamentali economici

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Paolo Turati

Laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1982 dopo aver conseguito il Diploma al Liceo Scientifico salesiano Valsalice di Torino, l’imprenditore ed Economista Paolo Turati, Docente a contratto e Referente del Corso di Economia degli Investimenti “Investire” presso la Scuola di Studi Superiori dell’Università Torino per gli A.A. 2016-17 e 2017-18, è dal 2019 parimenti Docente nonché Presidente del Comitato scientifico presso la Saa-School of Management dell’Università di Torino dell’Executive Master di Wealth Management. Classe 1958, sposato con due figli, già Procuratore generale di Agente di Cambio sulla Piazza di Torino, è stato per anni titolare e Amministratore apicale di Società di capitali finanziarie e operanti nella Commissione in titoli e valori. E’ autore di numerose opere saggistiche e narrative edite, diffusamente accreditate in Italia ed all’estero presso numerose Istituzioni ( fra cui il Rijsksmuseum di Amsterdam, la Biblioteca Max Planck di Monaco di Baviera, la New York Public Library, L'Università di Heidelberg, l'Accademia di Brera a Milano, Palazzo Grassi a Venezia), nonché editorialista su testate nazionali, giornalista pubblicista, conferenziere e già per anni titolare di spazi televisivi regionali in rubriche settimanali economico-finanziarie specificamente incentrate sulla tutela del Risparmio. Esperto di Art Market internazionale e Coordinatore del Dipartimento Arte, Diritto e Mercato di “Fidartis-Multi family office”, è altresì da 15 anni Membro del Consiglio Direttivo e responsabile del Settore “Economia, Finanza, Banche e Assicurazioni” di Acp-Federata nazionale Movimento Consumatori, nonché Consigliere di Amministrazione della Fondazione per l’Architettura. Appassionato pianista, nutre grande interesse per il fenomeno del Collezionismo e per la ricerca storiografica e vanta trascorsi agonistici con ranking a livello di punteggio nazionale nello Sci alpino nonché una lunga pratica agonistica nel Ciclismo su strada e nel Motociclismo fuoristrada.

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