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Natività in arte: i mille volti della nascita di Gesù Bambino

Natività in arte: l’arte ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Natività di Dio che diventa bambino.

Natività in arte: l’arte ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Natività di Dio che diventa bambino.

“Mentre si trovavano là, giunse per lei il tempo di partorire e diede alla luce il suo figlio primogenito. Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto all’albergo”. Nel mondo attuale, sempre più pagano e seguace del consumismo sfrenato, ecco che quel messaggio diviene attuale ed acquista importanza. Cristo è Dio, per molti essere umani.

Ma ciò che differenzia Dio dalle altre divinità è il fatto di essere stato ed essere ancora anche un UOMO. E cos’è la natività se non il racconto del momento originale della vita di un uomo. La figura di Cristo trascende i riti religiosi e trasmigra nelle consuetudini umane e quotidiane, non solo dei cristiani. Tutti i bambini del mondo sono quel Bambino che nasce, e questo vale anche per chi non crede. Perché la Natività rappresenta prima di tutto l’amore di una madre per il figlio, è una festa dell’uomo ancor prima di una festa cristiana.

Migliaia di opere sono state ispirate dalla Natività, che in arte ha origini molto antiche. 

Queste sono alcune delle innumerevoli opere dedicate al tema della Natività. Agli albori del Cristianesimo si cominciano ad elaborare le prime immagini destinate a raffigurare la nascita di Gesù, che hanno come riferimento i cosiddetti Vangeli dell’Infanzia.

Una delle prime raffigurazioni della Natività è stata scoperta nel III secolo nelle catacombe di Priscilla a Roma dove, secondo alcuni studiosi, si riconosce Balaàm nell’uomo con lo sguardo rivolto verso l’osservatore, che indica una Stella, quasi a voler sottolineare l’origine divina del Bambino che la Donna in primo piano, ovvero Maria, tiene in braccio.

La profezia della stella successivamente viene associata proprio alla venuta di Gesù. La stella, pertanto, potrebbe essere intesa sia come simbolica Luce portata dalla Nascita di Gesù, o addirittura potrebbe indicare Gesù stesso. Solo nel V secolo però, si perverrà a rappresentazioni artistiche più articolate della natività. Ne sono un esempio i mosaici della cappella Palatina a Palermo, del Battistero di Venezia e di Santa Maria in Trastevere a Roma. Si deve a Giotto la rappresentazione della natività che si trova nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.

Dalla semplicità dell’ordine Francescano è scaturita una iconografia della Natività molto essenziale. Il Bambino è semplicemente posato per terra con solo un po’ di paglia come letto, mentre Maria, Giuseppe e i pastori sono disposti intorno a Lui in adorazione. Ma accade che la Natività in arte segua anche schemi molto complessi che spesso possono venire compresi solo da un pubblico particolarmente preparato. E’ il caso per esempio di alcune Natività cui fanno da sfondo ruderi, che si riferiscono alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del 1228.

Esisteva una convinzione dei  pagani che il Tempio della Pace a Roma sarebbe crollato nel caso in cui una Vergine avesse partorito mentre, spesso, i ruderi altro significato non hanno se non quello di essere il simbolo della nascita del Cristianesimo dalle rovine del paganesimo. Altro tema ricorrente nelle Natività è quello che rappresenta l’adorazione dei Magi che, da un certo tempo in poi, cominciano a presentare caratteristiche precise e ad impersonare con i loro diversi colori i tre continenti allora conosciuti: Asia Africa ed Europa. Il significato dei loro doni, oro incenso e mirra si riferisce alla natura triplice del Cristo.

Il Cristo che è Re va onorato con l’oro, al Cristo che è Dio  si deve l’incenso e al Cristo – Uomo si deve offrire la mirra. Anche quello della Fuga in Egitto è un aspetto della Natività che ha molto colpito la fantasia ed è stata fonte di ispirazione per gli artisti di tutte le epoche. Sovente Madonna e Gesù bambino vengono raffigurati sotto una palma, che è un albero simbolico, sacro per eccellenza, i cui rami si piegano verso il terreno per offrire i suoi dolci frutti al Bambino Divino.

Nello stesso tempo la palma è anche la prefigurazione del martirio che Gesù dovrà patire con la crocifissione. Nella magnifica rappresentazione olio su tavola della Adorazione dei pastori del Correggio del 1525-30 dal titolo “La Notte”, esposta a Dresda, il Bambino Gesù emana Luce.

Adorazione dei pastori del Correggio: La Notte – Wikipedia.

La luce, qui rappresentata, è quella divina, quella della verità. Verità che si contrappone alla mancanza di verità, luce che si oppone al buio dell’assenza di vita.

Rubens durante il suo lungo soggiorno in Italia, avvenuto dal 1600 al 1608, subisce profondamente l’influenza dell’arte di Michelangelo, Raffaello e Caravaggio. Questa opera viene realizzata in Italia ed è destinata alla chiesa San Filippo Neri di Fermo.

Tiziano ha affrontato ogni tipo di genere pittorico: dall’arte sacra al nudo, dai quadri a soggetto mitologico ai ritratti reali. In questo dipinto l’artista veneto racconta la natalità ponendo però l’accento sulla visita dei pastori, tra i primi a rendere omaggio al Bambino Divino.

Tale scelta è evidenziata anche da un dettaglio che si trova a destra sullo sfondo, ovvero un angelo che dà l’annuncio della nascita ad altri pastori con il loro gregge.

Marc Chagall, pur appartenendo ad una famiglia ebraica ortodossa, ha spesso affrontato nei suoi quadri il legame ideale tra ebrei e cristiani, mescolando iconografie e sovrapponendo soggetti rubati a mondi diversi. Chagall, vero precursore di un dialogo interreligioso credeva in un Dio universale, un Dio di tutti, in grado di alleviare le sofferenze, indipendentemente da ogni credo o liturgia. Nel delicatissimo acquerello del 1938, Chagall affronta il tema della Natività rappresentandola come fosse un parto campestre.

Andy Warhol, l’artista della Coca Cola, della Campbell’s Soup, delle Brillo boxes e di Marilyn Monroe amava profondamente il Natale. Credeva nel Natale americano come una sorta di mito collettivo, una fantasia antropologica alla quale ciascuno cerca di partecipare in modo estremamente accanito.

Il disegno raffigurante un’Adorazione dei Magi e un altro che presenta una mano sul cui palmo è appoggiata una capanna con presepe di Natale. Una immagine che unisce l’originalità di Warhol all’arte del passato. All’interno della capanna si nota la Madonna seduta con sulle ginocchia Gesù Bambino; tutta l’immagine è color oro, compreso l’angioletto che vola sopra la capanna e la stella cometa che illumina la scena. Le dita della mano su cui poggia la natività sono leggermente incurvate in segno di protezione nei confronti della Vergine e il Bambino.

Sicuramente tutti gli artisti, di ogni epoca, hanno dovuto cimentarsi nel difficile compito di descrivere l’aspetto divino di chi giunge a farsi Uomo per la salvezza dell’umanità e quello umano dell’Essere Divino sulla terra.

La nascita di Gesù, lo sguardo pieno di meraviglia dei pastori, quello di Maria verso suo figlio sono l’espressione del momento più significativo ed autentico del Natale per i credenti. Quello sguardo che si posa lontano dai regali, dallo sfrenato consumismo, da feste, pranzi e cenoni. Quel Natale il cui significato è unicamente quello di nascere e di rinascere e di farsi sempre portatori di luce.

Leggi anche: Marc Chagall: il pittore della meraviglia

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