Spettacolo

Quando La Divina Commedia di Dante divenne un musical

L’imponenza della Divina Commedia.

Oggi è il Dantedì, ovvero la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. È il 25 Marzo poiché secondo la tradizione corrisponde al giorno del 1300 in cui Dante cominciò il suo viaggio nella Selva Oscura.

Per celebrare questo evento, vogliamo ricordare quando, nel 2007, “La Divina Commedia” è stata trasformata in un’imponente opera musicale di Marco Frisina su libretto di Gianmario Pagano. Conosciamo tutti l’opera di Dante, ma vederla trasformata in un musical, peraltro in un paese come il nostro che ha spesso sottovalutato questo genere, è quantomeno peculiare.

La “La Divina Commedia” è un poema dall’importanza e fama incommensurabili, pertanto è superfluo addentrarci in caratteristiche note a tutti. La fama è un’arma a doppio taglio, infatti ha spesso precluso a molti la possibilità di comprendere fino in fondo il senso di un’opera tanto fondamentale.

Banalizzare la poetica di Dante pensando che fosse realmente innamorato di Beatrice e che fosse lei lo scopo del suo viaggio è un errore in cui si rincorre spesso. In realtà, sempre di più, il lavoro dantesco ci appare come qualcosa di immenso e imponente, in cui è quasi impossibile rintracciare un solo motivo per cui ancora oggi va letta.

Alessandro D’Avenia, che ha curato l’introduzione all’edizione a fumetti dell’Inferno uscita nel 2018, ha spiegato che dobbiamo più che leggere Dante, farci leggere da lui. Conosciamo tutti l’inizio dell’Inferno, ad esempio, e quel primo momento nella selva oscura può anche mostrare come ci sentiamo noi nell’oscurità.

I performer italiani interpretano Dante.

“La Divina Commedia Musical, L’uomo che cerca l’amore” è un musical in cui si è cercato con grande difficoltà di rendere giustizia a Dante, e in effetti ci si è riusciti. Impossibile pensare di replicare in due ore tutto ciò che è avvenuto in un poema così vasto.

Tuttavia fin dall’inizio, tanto con le musiche quanto con i testi, la ricostruzione di una certa atmosfera presente nel poema dantesco è stata effettivamente fatta. A interpretare Dante in questa come nelle altre canzoni è stato Vittorio Matteucci, noto al grande pubblico per altri ruoli nelle opere musicali, pensiamo al suo “Frollo” in “Notre Dame De Paris“, ma anche altri artisti si sono succeduti. Spicca Vittorio Bari, purtroppo scomparso, che aveva interpretato già nel primo cast il Conte Ugolino e Tommaso D’Acquino. Nel 2018, Dante è interpretato da Antonello Angiolillo che torna nel ruolo anche nel tour di quest’anno, appena ripreso nonostante la pandemia.

Uomini che con le loro movenze ma anche con la loro voce hanno dovuto inquadrare e lavorare su un personaggio che non è Dante autore, ma Dante della Commedia, una figura particolare ma anche austera, misteriosa. Un lavoro sicuramente difficile.

“Notte”: Dante nella selva oscura nel musical.

Pensiamo alla seconda aria, dopo l’overture, l’aria di Dante, chiamata “Notte”. In questo momento Dante sta entrando nella selva oscura ed è in questo momento che il lettore, ma anche lo spettatore, deve conoscerlo. Nel musical è prima un narratore a introdurre tutto recitando i primi versi della “Divina Commedia”. Nel 2018 a farlo è addirittura Giancarlo Giannini. Poi, il performer inizia a cantare:

Notte che dilaghi dentro me – Notte che oscuri la mia vita – Notte che avvolgi la mia mente – In un cammino senza strade.

Cerco una speranza che m’illumini, cerco una strada oltre il buio canta Dante nel musical. L’idea è quindi quella di un personaggio estremamente umano, che cerca se stesso, ma soprattutto l’amore, come ci suggerisce il sottotitolo.

Questo amore non va intenso chiaramente nel senso banalizzante dell’amore uomo-donna, poiché come sappiamo rappresenta ben altro. Come ci ricorda la nota conclusione del poema, quell’amore che muove tutto.

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