Management

Inquinamento telematico e valore del tempo

Tempo e produttività: la sfida incrociata delle organizzazioni innovative.

Il comandamento intrecciato alla base di qualsiasi organizzazione che punti a consolidare fatturato, crescere in marginalità e potenziare la brand reputation, non che il time management e i dati di crescita aziendali siano chimere dell’ultima ora, sia chiaro ma, certamente, come mai in passato oggi sono una bussola di valutazioni e disegni strategici molto importante.

Il tempo è l’unità di misura dell’efficienza di un collaboratore, di un professionista oltre che la chiave per sintonizzare il suo triangolo del benessere ad una piena e completa soddisfazione. In un mondo dove Amazon Prime è in grado di consegnare circa 2 milioni di prodotti senza costi aggiuntivi nell’arco di poche ore, risulta inevitabile che in quanto clienti siamo tutti più esigenti.

Ed è un fatto certo che i benefici più ricorrenti stretti a doppio giro al benessere personale e alla performance aziendale sono sempre più connessi alla capacità di risparmiare, capitalizzare e investire al meglio il tempo. Il baricentro di queste considerazioni è rappresentato, fra le altre cose, da un fenomeno dilagante nelle organizzazioni: l’inquinamento telematico.

L’abuso o l’utilizzo improprio delle mail è un tema incandescente. E non solo perché esiste una sentenza molto recente della Corte di Strasburgo che stabilisce che qualunque datore di lavoro è legittimato a controllare l’uso che i dipendenti fanno della mail aziendale e sono anche autorizzati a licenziarli in caso di utilizzo a fini personali.

L’aspetto a mio avviso più interessante sul tema, infatti, è che un ricorso non rigoroso, superficiale e deregolamentato delle email comporta un decremento incontestabile delle produttività dei singoli, dei team e dei dipartimenti. E’ stato calcolato che ogni giorno vengono spedite al mondo una media di 205,6 billions di email. Ciò significa 88 mail per ogni uomo, donna e bimbo della terra.

Ma quali sono le cause che conducono ad un abuso di queste dimensioni?

Ecco le più ricorrenti:

  • Mancanza di fiducia personale e organizzativa;
  • Insicurezza;
  • (Cattiva) abitudine nell’ utilizzo dello strumento;
  • Mancanza di conoscenza delle sue potenzialità;
  • Uso superficiale della leva;
  • Pigrizia (scrivo una mail per non alzare la cornetta);
  • Timidezza;
  • Difesa nel caso di attacco personale (scripta manent).

 Di fronte a questa disamina, è chiaro che il fenomeno dell’inquinamento telematico affonda le sue radici in considerazioni di natura socio/culturale prima ancora che in valutazioni di email marketing o design.  L’uso massiccio e spavaldo ( talvolta anche maleducato) della CC indica spesso la necessità di includere nel nostro fraseggio chiunque rientri nel raggio d’azione delle nostre azioni spesso non per chiari obiettivi professionali ma piuttosto per “pararsi”, per difendersi. Un indicatore critico che rivela possibili sentimenti di sospetto o mancanza di fiducia.

Non poche organizzazioni, ormai, hanno cercato di ovviare a questo empasse limitando gli invii quotidiani consentiti. Un buon costume che ha principalmente un triplice obiettivo:

  • Recuperare o sancire l’importanza strategica dello strumento;
  • Gettare le basi per edificare un sentimento di fiducia intelligente (trust da riconoscere, certo, ma anche da meritare);
  • Incrementare la produttività dedicandosi alle attività “core” del nostro business e non alla scrittura/stesura di mail o di documenti “civetta” o auto- difensivisti.

Riflessioni che accompagnano ad una conclusione piuttosto inespugnabile. Nelle organizzazioni moderne la triade del potere organizzativo e del successo sul mercato è rappresentata da tre elementi fortemente connessi fra loro:  il tempo (e la sua gestione oculata e strategica), la comunicazione e la fiducia.

E in questo triangolo il tempo non solo è un motore propulsore di opportunità e vantaggio competitivo ma anche il collante che nel lungo termine permette ad una buona capacità relazionale di costruire il miglior rapporto di fiducia all’ interno e all’ esterno di una comunità organizzata.

Neruda chiosava in una sua illustre opera in questo modo… “Vorrei fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”.

Traslocando questo magnifico tratto di lode nel campo semantico organizzativo, non è difficile concludere che pianificare, comunicare e fidarsi è la primavera di sintesi di ogni vittoria aziendale.

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