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Dalla dualità al monismo: un tuffo nella spiritualità

La dualità e il monismo.

Seppur alla base dell’universo vi sia un noumeno misterioso, denominato da Giordano Bruno come la “forza dell’Amore”, ogni cosa sotto il sole, uomo compreso, è mossa dalla legge della dualità.

Nascendo l’uomo intraprende subito questa polarità, già per il solo fatto di iniziare a vivere una vita notturna ed una diurna. Le norme del bene e del male si alternano nei governanti dei paesi, e quello che è bene per un popolo è sommo male per un altro. Questa alterna dualità non è armoniosa, ma piena di attriti.

In un ipotetico flusso ottimale della dualità, il passaggio da uno stato all’altro non dovrebbe creare problemi di sorta, fluendo in un movimento armonioso tra le contrapposizioni. Ma questo non avviene nel nostro mondo!

Coloro che iniziano a sentire detta situazione come qualcosa di imprigionante, intraprendono un percorso di ricerca nei campi scientifici, artistici o religiosi. La base di partenza è la dualità tipica della coscienza che l’uomo riceve al momento della nascita. Un miglioramento della situazione psichica avviene con la ricerca, un allargamento di coscienza ed una espansione animica. Ma la situazione di base rimane immutata.

Coltivare delle virtù naturali in base all’io ordinario, ad esempio, non fa che rafforzare lo stesso io, e quindi anche la parte nascosta e repressa dei vizi. Alla lunga, questa cultura della personalità porta ad una saturazione, ad un limite.

Giunti a questo punto, o si rimane fermi qui, credendosi degli illuminati, o il cuore incomincia ad aprirsi a spirali diverse, alla voce di eternità che parte da quel noumeno – base di ogni cosa – citato all’inizio dell’articolo. Questa forza misteriosa non è duale e come tale non può essere compresa dalla mente ordinaria o dal cuore infarcito di sentimentalismo mistico e cupidigie terrestri.

Nondimeno rappresenta quel “motore immobile” di cui parla Aristotele che muove ogni cosa. E’ come il mozzo di una ruota in movimento, fermo su se stesso, che permette alla stessa ruota di girare, a volte anche velocemente. Ogni ricerca dovrebbe avere come scopo questo esodo dal movimento della dualità verso la calma del monismo.

“Dalla dualità al monismo, è l’iter di chi prende coscienza di come la medesima dualità sia un fattore di continuo affanno, di perenne lotta, di fatica interminabile. Per tal ragione si consiglia nel vangelo di “esser nel mondo ma non più del mondo”, affermazione velata dello stato di chi ha raggiunto il fulcro della realtà.

In ambito spirituale soprattutto, all’inizio delle proprie ricerche, si fanno scelte ben precise del cammino da percorrere, decidendo quello che è giusto e quello che è sbagliato, scegliendo una via – o più vie – scartandole altrettanto. E’ un processo inevitabile che porterà a quella saturazione di cui sopra.

Al bivio tra il tempo e l’eternità, se la coscienza sarà matura abbastanza per fare il salto di qualità, si sceglierà di abbandonare al passato ogni dualità relativa, per imbarcarsi nell’arca del monismo assoluto, che tutto regola e armonizza, donando calma e quiete all’anima spossata dalla ricerca e dalla eterna lotta tra il bene e il male naturali.

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