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Sport e business: quanto vale il calcio in Italia?

Quanto vale il calcio in Italia?

Ogni settimana milioni di tifosi sgomitano per trovare un posto allo stadio o essere sicuri di arrivare in tempo a casa per assistere alla partita della propria squadra del cuore. Il calcio interessa soprattutto gli uomini, a prescindere dalla fascia d’età, e non sarebbe esagerato dipingerlo come un fenomeno globale. Quanto vale, quindi, il business di questo sport nel nostro Paese?

A quanto pare, intorno al pallone esiste in Italia un comparto economico legato a ben 12 settori merceologici, il cui impatto sul PIL è valutato sui 10 miliardi di euro.

Sono oltre 110.000 i posti di lavoro garantiti dal sistema, stando a quanto emerge dai report ufficiali della FIGC.

A livello fiscale, il calcio professionistico produce un indotto da 1 miliardo e mezzo di euro all’anno, un dato in netta crescita rispetto al passato. In buona sostanza, più dei 2/3 del contributo fiscale relativo agli sport nazionali deriva dal calcio, che negli ultimi 15 anni ha raccolto almeno 16 miliardi di euro in contributi. Si stima che per ogni euro speso nel calcio, l’economia italiana abbia ottenuto un ritorno 18 volte superiore in termini puramente fiscali.

A incuriosire è soprattutto l’evoluzione del lavoro dipendente: escludendo gli ingaggi dei giocatori professionisti, alcuni redditi superano ormai i 200.000 euro all’anno.

Va da sé che anche la previdenza INPS ha conosciuto un incremento notevole grazie al calcio, che in Italia è molto più seguito rispetto ad altri Paesi europei. Basti pensare che il secondo sport nazionale, ossia il tennis, appassiona “appena” 14 milioni di cittadini. Il settore calcistico non manca certo di conoscere qualche flessione nei numeri di tanto in tanto, ma il suo ruolo centrale per lo sport italiano rimane sempre e costantemente indiscusso.

La dimensione mediatica non viene mai intaccata e il recente boom del calcio femminile in Italia non fa che alimentarla. Insomma, difficilmente il pallone smetterà di rotolare dalle nostre parti.

Per quanto riguarda il calcio in gonnella, oggi la Serie A femminile raggiunge anche i 112.000 telespettatori per partita e molti incontri vengono trasmessi ormai anche in chiaro.

Il trend è in continua crescita, le ragazze sono approdate ufficialmente nel professionismo e i ricavi di diritti commerciali e televisivi aumentano in continuazione. Più statica la situazione del calcio maschile, che approfitta di un formato già consolidato da tempo e che non si fa scrupoli ad adottare nuove fasce orarie pur di massimizzare gli ascolti.

Alcuni big match trasmessi in chiaro possono arrivare anche ai 10 milioni di telespettatori, escludendo la Nazionale. Streaming, pay-tv, videogiochi.

Sono innumerevoli le attività correlate anche solo indirettamente al pallone. Anche i numeri delle scommesse sportive online danno l’idea del grande interesse che viene suscitato puntualmente dalle singole partite, ognuna delle quali presenta decine di quote che possono essere inserite in una schedina. Il calcio viene vissuto quindi anche in maniera attiva, e non semplicemente passiva limitandocisi a seguire gli incontri.

La lamentela più ricorrente è che quella tende paradossalmente a demonizzare il pallone perché oscurerebbe gli altri sport, ma il fatturato del solo calcio italiano corrisponde al 12% del PIL del calcio mondiale. Nel bene o nel male, il Belpaese non può più fare a meno di questo sport.

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