È stata la mano di Dio: il nuovo film di Paolo Sorrentino tra dolore e adolescenza

È stata la mano di Dio: l’ultimo film del cineasta napoletano parla di dolore e adolescenza. “È stata la mano di Dio” è l’ultimo film scritto e diretto da Paolo Sorrentino. Dopo essere uscito il 24 novembre 2021 nei cinema, è arrivato su Netflix il 15 dicembre. La pellicola è stata presentata al 78º Festival […]

Maggio 2022
3 Mins Read
52 Views
È stata la mano di Dio: l'ultimo film del cineasta napoletano parla di dolore e adolescenza.

È stata la mano di Dio: l’ultimo film del cineasta napoletano parla di dolore e adolescenza.

“È stata la mano di Dio” è l’ultimo film scritto e diretto da Paolo Sorrentino. Dopo essere uscito il 24 novembre 2021 nei cinema, è arrivato su Netflix il 15 dicembre. La pellicola è stata presentata al 78º Festival di Venezia. Ha vinto il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria. Ha ricevuto anche il Premio Marcello Mastroianni per l’interpretazione di Filippo Scotti.

L’opera è stata anche selezionata per rappresentare il nostro Paese agli Oscar 2022 nella categoria miglior film internazionale. Infine, ha ricevuto anche cinque David di Donatello come miglior film, miglior regista, miglior attrice non protagonista Teresa Saponangelo e miglior autore della fotografia Daria D’Antonio e David Giovani.

La storia “È stata la mano di Dio” è autobiografica. Paolo Sorrentino, infatti, pone in Fabio Schisa (Scotti) il dolore che ha provato quando aveva sedici anni. Insieme a lui un fratello che non vuole crescere e una sorella che si nasconde in bagno. La fase adulta inizia ad arrivare e per realizzare il proprio sogno di fare cinema, decide di lasciare Napoli per trasferirsi a Roma. Filippo, proprio come Sorrentino, vuole raccontare il proprio dolore forte e profondo attraverso la settima arte. 

La pellicola parla di un ragazzo che a causa della sofferenza diventa subito adulto.

“È stata la mano di Dio” narra due periodi esistenziali di Filippo: quella in cui era spensierato a Napoli con la propria famiglia e il proprio amore per il calcio, e quella in cui cade nella sofferenza, impregnata di ricordi e solitudine.

Come la scrittura, anche la fotografia gioca con i colori forti e quelli più tenui per rappresentare al meglio la vita del giovane protagonista che cambia all’improvviso. “È stata la mano di Dio” è un lungometraggio che omaggia Napoli, i suoi abitanti, il calcio e, soprattutto, Maradona.

La storia è quella di un ragazzo che, dopo un tragico evento improvviso, diventa grande e decide di esprimere ogni suo sentimento e ogni sua sensazione attraverso il linguaggio del cinema. Dopo vent’anni dal suo primo film “L’uomo in più”, Paolo Sorrentino ha il coraggio di raccontare la propria vita da adolescente e il proprio dolore. Narra cosa significa per un adolescente affrontare una tragedia, diventare all’improvviso adulto e lasciare alle proprie spalle l’adolescenza senza pensieri. Come Paolo, anche Filippo, infatti, deve fare i conti con la malinconia, con l’affetto molto forte per la zia Patrizia (una sensuale e bravissima Luisa Ranieri).

Per Sorrentino il cinema diventa la propria valvola di sfogo.

Non solo, anche con il primo approccio al sesso, avvenuto con la baronessa Focale che abita al piano superiore del palazzo in cui abita.“È stata la mano di Dio” è una vera e propria dichiarazione d’amore alla famiglia, uno degli elementi più importanti della vita e della carriera di Paolo Sorrentino. Il cineasta, inoltre, proprio in questo momento, si trova al massimo del proprio lavoro. Con questa pellicola, infatti, vuole comunicare al pubblico che la sua carriera è nata perché voleva scappare da un luogo, quello di nascita, che lo ha reso sia felice che triste.

Il cinema non l’ha cercato, lo ha pensato come unico modo possibile per scappare da Napoli e poter essere un adulto responsabile in un’altra città. Paolo Sorrentino, quindi, in “È stata la mano di Dio”, sceglie di farsi conoscere dagli spettatori come un adolescente magro e curioso del mondo. Figlio di una casalinga e di un banchiere, sempre con il sorriso sulle labbra, nonostante problemi e crisi decide di seguire l’esempio di Capuano facendo diventare il cinema la sua unica terapia al dolore. Terapia che diventa ben presto lavoro. Il regista ha dimostrato di poter essere un nuovo Fellini

Leggi anche: Noi i ragazzi dello zoo di Berlino: by Netflix

Exit mobile version