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I Came By: recensione su un thriller dagli aspetti horror

I Came By: la storia del film nasconde messaggi molto importanti, contemporanei e protagonisti della nostra società.

I Came By: la storia del film nasconde messaggi molto importanti, contemporanei e protagonisti della nostra società.

“I Came By” è un film diretto da Babak Anvari. Uscito su Netflix il 31 agosto. Ancora adesso, fa parte della classifica Top 10 delle pellicole più viste. “I Came By” racconta la storia di Toby e Jay, due ragazzi che fanno graffiti di nascosto nelle case dei ricchi. Toby e Jay usano passione per combattere il sistema per loro troppo elitario fino a quando non si scontrano con Hector Blake, un giudice in pensione, persona solidare con gli immigrati che nasconde, però, un segreto inquietante.

Anvari è un regista iraniano, britannico d’adozione. Con questa pellicola si è avvicinato al genere horror psicologico.

Ha fatto un buon lavoro, almeno dal punto di vista visivo, perché da quello della scrittura presenta diverse debolezze. Il copione scritto da lui e da Namsi Khan poteva essere curato un po’ meglio. La prima parte di “I Came By” presenta diverse tematiche molto importanti e attuali come i diritti LGBTQ+, l’emarginazione e la battaglia di classe sociale. Purtroppo, però, rimangono abbozzate, per nulla approfondite. Eppure le basi c’erano tutte, soprattutto grazie al personaggio di Blake che, nel bene e nel male, le racchiude tutte.

Dalla scrittura emerge la ha paura d’indagare nell’animo dei personaggi.

Per quanto riguarda la scrittura dei personaggi, il loro arco narrativo ha diverse lacune. Non solo, rimangono un po’ superficiali e accennate. Per esempio Toby, in un certo modo, lo si potrebbe accettare, ma è stato scritto nella maniera in cui non si riesce a empatizzare con lui. C’è molto squilibrio, perché viene data importanza solo a Blake, il così detto “villain” dell’opera. Sembra che solo con quest’ultimo ci sia stato un lavoro di scrittura più curato. Rimane, però, una debolezza.

Sembra, poi, che Khan e Anvari abbiano avuto paura nell’entrare dentro l’anima dei personaggi, consapevoli, forse, della loro potenza.

Anche il montaggio non comunica chiarezza nella storia. Certi tagli hanno rovinato molto la buona riuscita di parecchie scene, soprattutto quelle più importanti. La seconda parte del film, per esempio, dovrebbe indagare molto più su cosa faceva Blake di nascosto e si poteva accorciare un po’.

Insomma, “I Came By” appare come un classico thriller un po’ approssimativo. Anche se, bisogna ammetterlo, tiene inchiodati alle poltrone, nella curiosità di sapere cosa succede scena dopo scena. Si tratta di una discreta pellicola d’intrattenimento, con delle mancanze qua e là.

Il film è pieno di dinamiche già viste e gli attori danno il meglio di loro.

L’opera ha come base molti aspetti dell’horror thriller. Una storia insana che, dietro le dinamiche più violente e oscure, narra ciò che non va nella società. Il Male, per esempio, si annida in essere umani e luoghi impensabili. Presenti, quindi, il vessatore e l’oppresso; il povero e il ricco; la differenza tra il male e il bene, le varie classi sociali. Questi, però, sono trattati con superficialità e poco coraggio. 

“I Came By” può essere definito un po’ scialbo. Molte dinamiche sono già state viste e riviste. C’è la classica storia del gatto che rincorre il topo. Ma non presenta colpi di scena sorprendenti e nessuna traccia di ansia.

La parte che riguarda la recitazione è difficile da analizzare. George MacKay, Kelly Macdonald e Percelle Ascott sono bravi ma i loro personaggi sono privi di pathos. Hugh Bonneville è l’attore che spicca di più e non solo per il proprio talento. Il suo personaggio ha degli aspetti caratteriali meglio curati. A voi il dibattito!

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Renata Candioto

rcandioto

Sono diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma. Amo il cinema e il teatro. Mi piace definirmi scrittrice, forse perché adoro la letteratura e scrivo da quando sono ragazzina. Sono curiosa del mondo che mi circonda e mi lascio guidare dalle mie emozioni. La mia filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

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