The Company Men e la crisi economica

The Company Men: tre uomini vivono la crisi economica degli Stati Uniti del post 2008. Stiamo vivendo in un periodo in cui il coronavirus sta mettendo in ginocchio ogni aspetto sociale ed economico. Riguardo a questo, il film The Company Men è l’opera prima di John Wells del 2010. Film perfetto, perché esamina le conseguenze […]

Marzo 2021
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Tre uomini subiscono la crisi economica degli Stati Uniti del post 2008.

The Company Men: tre uomini vivono la crisi economica degli Stati Uniti del post 2008.

Stiamo vivendo in un periodo in cui il coronavirus sta mettendo in ginocchio ogni aspetto sociale ed economico. Riguardo a questo, il film The Company Men è l’opera prima di John Wells del 2010. Film perfetto, perché esamina le conseguenze di una crisi economica contemporanea.

Bobby Walker (Ben Affleck) è uno dei dirigenti assegnato alle vendite della multinazionale GTX. Ha una bella famiglia e una vita privilegiata. Un giorno, all’improvviso, tutto questo comincia a modificarsi.

L’azienda, infatti, licenzia molti impiegati perché deve chiudere diverse attività. Lo stesso accade a Phil Woodward (Chris Cooper), uno dei dirigenti che ha assistito alla nascita della multinazionale. Gene McClary (Tommy Lee Jones), uno dei fondatori, subisce una retrocessione che lo porta a rianalizzare tutto.

In The Company Men, John Wells non parla solamente degli impiegati che si ritrovano senza lavoro ma anche della scesa dai vertici che creano graduali cambiamenti nell’esistenza di chi è obbligato a fronteggiarla.

Tutti i personaggi, infatti, subiscono mortificazioni di ogni genere. Ognuno di loro subisce dei cambiamenti e sono consci del bisogno di un lavoro più sicuro, svincolato dall’instabilità caustica delle Borse. The Company Men, quindi, si può definire un gesto di critica nei confronti di un sistema dove vale la legge del più forte, un sistema che, fino a qualche tempo fa, esitava a insegnare cos’è la vita americana.

Il licenziamento.

Agiva con la presunzione di chi è sicuro che la propria visione del mondo sia la sola generalmente efficace.

Con The Company Men, John Wells evidenzia le difficoltà di una cultura e di una società squilibrate verso l’egocentrismo dei ricchi. Il regista e sceneggiatore Wells, inoltre, infierisce su un’economia di mercato che, quando lo sviluppo economico è positivo, si mostra abile nel creare agio ma può diventare negativo quando parte un sospettoso periodo di crisi.

The Company Men è una chiara e rigida immagine dell’America del dopo 2008. È un’opera emotiva, intima, delineata sulle percezioni, progettata tutta sugli impulsi dei personaggi. Questi ultimi, infatti, sono colpiti da una sovvertiva e angosciante percezione di inettitudine: i tre uomini rappresentano l’illusione di una società di mercato filantropica, che mira ai valori vecchi degli Stati Uniti protestanti.

Questi ideali spronano i personaggi sul loro futuro, non collegato solo al guadagno, la moderazione e il lavoro.

Il licenziamento di dirigenti e di operai di una grande multinazionale oltre le difficoltà economiche sono i temi bollenti di The Company Men. La crisi finanziaria rimane sullo sfondo. Così ci si può dedicare di più alle conseguenze che le famiglie subiscono, di chi non ha più un mestiere e un posto nella società.

Il cast di The Company Men è di alto livello.

Chiaramente per le persone di quarant’anni è demoralizzante tenere un percorso di autostima, fare colloqui e mandare CV., soprattutto quando questa gente credeva di essere giunta in cima ed è costretta a iniziare da capo. Bobby, Gene e Phil sono descritti in modo molto realistico e interpretati alla perfezione da Cooper, Lee Jones e Affleck. Anche i dialoghi funzionano, sono realistici, semplici e chiari.

La potenza di The Company Men risiede proprio nelle espressioni di questi personaggi di fronte all’idea di un inatteso mutamento di consuetudini di vita. Ognuno di loro, infatti, risponde in modo differente e tante storie finiscono in tragedia. The Company Men ha avuto il coraggio di parlare di temi fastidiosi soprattutto per coloro che nelle sale cinematografiche preferiscono di gran lunga distrarsi e non pensare alle preoccupazioni quotidiane.

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