True Story: esiste la verità?

True Story: il thriller crime racconta una delle pagine giudiziarie più intriganti dei primi anni 2000 americani. “True Story”, un film del 2015, diretto da Rupert Goold, è nel catalogo di Amazon Prime Video. Una pellicola da recuperare, per chi non l’ha vista. Questo perché è basata sulle memorie di Michael Finkel (Jonah Hill), un […]

Novembre 2021
3 Mins Read
407 Views
True Story: il thriller crime racconta una delle pagine giudiziarie più intriganti dei primi anni 2000 americani.

True Story: il thriller crime racconta una delle pagine giudiziarie più intriganti dei primi anni 2000 americani.

“True Story”, un film del 2015, diretto da Rupert Goold, è nel catalogo di Amazon Prime Video. Una pellicola da recuperare, per chi non l’ha vista. Questo perché è basata sulle memorie di Michael Finkel (Jonah Hill), un giornalista del New York Times. Il cronista si occupa di uno dei casi giudiziari più interessanti d’America degli ultimi anni.

Finkel si trova nell’anno più difficile per la sua carriera, il 2001. A suo malgrado, avrà a che fare con Christian Longo (James Franco), uno dei maggiori ricercati dell’FBI, all’inizio del suo processo. L’uomo è accusato di aver ucciso la moglie e i loro tre figli. L’incontro tra il giornalista e l’assassino, all’inizio, può sembrare accidentale; poi, però, si scoprirà che non è così.

Grazie a questo rapporto, inoltre, iniziano a prendere piede i temi più importanti della pellicola: la verità, con la relativa trasformazione e l’importanza del linguaggio. Da tutto questo, poi, usciranno problemi di tipo filosofico e morale. Un giorno Finkel perde il lavoro dopo aver scritto il suo ultimo articolo usando informazioni non vere e incomplete riguardanti la schiavitù africana.

Hill e Franco presentano due personaggi apparentemente diversi, ma profondamente simili.

La reputazione del giornalista è distrutta. Torna nella sua casa nel Montana, dove lo aspetta la sua fidanzata Jill (Felicity Jones) studiosa e bibliotecaria. Il cronista inizia a cercare lavoro in svariati magazine, ma con risultati nulli. All’improvviso, riceve una chiamata da un suo vecchio amico. Il ricercato assassino Longo è stato catturato in Messico e ha detto di chiamarsi Michael Finkel. I due uomini si vedono in carcere e da qui parte il loro complesso rapporto.

Michael e Christian sono diversi ma entrambi sono chiamati a fare i conti con le conseguenze dei loro errori. Si mettono d’accordo: se il giornalista aiuta l’assassino a scrivere, quest’ultimo ricambierà con il racconto della sua vera storia da poter usare per farne un libro. Iniziano, così, i loro incontri in prigione. Sembra che tutto vada per il meglio ma qualcosa inizia a cambiare tra di loro soprattutto a causa dell’ambiguità di Longo. Intanto comincia il processo e, pian piano, tutto sarà svelato.

“True Story”: ottimo copione e bravura degli attori.

Il punto di forza di “True Story” è di certo la sceneggiatura robusta e l’interpretazione straordinaria degli attori. I dialoghi sono equilibrati e perfetti nel mettere in risalto il legame particolare che c’è tra i due protagonisti. Il copione, quindi, ha il delicato compito di far aumentare la suspense fino all’apice finale.

Hill e Franco incarnano perfettamente i due personaggi: differenti ma entrambi complicati. Tra loro c’è un’ottima alchimia e, infatti, rappresentano la parte più bella e appassionante di “True Story”.

Hill è magistrale nell’esprimere la propria voglia di rivincita. Franco è bravissimo nel comunicare il mistero legato alla propria personalità e alla propria storia. Il concetto di linguaggio e di verità, quindi, fanno da base al rapporto tra il giornalista e l’assassino. Tutto, però, risulta relativo e questo porta il pubblico a riflettere su ciò che sta vedendo. Infatti, bisogna scoprire chi vince tra chi è più bravo a raccontare: colui che parla o colui che scrive.

Leggi anche: Alyssa e James in The end of the f***ing world

Exit mobile version