Galleria Sospesa presenta NOT AFRAID OF BLUE

NOT AFRAID OF BLUE di Emanuele Napolitano dal 16 marzo 2024 OPENING | venerdì 15 marzo, ore 18.30 Via Paganica 9B – Roma Con una mostra composta quasi esclusivamente da ritratti e con un uso prepotente di un blu che ricorda capolavori della pittura del Novecento, dal 16 marzo 2024 Galleria Sospesa presenta NOT AFRAID […]

Marzo 2024
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Mostra di Emanuele Napolitano

NOT AFRAID OF BLUE di Emanuele Napolitano

dal 16 marzo 2024

OPENING | venerdì 15 marzo, ore 18.30

Via Paganica 9B – Roma

Con una mostra composta quasi esclusivamente da ritratti e con un uso prepotente di un blu che ricorda capolavori della pittura del Novecento, dal 16 marzo 2024 Galleria Sospesa presenta NOT AFRAID OF BLUE, personale di Emanuele Napolitano (Roma, 1976), totalmente dedicata alla sua produzione pittorica.

Si tratta del quarto progetto espositivo proposto dalla giovane galleria, inaugurata a dicembre 2023 come spazio temporary dedicato all’arte contemporanea: ideata da Costanza e Francesco Corteggiani – fondatori di Co.De. Srl azienda che promuove eventi d’arte – insieme a Marta BanciGalleria Sospesa è un progetto di trasformazione urbana attraverso l’Arte, che popolando spazi che la città si lascia indietro, apre una parentesi di bellezza tra le tante attività commerciali del centro cittadino.

NOT AFRAID OF BLUE presenta un corpus di opere pittoriche realizzate da Napolitano, in acrilico e mixed media, tra il 2021 e il 2024: ritratti maschili e femminili, coppie di amanti, dettagli corporei, scene surreali, tutte caratterizzate da un sapore di incompiuto, che enfatizzano gli aspetti più ambigui della società contemporanea, e di quelle nuove dinamiche sociali e comunicative che i social hanno contribuito a costruire. 

Famoso per le illustrazioni in cui l’uso ironico e malinconico del binomio testo-disegno mette in discussione il significato dell’immagine, in questa mostra l’artista sceglie di esporre immagini “mute” in cui volti, gesti e oggetti interrogano chi guarda, con tutta la potenza del colore e di un tratto forte, chiaro, sintetico. 

In mostra, accanto a opere di grande formato, in cui suggestioni provenienti dalla più alta tradizione grafica novecentesca, da Jean Cocteau ad Henri Matisse, da Paul Gauguin a David Hockney, si mescolano a un sapore di poetica domestica, Napolitano sceglie di esporre una serie di ritratti e scene intime caratterizzate da colori saturi, quasi elettrici, e da uno sfondo blu Klein, e una produzione composta da dettagli corporei, ispirati all’estetica degli ex voto, che riunisce tele di diversi formati, alcune delle quali sagomate per adattarsi al soggetto ritratto.

Napolitano seduce chi guarda con un gioco di equilibrio tra metafore poetiche, grazie alle quali racconta eventi quotidiani e momenti che scandiscono l’esistenza di tutti: nelle sue opere le immagini si chiariscono e cercano un significato, come in una forma di esorcismo personale in cui finzione e realtà si incontrano, cliché si fondono, passato e presente dialogano. 

Con riferimenti formali figli del romanticismo e del simbolismo, Napolitano tocca temi come il rapporto con la cultura popolare, la rilettura del mito, la tradizione del teatro, il rapporto con le icone cinematografiche, creando immagini multi strato di grande poesia, che interrogano la fragilità e l’instabilità del nostro mondo.

Emanuele Napolitano (1976) è nato a Roma dove vive e lavora. Tra le mostre e i progetti più recenti: Druid, Spirito Art Series a cura di Valentina Ciarallo, San Lorenzo Studio e Soho House Roma, Roma (2023), The Parliament Brief Davide D’Elia in collaborazione con Centre for Poetic Innovation – Scozia (2023), Scaramouche, Industrie Fluviali  – Roma (2022), Reading Druid Tempesta Gallery – Milano (2022), Una Moltitudine di Cose, Erno – Roma (2022), Druid, Albumarte  – Rome (2022), BAR proiettato per Rome Art Week 2021 – Roma (2021); Roma Città Aperta, Nomas Foundation – Roma (2021); Stabilimento Ostiense – Roma (2020); Da Casa, AlbumArte  – Roma (2020); Chasing Boundaries (2016-2019); Streetlight, Wedge Projects – Chicago (2019); Larva Project, Jerusalem Artists House, Jerusalem (2019); They left us presentato al Festival de Cannes – Official Selection, Francia (2015).

Avere cura dei ricordi di Annalisa Inzana

Jean Cocteau diceva che “I disegni dei poeti non sono disegni. Sono più che altro una forma di scrittura che si rivela, delle lettere maiuscole che si snodano per poi riannodarsi in un altro modo”. 

Guardando le opere di Emanuele Napolitano non possiamo che trovarci d’accordo con questa interpretazione: non solo perché, anche quando parliamo di dipinti, il disegno resta il cardine fondamentale del suo stile espressivo, ma anche perché sappiamo di trovarci di fronte a un episodio della sua storia, a una pagina del suo diario personale, dedicato alle esperienze e alle persone che incontra. 

Le opere di Napolitano hanno il sapore di qualcosa che già conosciamo, ti attraggono perché le riconosci, ti tranquillizzano anche se non le comprendi fino in fondo. I volti dei suoi quadri sembrano quelli degli amici di Cocteau della Parigi degli Anni Venti, quelli spirituali delle donne di Matisse, hanno le espressioni accennate e assolutamente reali di certi ritratti di Hockney, ti stanno raccontando un segreto per cui hanno bisogno di tutta la tua attenzione. 

Chi conosce il suo lavoro, sa che molta della sua pratica quotidiana è dedicata alla realizzazione di opere su carta in cui la parola è nello stesso tempo chiave di lettura e grimaldello per scardinare l’ovvio con ironia: nei suoi dipinti invece questa chiave è assente, e sta all’osservatore trovare l’interpretazione che meglio si adatti all’immagine. 

Di certo negli occhi di Napolitano c’è tanta storia dell’arte, c’è la fascinazione del grande cinema, c’è un occhio attento ai codici della fotografia, c’è l’inevitabile influenza dei social media, tutte componenti che lo rendono un figlio del suo tempo, capace di raccontarlo in modo autentico, immediato, dolcemente graffiante; tuttavia, sceglie di mutuare, malinconicamente, la sua estetica da un Novecento che non c’è più, quello avvolto dal mito della bohème, quando la poesia era una cosa seria, le leggende potevano diventare storia e il Surrealismo prevedeva il futuro. 

L’uomo rappresenta sé stesso dall’alba dei tempi: il suo volto, il suo corpo, il suo status sociale, il suo agire nel mondo. Al di là delle letture più o meno erudite sul ruolo del ritratto nella storia dell’arte, disegnare è in fondo uno degli strumenti più istintivi che abbiamo per conoscere il mondo e per conoscerci, per raccontare storie personali e per ricordare. Dunque, la lettura più semplice resta quella più autentica, e nelle opere di Napolitano possiamo vedere un personale esercizio di cura del ricordo, degli stati d’animo, dei sentimenti e delle persone importanti, come se, fissandoli su un foglio o su una tela, potesse salvarli dall’usura del tempo e della memoria.

INFORMAZIONI:

Orari di apertura: 

martedì – venerdì: 14.30-18.30

sabato su appuntamento

Via Paganica, 9B – Roma

galleriasospesa@gmail.com

tel. +39 339 2183780

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