Gino Baffo: l’artista nell’Isola dei Lagunari

L’artista Gino Baffo. L’esplorazione nell’arte di Gino Baffo, artista veneziano, s’insinua nella raffinata e spirituale elaborazione di una forma non convenzionale, in cui all’utilizzo materico di echi informali, fa da contrappunto l’astrazione compositiva accentuata dall’alternanza di cromatismi decisi. Brandelli di garze, legni verniciati d’indaco, azzurri smalti squarciati nelle fibre, sono sapientemente innestati sulle superfici ottenendo diversi […]

Aprile 2018
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Pallet, Fogli di carta, Tela di Iuta vecchia, Colla naturale con pigmenti versati.

L’artista Gino Baffo.

L’esplorazione nell’arte di Gino Baffo, artista veneziano, s’insinua nella raffinata e spirituale elaborazione di una forma non convenzionale, in cui all’utilizzo materico di echi informali, fa da contrappunto l’astrazione compositiva accentuata dall’alternanza di cromatismi decisi.

Brandelli di garze, legni verniciati d’indaco, azzurri smalti squarciati nelle fibre, sono sapientemente innestati sulle superfici ottenendo diversi spessori nella irregolarità della materia.

Nell’indagine pittorica sensibilmente integra la tragedia quale aspetto non inquietante dell’esistenza la materia trasfigurata precipita in altra dimensione, diviene trascendenza.

Ruffiano e sofisticato il connotato estetico di cui non trascura l’armoniosa ascendenza.

E a proposito di armonia, come in un romanzo d’altri tempi, Gino Baffo crea le sue opere in uno studio davvero molto particolare una chiesetta sconsacrata raggiungibile solo in barca di fronte al Lido di Venezia: Santa Sofia sull’Isola anche detta Sant’Andrea del Lido – edificata dagli Agostiniani nel 1139.

Luogo dalla prestigiosa storia e un tempo Cappella militare del corpo dei Lagunari.

Condizione ideale e intrigante in cui attingere percezioni subliminali di un vissuto inceppato fra conscio e inconscio; forte pulsione in bilico fra il bene e il male, in cui gli impervi percorsi sublimati dalle ataviche memorie sono in eterno conflitto con le più profonde corde dell’anima.

L’artista Gino Baffo, nelle sue opere fortemente evocative, ci restituisce le suggestive atmosfere lagunari, in cui i colori sono suoni, fragranze, frammenti di un vissuto fra terra e acqua.

Affascinanti contrari e leitmotiv improntato sull’espressionismo astratto di matrice intuitivo/istintuale.

La conoscenza materica di Gino Baffo, la sensibilità rivolta al pigmento, fortemente seduttivo, di certo è il riverbero di un apprendimento avvenuto da giovanissimo nella bottega di restauro dell’artista Alfredo Barutti approfondito nei diversi corsi frequentati all’Accademia di Belle Arti di Venezia, in cui determinante per le sue scelte pittoriche è l’incontro col pittore Carlo Memo, “il poeta della Laguna” che in un momento della sua vita lo porterà a realizzare figure evanescenti in cui predomina proprio il colore.

Se l’evoluzione materica dell’artista è un compendio esperienziale, nel disegno prevale il rigore dello studio anatomico eseguito con l’acrilico acquoso trascinato dalla punta secca di un pennello, in cui le linee denotano uno spessore importante e ci traghettano nell’universo delle emozioni.

Spesso sono nudi di donna osservati di schiena in atteggiamenti e movenze delicati;  ripiegate su se stesse non per ritrosia, forse per invitarci a riflettere sulla natura spirituale dell’essere e conservarne intatta la purezza.

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