Sul Lago del Bosco: Giorgio Galli

Giorgio Galli: l’artista. L’indagine squisitamente pittorica dell’artista Giorgio Galli s’insinua tra le spire della sperimentazione anticipata da J. B. Camille Corot, artista tra i più sensibili e paesaggista tra i più celebrati dell’Ottocento. L’empatia stabilita dal pittore Giorgio Galli con l’artista C. Corot è cifra di un attento lavoro analitico su opere, scritti storici e […]

Settembre 2018
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Giorgio Galli: l’artista.

L’indagine squisitamente pittorica dell’artista Giorgio Galli s’insinua tra le spire della sperimentazione anticipata da J. B. Camille Corot, artista tra i più sensibili e paesaggista tra i più celebrati dell’Ottocento.

L’empatia stabilita dal pittore Giorgio Galli con l’artista C. Corot è cifra di un attento lavoro analitico su opere, scritti storici e luoghi, di cui s’appassiona traendo l’incipit del suo nuovo lavoro.

Scelta desueta e audace per l’artista, misura di una consapevolezza capace di spostare il suo baricentro lungo la linea del tempo, smania di inedite esigenze. E abbandona, seppur momentaneamente, la peculiarità della ricerca fin qui operata, dominata ampiamente da contenuti politici e sociali, focus di un impegno vissuto in primis sulla propria pelle.

La muta artistica di Giorgio Galli è compenetrata da riverberi di memoria storica quando gli artisti dei Gran Tour sceglievano le più importanti città italiane per i loro studi.

J.B. CAMILLE COROT SCELSE COME META PRIVILEGIATA ROMA E LA NATURA SELVAGGIA ATTORNO ALLA CITTÀ.

Di quella natura incontaminata travolgente fu l’ammirazione per l’antico Nemus, (Bosco) lì dove il tempio alla dea Dianae Nemorensis sorgeva e l’antico culto si consumava sulle sponde delle acque del Lago; e per la medievale Genzano sorta da Fundus Gentiani, sdraiata sul cratere del Lago sulla sponda opposta.

Sono questi i luoghi pregni di memorie, polmone d’ispirazione di musicisti, artisti, letterati, uomini di cultura da cui attingere maggiormente tra il XVIII e XIX sec.

Tra i molti: J. W. Goethe, K.F. Schinkel, J.M.W. Turner, J.B.C. Corot, J. Keats, H. C. Andersen, H. de Valenciennes, J. R. Cozens, S. Birmann, J. A. Knip, Franz Liszt, A. L. Richter, A. Giroux, C. J. Vernet, T. Cole, F. Rehberg, H. Voogd, F. Gregorovius, J. Hakewill, M. H. Beyle, A. Feuerbach, J. Severn, R. Voss, N. V. Gogol, ed altri ancora…

Ed è proprio su questa meta scelta da Corot, e le opere suscitate in quel periodo, che si concentra la ricerca di Galli.

Infatti, la vita artistica del pittore francese viene divisa in due periodi: quella di paesaggista legato ai dettami accademici d’impostazione classica, composto e ordinato; e quella di pittore dall’animo ribelle, anticonvenzionale che sperimenta, dove le vedute si liberano audacemente e sale l’intuizione di dipingere en plein air per cogliere la luce, anticipando quel processo creativo filosofia di tutta la pittura impressionista, capace persino di arrivare ad influenzare alcuni protagonisti dell’avanguardia storica: Fauves e Cubisti.

Pioniere rivoluzionario.

Le acque del Lago si aprono alla Luna – cm. 140 x 180.

Come il francese Corot, anche Giorgio Galli è un pioniere rivoluzionario, votato e intento a cercare la pittura aderente a quell’istante e alla sua visione della realtà riflessa nell’acqua del Lago; quasi volesse proteggerla intatta con le suggestive atmosfere di un momento colto o irrimediabilmente smarrito per sempre, intenso dialogo introspettivo colmo di raffinato estro.

Del resto, la pittura di Corot riesce a rapire colui che colmo d’inquietudine possiede l’animo e nomade lo spirito, il critico d’arte e filosofo Charles Baudelaire, che nel libro “Les Fleurs du mal” descrive la possibilità di estrarre la bellezza dal male “extraire la beauté du Mal” perfettamente in linea col sentimento poetico di quegli anni seppur ritenuto provocatorio.

E tra gli ammiratori l’impressionista Claude Monet il quale afferma: “noi non abbiamo inventato nulla, tutto è nato da Corot”.

È da queste premesse che s’innesta l’esplorazione dell’artista Galli, bypassando i tratti di Corot accademico per giungere dritto all’autentica natura interiore liberata, trovando affascinanti affinità più che espressive forse caratteriali, nell’irruente vivacità e nella vena meditava.

Il Corot di Giorgio Galli.

Il Corot di Galli trae ispirazione dal primo soggiorno in Italia, avvenuto fra il 1825 e il 1828 quando preferisce, alle vedute di Roma, la campagna romana inondata di vividi colori nell’armonia dell’essenza: “la calda luce mediterranea”.

Focus dei suoi paesaggi, ancora prima di aderire alla Scuola di Barbizon e di soggiornare presso la Foresta di Fontainebleau.

Il sofisticato balzo nel passato che l’artista Galli compie è una scelta coraggiosa, soprattutto nell’attuale quadro dell’arte contemporanea, e risuona della fierezza dell’essere libero, come conquista intima teorizzata dalla moderna filosofia di Nietzsche.

Quando il segreto è più del rivelato – cm. 140 x 180.

Sensibilità priva di cliché, smania incontenibile di cambiare forma e contenuti, mosso dai silenti sentieri interiori ed esteriori, anch’essi riflessi nel piccolo e profondo specchio lacustre che ne conserva intatta la bellezza, i miti e le leggende. Andando financo oltre quello stesso processo creativo che sedusse l’animo di Corot, azzardando intensi squarci di pigmento puro, ricco e deciso, come l’urlo di una voce struggente che frusta le fronde agitate.

E, come i diversi moti dell’animo, si coglie un Giorgio Galli altresì ingentilito, aggraziato, autore esperto di una narrazione che avvolge di olfattive fragranze, coi boccioli color miele dipinti prematuri in procinto di schiudersi ai primi caldi lampi di luce.

Cosicché nella varietà di essenze vegetali e di flora spontanea, riflesse nelle trasparenze dell’acqua, in superficie si aprono cerchi concentrici prossimi a scandire il tempo, mossi e cadenzati, segnale intrinseco d’illusoria e apparente fissità del vulcanico Lago, evocatore cangiante di millenarie lune piene e cieli azzurri ritagliati dal cratere.

E nella rivoluzione estetica di Galli/Corot il distillato pittorico assume carattere significante, descrivendo un intenso e complesso lavoro mirato a quel tempo, ma attualizzato attraverso l’eloquenza della composizione, sostenuta dalla sensibile conoscenza tecnica, ricca e ricercata, in cui all’impiego di varietà materiche, di cui l’artista Galli è esperto, si somma la conoscenza accademica di tradizionali discipline pittoriche, le stesse utilizzate da J. B. Camille Corot.

E il titolo coglie e suggella il valore dell’elegante esplorazione: Sul Lago del Bosco.

Sul Lago del Bosco | Giorgio Galli
A cura di I. Bergantini e G. Marziani
Romberg Contemporary Art Gallery
Viale Le Corbusier 39 – Lt
Opening 6 October.

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