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Zoomer: la generazione dei nativi digitali

Non provate a chiamarli solo zoomer o zed generation, perché questi ragazzi e ragazze sono già molto di più.

Non provate a chiamarli solo zoomer o zed generation, perché questi ragazzi e ragazze sono già molto di più.

Ma andiamo per ordine e cerchiamo di addentrarci piano in un mondo che ancora gli adulti non conoscono bene e che, per certi versi, li spaventa e li confonde alquanto. Gli zoomer o zed gen nascono tra la fine degli anni Novanta e la prima decade del Duemila, anche se iniziano già ad esserci tracce di zoomer nei primi anni Novanta. È la prima vera generazione di nativi digitali.

Gli zoomer non hanno mai conosciuto un mondo senza dispositivi tecnologici come il cellulare (per i più grandicelli), I- pod, smartphone e personal computer. Probabilmente, nessuno di loro ricorda il mondo senza social network. Dunque, sempre costantemente connessi, saltano da un dispositivo all’altro come se nulla fosse.

Hanno un livello di attenzione molto più fragile rispetto alle generazioni precedenti, ma proprio quella capacità di essere orizzontali e rizomatici, passando da un device all’altro, da un argomento all’altro, li rende fluidi, elastici, malleabili e soprattutto pronti a qualsiasi tipo di cambiamento. Ovviamente facendo tutto, comodamente, seduti alle proprie scrivanie, sdraiati su comodi divani o in un parco, sotto un albero, perché gli zoomer amano e difendono la natura.

Il carattere fluido delle personalità zoomer è uno dei tratti più affascinanti di questa generazione di giovani e giovanissimi che si appresta a cambiare per sempre il mondo della tradizionale comunicazione ed economia. Complice (nonostante mi rammarichi dirlo) il Coronavirus, che ha costretto più dei due terzi della popolazione mondiale a restare a casa e a ripensare e ricreare posti e modalità di lavoro, luoghi e occasioni di incontro.

La fascia meno colpita dal Covid-19 è quella degli zoomer.

Loro erano già in “quarantena” o meglio, sapevano sicuramente meglio dei propri genitori e dei propri insegnanti, che cosa volesse dire:

  • essere continuamente connessi da casa; cosa rappresentasse la formazione online; che cosa significasse comprare sul web;
  • che cosa fossero le occasioni di incontro virtuale come video chat, video call, video di ogni tipo.

Gli zoomer sono la generazione dei black mirror e al contrario delle generazioni precedenti, gli schermi neri non li imbarazzano, anzi, sono proprio questi le loro nuove terre di conquista. Personalizzano ogni cosa, totalmente incuranti delle performance e degli schemi sociali.

La loro personalità e la sua libera espressione sono la loro priorità, anche in campo sessuale. Molti zoomer, infatti, non definiscono più il genere sessuale secondo canoni estetici fissi, ma mescolano i gusti maschili e femminili dell’abbigliamento in outfit unisex e si preoccupano molto meno dei loro predecessori più anziani (come gli X, nati tra il 1967 e il 1981) rispetto alla definizione dei loro gusti in campo di relazione.

Perché gli zoomer sono fluidi, liquidi, tanto malleabili da non curarsi della proprietà, quanto più, invece dell’uso. Non vogliono possedere nulla, a partire dalla fissità di un genere sessuale per finire alla proprietà di una casa, per esempio. Amano condividere, non possedere e usano on demand, ovvero al bisogno, senza nutrire inutili attaccamenti nei confronti delle cose, degli oggetti.

Tutto ciò che hanno, o meglio, che utilizzano, serve loro solo per rinforzare una personalità originale, eclettica, affascinante tanto quanto sincera, pulita.

Non si curano delle regole sociali, degli schemi imposti da modi di fare ormai considerati vecchi e superati. Hanno ben presente l’importanza della cura dell’ambiente, della difesa degli ecosistemi e delle relazioni affettive, di qualsiasi natura esse siano. Gli zoomer hanno rotto gli schemi della società plastificata degli anni Ottanta e Novanta. Hanno introdotto un modo di essere e di vivere più autentico, sincero, meno patinato.

Il mondo farà meglio ad adeguarsi presto agli zoomer.

Stanno già cambiando il mercato! Tutto è online, tutto è personalizzabile, l’esperienza di acquisto è ormai individuale. Oltre all’acquisto dell’oggetto in sé, lo zoomer cerca non solo la sua modalità d’uso più agile, veloce, pratica, adattabile, ma cerca soprattutto un valore umano da aggiungere al complesso e colorato puzzle della propria personalità, che si costruisce da sola, in base ai desideri del momento e non alle regole volute degli altri.

E anche la comunicazione per uno zoomer è molto diversa da quella delle generazioni precedenti: basta con messaggi sensazionali e modelli inarrivabili, che alzano solo testosterone, aggressività e competitività. Meglio un’esperienza più naturale, autentica, umana. Genere sessuale e definizione dell’identità di consumo saranno i cavalli di battaglia di questa ricerca.

This is only an intro. Are you ready? STAY TUNED, STAY ZOOMER.

Leggi anche: Gender zoomer: verso la fluidità

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Antonella D'Eri Viesti

Classe 1990, millennial. Dopo una laurea in lettere e un dottorato in filosofia e teoria dei linguaggi comprendi di non avere dei titoli, ma solo degli strumenti. L'obiettivo? Usarli come chiave di lettura per un mondo in costante evoluzione. Siamo intessuti di lingue e linguaggi e i limiti della nostra vita sono i limiti dei linguaggi che usiamo per comprenderla; allargare quei linguaggi significa allargare i nostri confini. Quindi il mantra: "Don't worry about you! Be you!"

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