Come la blockchain cambierà il sistema delle transazioni bancarie

La blockchain. Il sistema economico è influenzato dalle istituzioni, dal mercato e dalla tecnologia. Tale dinamismo porta alla crescita di nuovi strumenti e modelli di business. Tale premessa ci permette di introdurre Satoshi Nakamoto, l’anonimo inventore che ha dato origine alla prima criptovaluta oggi ormai ben nota e riconosciuta con il nome di “Bitcoin”. Allo […]

Luglio 2019
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La blockchain.

La blockchain.

Il sistema economico è influenzato dalle istituzioni, dal mercato e dalla tecnologia. Tale dinamismo porta alla crescita di nuovi strumenti e modelli di business. Tale premessa ci permette di introdurre Satoshi Nakamoto, l’anonimo inventore che ha dato origine alla prima criptovaluta oggi ormai ben nota e riconosciuta con il nome di “Bitcoin”.

Allo stato attuale, navigando in rete è possibile imbattersi in numerosi portali di accesso al mercato delle criptovalute. In particolare, ad oggi è possibile contare ben 2.320 criptovalute (dato desunto da www.coinmarketcap.com al 7 luglio 2019).

La genesi di così tante valute in circa 10 anni dalla nascita del Bitcoin (tenendo conto che solo negli ultimi anni si sta assistendo ad una diffusione più intensa) ci consente di pensare che nei prossimi anni le criptovalute continueranno a nascere e saranno sempre più presenti nella nostra vita.

Alla base delle criptovalute vi è la “blockchain”. Tale “parola magica” definisce una tecnologia che, nonostante sia stata diffusa grazie alle cryptocurrencies, non è utilizzata solamente in tale ambito.

In parole povere, la blockchain si potrebbe definire come una tecnologia basata su registri distribuiti. Tale definizione, tuttavia, non è sufficiente per descriverla poiché la locuzione “registri distribuiti”, nel lessico italiano, può avere svariati significati.

La predetta definizione può essere arricchita, aggiungendo che la blockchain è la tecnologia di base che consente la decentralizzazione di processi. Per comprendere cosa si intenda per “decentralizzazione” ricorriamo ad un esempio: Wikipedia.

Wikipedia non è gestita da un unico pubblicista che scrive e aggiorna i contenuti, essa è una piattaforma in cui tutti gli utenti possono aggiungere informazioni. Proprio per questo motivo lo definiamo come un sistema decentralizzato.

Si pensi ora al mondo delle transazioni. Le transazioni, ad oggi, sono gestite dalle banche, ovvero da sistemi centralizzati. Il sistema banca è un sistema centralizzato, in quanto solo la banca (che rappresenta il centro di tale sistema) può tenere sotto controllo tutte le transazioni tra la stessa banca e gli utenti.

In un sistema decentralizzato, gestito con tecnologia blockchain, tutti i “nodi” (membri) del sistema sono in grado di tenere sotto controllo tutte le transazioni che vengono effettuate tra gli stessi nodi.

In particolare si immagini, in un primo momento, che le transazioni siano suddivise in pacchetti che chiameremo “blocchi”. Poi, si tenga conto del fatto che ciascun nodo del sistema delle transazioni competerà per mantenere il sistema delle transazioni aggiornato.

Tale lavoro di aggiornamento verrà effettuato tramite il c.d. “mining”, ovvero un insieme di operazioni rivolto a decriptare dati attraverso il quale saranno scovati nuovi blocchi di transazioni.

Una volta scovato un nuovo blocco di transazioni, se più del 50% dei nodi sarà d’accordo, questo blocco sarà inserito nella blockchain e il sistema sarà quindi aggiornato, altrimenti il blocco non sarà inserito. In ogni caso i nodi del sistema continuano a compiere operazioni di “mining”. Tale procedimento di votazione, infatti, viene effettuato circa ogni 10 minuti.

La prima conseguenza dell’applicazione della blockchain al sistema delle transazioni è che lo stesso sistema delle transazioni sarà molto più veloce rispetto al sistema tradizionale. La seconda conseguenza è che si avrà un unico giornalmastro condiviso che tutti i nodi possono osservare.

Infine, il sistema delle transazioni gestito tramite blockchain sarà un sistema trasparente in cui tutti i nodi potranno verificare e monitorare le transazioni in tempo reale (ovvero ogni 10 minuti).

Ora pensiamo alle transazioni che vengono effettuate su scala internazionale.

Con l’utilizzo del sistema tradizionale SWIFT (Society of Worldwide Interbank Financial Telecommunication), un semplice bonifico destinato all’estero può impiegare anche più di una settimana per arrivare a destinazione.

Per semplificare si immagini un soggetto che si rechi presso una banca nazionale “A” per effettuare un bonifico in un conto corrente tenuto nella banca estera “B”.

In particolare tale operazione prevede che l’istituto di credito nazionale “A” inoltri all’istituto di credito estero “B” l’autorizzazione di addebitare nel conto, che, la stessa banca nazionale “A”, detiene presso l’istituto di credito estero “B”, la somma indicata nel bonifico. Spesso può accadere, specialmente quando sono coinvolte banche minori, che vi sia una banca “C”, che faccia da intermediario.

Qualora la banca nazionale “A” non detenga un conto corrente nella banca estera “B”, verso la quale si vuole fare il bonifico, è necessaria la presenza di una banca intermediaria “C”, che in accordo con la banca mittente “A” e la banca destinataria “B”, permetta il compimento dell’operazione.

Accadrà, quindi, che la banca intermediaria “C” effettuerà l’addebito, nel conto che la banca nazionale “A” detiene presso l’intermediaria “C” stessa (della cifra pari al bonifico da effettuare) e, successivamente, provvederà ad accreditare la stessa somma sulla banca destinataria estera “B”.

Tale processo, allo stato attuale, è di fatto lento e costoso: lento in quanto ciascuna banca ha il suo registro di transazioni che gestisce e controlla in modo centralizzato e costoso perché il personale delle tre banche deve effettuare i vari riscontri contabili affinché il bonifico vada correttamente a buon fine.

Se le tre banche fossero connesse da un unico giornalmastro, il bonifico sarebbe potuto arrivare dalla banca A alla banca B senza passare per la banca C che ha svolto la funzione di intermediario.

Ciò provocherebbe un risparmio di costi e tempo. Ciò si traduce in maggiore velocità, tracciabilità (e quindi maggiore sicurezza), facilitazioni nell’ambito delle transazioni e quindi miglioramento del business e del sistema di controllo finanziario.

In tale prospettiva, stupisce che la prima legge europea sulla blockchain (L. 12 dell’11 febbraio 2019) sia italiana. Che sia un sintomo che il futuro è molto più vicino di quello che pensiamo? Questo non è sicuro, per ora non ci resta che attendere e rimanere aggiornati.

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