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Contratto di Governo: l’insostenibile leggerezza dell’essere

Quale peso giuridico avrebbe tale contratto di Governo?

Contratto di Governo.

Quanto accaduto politicamente al nostro Paese con l’avvento del Governo giallo-verde sembra ricordare, per certi versi, la trama del celebre romanzo degli anni ottanta L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera:  l’amore tormentato di Tomáš e Tereza spiritualmente fedeli l’uno all’altra (Lega e M5S), ma lui, senza che lei riesca ad accettarlo (Forza Italia, ecc.), continua ad avere relazioni con altre donne.

La storia democratica italiana, da quando entrata in vigore la Costituzione, si è divisa sostanzialmente in due fasi (prima e seconda repubblica).

Oggi, con molta probabilità, si assiste ad un passaggio politico volto alla terza (ammesso che sia davvero un’altra epoca politica). Ed è, quindi, del tutto naturale che, dopo essersi presentati alle elezioni con programmi diversi, due movimenti (Lega-M5S) intenzionati a dar vita a una maggioranza parlamentare concordino fra loro i punti di un’intesa politica.

Nella storia della Repubblica, detta intesa si è sempre chiamata “accordo di coalizione”, ma il “Contratto per il Governo del cambiamento” non vuol essere solo un accordo in senso stretto.

Le ambizioni delle “parti” sono state e sono molto più elevate: lo si vede, non dai contenuti, ma dalla forma e dall’enfasi mediatica che ne ha accompagnato la presentazione (come anche diversi autorevoli autori del mondo giuridico confermano).

Il Contratto per il Governo del cambiamento, almeno giuridicamente inteso, pur volendo rappresentare una svolta sul piano del metodo di accordo tra forze politiche contrapposte, di fatto ne diventa l’arma di condizionamento più violento (in termini contrattuali tipici); così mettendo in seria discussione il concetto stesso di corretto bilanciamento degli interessi della nostra democrazia. A cascata, le garanzie stesse di insindacabilità, indipendenza, ecc. nonché, di riflesso, dell’autonomia politica del Parlamento.

Sembrerà strano, ma pare proprio esser così la storia attuale.

Cosa succede o cosa può succedere alla bilancia del potere tenuto conto dell’accordo politico e delle rispettive strutturazioni statutarie di movimento (della LEGA e del M5S)?

Al netto delle cose buone che chi sta al Governo del Paese potrebbe porre in essere, ci si ritrova oggi a dover fare i conti con alcune questioni che, nel lungo periodo, potrebbero essere un coltello puntato direttamente nella direzione della democrazia (classicamente intesa come sistema determinatosi tramite la nostra Costituzione).

Prima di ogni altra valutazione, bisogna comprendere fino in fondo il significato politico-costituzionale del  Contratto di Governo. Se detto Contratto ha validità, efficacia e portata di interesse pubblico concreto e reale; sicuramente è accaduto un fatto politico nazionale che, al di là di ogni formalismo, è qualcosa che, di riflesso, interessa pubblicamente la società italiana.

Leggendo il menzionato Contratto ci si accorge che i firmatari (Salvini e Di Maio) basano l’impianto negoziale sull’art. 65 del D.Lgs. 196/2003 e sull’art. 21 del DPR 445/2000.

Sino a qui nulla di strano tenendo presente che le disposizioni di legge su richiamate avvalorerebbero l’interesse pubblico del Contratto. Proprio alla luce del fatto che la prima delle due disposizioni di legge recitava “Si considerano di rilevante interesse pubblico… le finalità di applicazione della disciplina in materia di: a) elettorato attivo e passivo… b) documentazione dell’attività istituzionale di organi pubblici”.

Utilizzando tale norma, quindi, i futuri Ministri della Repubblica, pur non consci della inapplicabilità oggettiva in termini giuridici di dette regole al caso concreto, hanno voluto attribuire un valore di “interesse pubblico” a ciò che si stava facendo all’epoca.

Lontani da tecnicismi scientifico-giuridici, è sufficiente porre all’attenzione un dato incredibile della vicenda.

Il Contratto di Governo, come detto in precedenza, si basa su una legge (precisamente il DPR 445/2000 – art. 21) che risulta del tutto sconnessa rispetto alla eventuale finalità di “rilevante interesse pubblico”.

Quale sarebbe la prova di ciò? Andiamo per gradi.

Sempre nel Contratto si ha modo di leggere testualmente che tutti i “dati del modulo” contrattuale sono sottoposti alla disciplina dell’art. 65 del D.Lgs. 196/2003.

Ora, già spiace far evidenziare che i massimi referenti politici delle forze maggioritarie, oggi espressione di Governo, hanno usato un “modulo” (come se l’interesse del cittadino italiano fosse da trattarsi alla stregua di un contratto per luce e gas), ma la questione reale e principale è che questa suddetta norma è stata abrogata dopo neanche pochi mesi di Governo Conte (dall’art. 27 del D.Lgs. 101/2018).

Un chiaro intento del Governo, appena al potere, di depenalizzarsi davanti al popolo elettore nel caso fosse stato impossibile realizzare il programma contrattuale-politico sottoscritto?

Possibile che alle questioni riportate nel Contratto era stata attribuita, in prima battuta, la finalità di “interesse pubblico” e successivamente, dopo poco tempo dall’insediamento del Governo, le stesse questioni non lo erano più?

Ciò sta a significare che la volontà espressa in sede contrattuale dai firmatari per conto di Lega e M5S non corrisponde unanimemente a quella dell’intero gruppo Ministeriale.

Oppure trattasi di un segno di assoluta debolezza politico-governativa (in relazione all’abrogazione della norma di base del Contratto) oltreché di incompetenza politico-giuridica (in relazione alla scelta contrattuale basata su una norma comunque inapplicabile al caso)?

Non solo. Non è finita qui. Il Contratto di Governo così fatto, alla luce del riassestamento giuridico derivato in seguito dalla abrogazione di legge fatta ad agosto 2018, potrebbe rendere vivo più che mai il concetto di responsabilità politica diretta dei Ministri (per certi versi anche civilisticamente parlando) di tutti i politici dei gruppi parlamentari della Lega e del M5S aderenti al predetto atto negoziale tramite le rispettive iscrizioni partitiche.

Infatti, specificamente, nel Contratto di Governo si legge che “le parti si considerano responsabili in egual misura” (cioè Di Maio, Salvini ed i loro danti causa – movimenti con le loro casse).

Ed allora, una promessa è una promessa od un obbligo è un obbligo?

Quale bilanciamento del potere ne deriva da quest’ultima situazione, in un’ottica politico – costituzionale, tenuto conto dell’accordo politico in senso stretto e delle rispettive strutturazioni di movimento politico (ci si riferisce agli Statuti della LEGA e del Movimento 5 Stelle)?

Quale peso giuridico avrebbe tale contratto?

Leggendo l’incipit delle premesse contrattuali tra M5S-LEGA può evincersi, palesemente, che “Le parti si considerano responsabili, in uguale misura, per il raggiungimento degli obiettivi concordati” e che (in merito al Codice Etico) inderogabilmente “Non possono entrare a far parte del governo soggetti che siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.)”.

Solo a titolo di esempio, l’ipotesi di reato del sequestro di persona nel caso “diciotti” è da ritenersi “grave reato” alla stregua di quelli menzionati nel codice etico sottoscritto da LEGA e M5S?

Si può dedurre, facilmente, che qualora fosse stato autorizzato il procedimento nei confronti del Ministro Salvini, ciò avrebbe (politicamente, contrattualmente e non solo) decretato:

  • l’uscita del leghista dal Governo (e forse la fine del governo stesso);
  • l’esistenza implicita di un vincolo di solidarietà per danni nei confronti dei migranti sbarcati illo tempore dalla “diciotti” (tra l’altro, è notizia recente che è stata avanzata richiesta di risarcimento da quest’ultimi per detto caso);
  • l’impossibilità oggettiva per il M5S di autorizzare il procedimento nei confronti di Salvini in seno al Tribunale dei Ministri atteso che (laddove per l’appunto concesso) il Segretario della Lega avrebbe chiesto a sua volta il risarcimento danni, in ragione della dichiarata solidarietà, direttamente al Ministro Di Maio ed ai suoi danti causa.

Sicché, addirittura, sarebbe ragionevole pensare che il Contratto stesso era ed è un documento preordinato e preventivo alla affermazione della responsabilità solidale dell’intera compagine di Ministri capeggiata dal Presidente Conte; a nulla valendo eventuali e/o successive memorie (di auto dis/colpa collegiale) presentate alle varie Procure delle Repubblica procedenti in relazione a tutte le questioni relative “agli sbarchi dei migranti”.

In questo gioco della bilancia il M5S non solo si è politicamente “omogeneizzato”, ma ha posto in pericolo potenziale la cassa politica (potenzialmente anche quella economica) del movimento stesso e dei suoi iscritti.

Da quale lato pende, allora, l’ago della bilancia all’interno del potere esecutivo?

Quale vero rapporto leale può esserci tra Esecutivo e Parlamento anche alla luce del fatto che nei rispettivi Statuti delle forze politiche negozianti del Contratto ci sono regole in netta e palese violazione dei Principi Costituzionali?

Per rendersi conto di quanto inficiamento politico-costituzionale il popolo italiano è costretto a vivere (per ora) passivamente, basti pensare alla dichiarata volontà della Lega di costituire la Repubblica Padana (in spregio al principio di indivisibilità della Repubblica Italiana – art. 5 Cost.) ed al Regime di comando assoluto della gestione interna del Capo Politico del M5S (in lesione del principio di democraticità sostanziale delle associazioni – art. 49 Cost.).

In questo gioco di pesi e contrappesi esterni all’assetto dei due poteri in esame, che fine fa il principio di separazione dei poteri unitamente all’insindacabilità dei rappresentanti del popolo nelle Camere?

Ebbene il Contratto di Governo sembrerebbe essere una vera e propria arma a doppio taglio; come se fosse un cappio al collo che non soffoca chi l’ha voluta dall’inizio solo perché è ancora comoda la sedia su cui poggiano i piedi del suicida.

Capire, in questa confusione, chi sia il suicida è compito arduo.

Speriamo che non si tratti di noi come popolo italiano.

Leggi anche: Elezioni europee 2019: boom della Lega

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