Paura di recessione: i fondamentali economici

Recessione: i fondamentali economici sono buoni o no? Non sono tanto le warnings degli esperti (l’ultimo, in ordine di tempo, di Saxo Bank che, storicamente, ci azzecca il 40% delle volte), quanto le rassicurazioni degli Esecutivi (recentemente, sia Conte che Trump, con le loro dichiarazioni sulla bontà dei “fondamentali” economici: il fatto è che rassicurazioni istituzionali […]

Febbraio 2019
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Recessione: i fondamentali economici sono buoni o no?

Recessione: i fondamentali economici sono buoni o no?

Non sono tanto le warnings degli esperti (l’ultimo, in ordine di tempo, di Saxo Bank che, storicamente, ci azzecca il 40% delle volte), quanto le rassicurazioni degli Esecutivi (recentemente, sia Conte che Trump, con le loro dichiarazioni sulla bontà dei “fondamentali” economici: il fatto è che rassicurazioni istituzionali simili si sono sempre sentite nei momenti difficili, vuoi dopo il 24 Ottobre del 1929, vuoi in tutte le fasi di inizio delle grandi crisi finanziarie mondiali) che fanno interrogare sull’eventualità reale di una prossima recessione globale.

Sono attualmente davvero buoni questi fondamentali?

Teniamo conto del fatto che il Mondo ha vissuto per la prima volta nella sua Storia tre quarti di Secolo senza una guerra globale, non certo per una migliorata indole umana, ma “grazie” (se così si può dire) all’invenzione di un’arma di distruzione di massa come la bomba atomica che rende non conveniente azioni belliche le rappresaglie alle quali rappresenterebbero un suicidio a scoppio ritardato da parte di chiunque le iniziasse.

Questa “spinatanea” concordia ha visto globalizzarsi il commercio – rendendolo, nel contempo, l’unica “arma” utilizzabile oggi in mano ai potenti del Mondo (e la guerra commerciale fra Usa e Cina ne è la cartina di tornasole) – che, di anno in anno, ha sempre più esorbitato la produzione, rendendo convenienti delocalizzazioni produttive in aree geografiche dove i costi si sono manifestati come meno elevati da cui “riesportare” commercialmente, andando a causare ampia disoccupazione nei Paesi industrializzati meno globalizzati (Italia in primis).

Dopo dieci anni di rialzi inverosimili, le Borse più importanti hanno registrato un grande svarione nel 2018, specialmente sulle azioni Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google), aziende che, senza produrre granché di materiale, lo commerciano (e, tranne Amazon e in parte Apple, le altre commerciano solo file elettronici) le quali, da sole, hanno capitalizzato nel 2018 fino a mille miliardi di Dollari, come il valore di interi Stati sovrani di medie dimensioni.

Ragionando più socio-economicamente.

Appaiono evidenti alcune simboliche aberrazioni che evidenziano come la crescita oggi sia forse troppo trainata dall’effimero. In Italia il 10% del PIL viene impiegato nel Gioco d’azzardo (novanta miliardi ufficialmente, il resto nel gioco illegale).

Si compongono Squadre di Calcio con operazioni mostruose, giustificate dai Diritti Tv pagati dagli abbonati, aventi per oggetto calciatori valutati nel complesso del “business” fino a 500 milioni (come per Neymar) quando poi questi squadroni si ritrovano in difficoltà (con tutto il rispetto) con l’Atalanta.

Si acquistano opere d’arte fino ad anche molti centinaia di milioni (cosa non tanto aberrante per i 450 milioni di Dollari per Leonardo, confidando che l’attribuzione regga nel tempo, quanto per Artisti che chissà se fra un Secolo si saprà ancora chi siano stati).

Di converso, si vendono sempre meno auto (con Fca spesso posizionata in peius rispetto alla concorrenza) e in molte parti del Mondo industrializzato (Italia in testa) i prezzi degli immobili stazionano a minimi livelli da decenni, a conferma che l’Economia reale non sta più “lavorando” come nei 5000 anni precedenti. Questo eccesso di cartolarizzazione che crea ricchezza finanziaria  a discapito del “reale” è la vera preoccupazione.

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