Comunicazione online: non siamo tutti professionisti

Le problematiche della comunicazione online. Tutti possono agire nel mondo della comunicazione online: aprire un blog, gestire una pagina, comunicare sé stessi e la propria professionalità. Pochissimi hanno, però, la pazienza di farlo, specie se parliamo di professionisti. Oggi vi parlo di questo: della comunicazione online. Non sono un esperto della materia ma sono ormai […]

Aprile 2018
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Comunicazione online: non siamo tutti professionisti

Le problematiche della comunicazione online.

Tutti possono agire nel mondo della comunicazione online: aprire un blog, gestire una pagina, comunicare sé stessi e la propria professionalità. Pochissimi hanno, però, la pazienza di farlo, specie se parliamo di professionisti.

Oggi vi parlo di questo: della comunicazione online. Non sono un esperto della materia ma sono ormai anni che agisco online tramite il mio blog e quelli esterni. La vita da blogger è diventata la mia seconda pelle al punto che, ormai, posso definirmi un law-blogger.

Agisco facendo di necessità virtù imparando giorno per giorno nuove tecniche e nuovi modelli. In questo post non vi parlerò di come comunicare ma di quello che può aspettarvi se doveste decidere di farlo.

1) Non basta una borsa firmata per diventare Chiara Ferragni.

Qui tocchiamo un argomento che mi sta a cuore. Ritengo che sia una deviazione sbagliatissima l’idea per cui una Chiara Ferragni non meriti quello che ha e la domanda che porrei ai fautori di questo pensiero è: “se è così facile agire nel mondo della comunicazione, perché non lo fai?”.

Arrivare a certi livelli è, forse, impossibile per i professionisti ma anche raggiungere un discreto seguito richiede un lavoro enorme.

Non basta una bella foto, una bella borsa o un hotel 5 stelle, serve di più.

Serve programmazione, serve avere un proprio stile e una propria idea e, soprattutto, è essenziale far percepire quella idea a chi ci segue. Insomma, non aspettatevi milioni di followers in tre giorni e non demoralizzatevi quando scoprirete che la comunicazione non funziona esattamente così.

2) E’ un lavoro quotidiano.

Occorre lavorare tutti i giorni. Giusto o sbagliato che sia io dedico le prime ore della mia giornata a questo. Ricerco aggiornamenti, scrivo post e rispondo alle mail relative alle collaborazioni online. Tutti i giorni, weekend incluso.

La necessità di lavorare ogni giorno deriva da due fattori:

  • i contenuti di qualità richiedono attenzione e cura, vanno coccolati come bambini. Io agisco spesso tramite un’opera di stratificazione: scrivo il succo del discorso che poi amplio parola per parola cercando di rendere tutto estremamente chiaro e scorrevole;
  • i social richiedono interazione. Il che ci porta al prossimo punto.

3) Non pontificate.

Soprattutto nell’ambito giuridico noto spesso la riproposizione di un modello comunicativo consistente nel sottoporre ai lettori contenuti complessi pensando di apparire in questo modo più professionale.

Nella mia esperienza questo modello non paga. Mai. E’ necessario, invece, comunicare in maniera semplice, apparire spontanei, ascoltare ciò che chi ci segue dice e, soprattutto, interagire, interagire, interagire.

Nella esperienza con un blog giuridico, ad esempio, spesso mi sono trovato nella condizione di gestire commenti di chi, pur non conoscendo una virgola di diritto, pretendeva di dare lezioni.

Ci sta. Occorre, nella maggior parte dei casi, ringraziare per l’interazione e cercare di spiegarsi meglio senza apparire saccenti. Non siamo tutti Burioni e, onestamente, la sua comunicazione non mi è mai piaciuta.

4) Continuità.

Quello che fai non basta mai. Si può sempre fare di più ma dipende da chi sei e da come vuoi comunicarti. Io pubblico due o tre post alla settimana: i miei post trattano di diritto alimentare, richiedono tempo per essere scritti e, spesso, tempo per essere letti e digeriti.

Questo, però, non significa che valga per tutti la stessa regola. Si può pubblicare contenuti tutti i giorni, anche più volte al giorno variandone il formato. Preparatevi, però, all’idea di non utilizzare un metodo attacca-stacca, serve continuità.

5) Sponsorizzare.

Nel mondo dei professionisti la viralità potrebbe essere un miraggio. Noi non abbiamo gattini da mettere in home page e preferiamo evitare video in cui attacchiamo senza ritegno questo o quel personaggio.

Quindi preparatevi a sponsorizzare i vostri contenuti quando ne avrete bisogno e sulle piattaforme che ritenete più confacenti alle vostre esigenze. Io utilizzo facebook, instagram e linkedin con una preferenza, ormai, per gli ultimi due.

Le sponsorizzate vanno targettizzate con un’incessante opera di tentativi e selezione, i contenuti vanno ottimizzati. Comunicare la propria vita professionale e la propria professionalità online non è un gioco da ragazzi e neppure qualcosa che si può arrangiare. Bisogna studiare, sbagliare, riprendere a studiare.

Perché se offline l’abito non fa il monaco, online la borsa firmata non fa la Ferragni.

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