Horowitz e Steinway: il mito pianistico nel XX secolo

Horowitz e Steinway. Trent’anni fa, proprio in concomitanza con la caduta del Muro di Berlino, ci lasciava Vladimir Horowitz, il più talentuoso, assieme ad Arthur Rubinstein e ad Arturo Benedetti Michelangeli (Glenn Gould è un “fuori classifica”) pianista del XX Secolo. Riposa nel Cimitero monumentale di Milano e la sua vicenda umana ed artistica merita […]

Luglio 2019
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Horowitz e Steinway.

Horowitz e Steinway.

Trent’anni fa, proprio in concomitanza con la caduta del Muro di Berlino, ci lasciava Vladimir Horowitz, il più talentuoso, assieme ad Arthur Rubinstein e ad Arturo Benedetti Michelangeli (Glenn Gould è un “fuori classifica”) pianista del XX Secolo. Riposa nel Cimitero monumentale di Milano e la sua vicenda umana ed artistica merita ben più di queste righe che andiamo qui scrivendo.

Seguace di Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, di cui interpretò sin da giovanissimo i lavori più importanti, fu sempre molto vicino anche all’altro suo connazionale, il sommo Sergej Vasil’evič Rachmaninov, un’interpretazione del Concerto numero 3 per pianoforte ed orchestra del quale, nel 1928 a New York, divenne storica in quanto performata in duo da Horowitz sul palcoscenico mentre lo stesso Rachmaninov interagiva suonandolo contemporaneamente negli studi della Staynway and Sons.

In quell’occasione si delineò in modo definitivo il fondamentale “amico” della sua vita, un pianoforte, di nome “Steinway” e di cognome “and Sons”, nella pagina web della ditta produttrice del quale troviamo ancora oggi questa citazione del Maestro ucraino di origini ebraiche sposatosi all’inizio degli Anni Trenta con (guarda un po’) Wanda, la figlia di Arturo Toscanini: “I am happy that the Steinway has been my faithful and inseparable friend since the inception of my concert career.”

Quel che amiamo, da modestissimi praticanti della tastiera, di questo immenso pianista è il fatto che ebbe la capacità di attrarre il grande pubblico, come solo Paderewski aveva saputo fare prima di lui, con un virtuosismo tecnico che non ebbe eguali al Mondo.

La qualità timbrica mantenuta ai massimi livelli, pur in passaggi che necessitano velocità inverosimile, di Horowitz si esplica senza soluzione di continuità  interpretando la gamma di autori la più vasta.

Da Tchaikovsky a Chopin a Schumann, di cui è ritenuto il maggior interprete di sempre, Horowitz ha declinato da vero e proprio “last romantic” (titolo di un famoso documentario che lo descrisse molto bene) quella fase del gusto melodico iniziato nell’Ottocento che ancor oggi spesso predomina in chi predilige il classicismo musicale.

Chi volesse andare a rendere omaggio al grande Volodia, può farlo, come dicevamo, presso la tomba di famiglia che Arturo Toscanini fece costruire nel 1911 per la morte prematura del figlioletto Giorgio e dove riposa anche la figlia del Maestro ucraino, Sonja, morta suicida circa quindi anni prima del padre.

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