Il 2019 in dieci libri: un anno in ripresa per l’editoria italiana.
Noi italiani leggiamo poco e male, o meglio, non abbiamo diciamo di non aver mai tempo di leggere, eppure, i numeri dell’anno che sta andando via, ci parlano di un trend positivo, così come registrato dall’Aie, associazione italiana editori: si parla di + 3,7% vendita di libri nei primi 11 mesi dell’anno, 77,4 milioni sono state le copie vendute, 1,131 miliardi di euro circa è il fatturato del reparto libri.
Si stima al + 6% l’aumento del fatturato dei piccoli e medi editori e al + 28,3% il consumo di audiolibri e podcast e + 8,7% va ai diritti di libri italiani ceduti all’estero.
Ma quali sono stati i libri più belli dell’anno? Quali quelli che sono stati acquistati di più?
Stilare una vera e propria top ten è alquanto difficile: è stata un’ottima annata, foriera di grandi ritorni e l’affermarsi di certi talenti. In tutto c’è stata bellezza, introspezione psicologica, ritmo della narrazione, poesia, vita di coppia e formazione. Non potremo che assegnare un ordine sparso alla classifica dei libri più belli del 2019 proprio perché ciascuno diverso per genere, evocazione e struttura narrativa, tra autori stranieri e autori italiani.
I dieci libri più belli del 2019.
Iniziamo con “Bohemien minori” di Eimear McBride (La Nave di Teseo), racconta uno di quegli amori scarnificati difficili da dimenticare, con una prosa che è un microfono lasciato aperto sui pensieri e sconfina con il ritmo della poesia.
L’evento di Annie Ernaux (L’Orma) che si condensa in un messaggio intenso dell’autrice francese: «Forse il vero scopo della mia vita è questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura»: grazie al cielo esiste chi sa raccontarci le nostre vite meglio di noi stesse. L’evento è l’aborto.
Una conferma dopo “Parlarne tra amici”, Sally Rooney esce con “Persone normali” (Einaudi) e convince tutti: se i Millennial sono usciti dalle caricature fatte dai media è un po’ merito suo. I protagonisti, Marianne e Connell si amano dal liceo e forse anche dopo. Un’opera seconda migliore della prima, una rarità.
Marco Carrera è il protagonista di un romanzo contemporaneo, intessuto in un arco temporale che si estende dai primi anni 70 sino ad un futuro prossimo: “Il Colibrì” di Sandro Veronesi (La Nave di Teseo), un tam-tam immediato dei lettori che attendevano un romanzo dello scrittore toscano da tempo. Il protagonista è veloce e mobile come un colibrì, tra amori assoluti e atroci perdite, diventando resiliente.
Uno sfrecciare di frasi con una voce unica, una copertina rosso sangue con una donna di profilo, “La straniera” di Claudia Durastanti (La Nave di Teseo) è un memoir tra i più riusciti negli ultimi anni, con una sintassi inconfondibile da «accidental American» così come l’hanno definita, la Durastanti apre la doppia ferita di figlia di genitori speciali e di straniera. Orgoglio e molto talento.
“Confidenza” di Domenico Starnone (Einaudi) è un romanzo capace di trasmettere molto bene le dinamiche sottili di una relazione «L’amore come l’ho conosciuto io è una lava di vita grezza che brucia vita fine»: tutto parte da una confidenza che una coppia si scambia prima di lasciarsi e che pesa inevitabilmente sul rapporto di coppia della relazione successiva. Starnone, maestro.
“Il treno dei bambini” di Viola Ardone (Einaudi): questo romanzo ha il merito di raccontare un pezzo di storia italiana quasi sconosciuta, i cui protagonisti sono bambini delle zone più degradate di una Napoli sfregiata dalla seconda guerra mondiale, che vengono ospitati presso alcune famiglie del nord del Paese. Dolce, forte, ironico e vero.
“I vagabondi” di Olga Tokarczuk (Bompiani): Il romanzo a frammenti della scrittrice premio Nobel polacca prende e trasmette il messaggio dominante del nuovo millennio: solo ciò che è diverso sopravvive e il movimento è l’unica costante. Bellissimo e punk.
“I leoni di Sicilia” (NordEditrice) di Stefania Auci: il 2019 è stato un anno di grandi romanzi storici (si pensi al vincitore del Premio Strega “M il figlio del secolo”, o al libro della Cibrario sul Risorgimento italiano), in questa storia l’autrice ci racconta la saga dei Florio, conquistando immediatamente l’interesse dei lettori con uno stile unico che ricuce storia e appunto letteratura.
Dulcis in fundo, la raccolta di poesia di Paola Mancinelli, poetessa pugliese, intrisa della poetica di Mariangela Gualtieri e Chandra Livia Candiani con “La resa del grazie” (Ladolfi Editore), un titolo che rievoca il potere della riconoscenza di un’alterità che si pone in dialogo e relazione con la nostra soggettività, e quindi ricezione, accettazione e restituzione.
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