Il disprezzo: ricordiamo Alberto Moravia

Il disprezzo: nell’anniversario della sua morte ricordiamo Alberto Moravia. Alberto Moravia è stato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo. Considerato un esempio di esistenzialismo italiano, il corpus narrativo a cui ha dato vita presenta uno spiccato studio e approfondimento dell’introspezione dei personaggi. I suoi romanzi non presentano trame complesse o intricate ma il […]

Settembre 2021
4 Mins Read
182 Views
Il disprezzo: nell'anniversario della sua morte ricordiamo Alberto Moravia.

Il disprezzo: nell’anniversario della sua morte ricordiamo Alberto Moravia.

Alberto Moravia è stato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo. Considerato un esempio di esistenzialismo italiano, il corpus narrativo a cui ha dato vita presenta uno spiccato studio e approfondimento dell’introspezione dei personaggi. I suoi romanzi non presentano trame complesse o intricate ma il fulcro è infatti sempre il dramma interiore dei protagonisti, con una forte critica sociale.

Il 26 Settembre 1990 Alberto Moravia si spegneva a Roma, stessa città dove nacque e che raccontò in varie opere. Ricordiamo l’autore con uno dei suoi romanzi più brevi ma ugualmente significativi: Il disprezzo, uscito nel 1954 e portato sul grande schermo da Jean-Luc Godard con un film nel 1963.

Il disprezzo di Alberto Moravia.

In linea con lo stile dell’autore, la trama de “Il disprezzo” è semplice e focalizzata unicamente sui sentimenti e le sensazioni di un unico uomo. Nella fattispecie, questo romanzo narra semplicemente la storia di uno sceneggiatore, la cui vita viene sconvolta da una “novità”: sua moglie, che prima lo amava, inizia a disprezzarlo.

Definirlo un silenzio ostile, sarebbe inesatto. In realtà non c’era ostilità fra noi, almeno da parte mia; ma soltanto impotenza. Io mi rendevo conto che volevo parlare, che avevo molte cose da dire, e nello stesso tempo mi rendevo conto che non era ormai più questione di parole e che non avrei più saputo trovare il tono che ci voleva. In questa convinzione restavo zitto. – Il disprezzo, Alberto Moravia.

Glielo dice senza mezzi termini. In seguito capirà che la donna avrà un altro. Da questa partenza così apparentemente “banale” inizierà il suo dramma interiore.

Infatti, sapere con certezza che questa donna, che lui ha amato, e che fa parte della sua vita prova questo sentimento, percepire questa freddezza, sembra distruggere la sua vita lentamente.

Un male incerto provoca inquietudine perché, in fondo, si spera fino all’ultimo che non sia vero; ma un male sicuro, invece, infonde per qualche tempo una squallida tranquillità. – Il disprezzo, Alberto Moravia.

L’aspetto fondamentale della vicenda di questo romanzo è il continuo movimento del protagonista verso una felicità che appare sempre più irraggiungibile. Probabilmente perché sbagliata. La narrazione si concentra su un aspetto apparentemente banale dell’esistenza, una storia di tradimento come sicuramente se ne vivono e se ne sentono tante.

È il modo tuttavia a fare la differenza: lo stile narrativo di Alberto Moravia, intenso e mai scontato nella scelta della terminologia e della punteggiatura addirittura, ricostruisce nel dettaglio i pezzi di vetro in cui si frantuma la certezza e la possibilità di guarigione del protagonista.

Il linguaggio penetrante di Alberto Moravia e la metascrittura.

Come in altri romanzi dell’autore, a fare la differenza è infatti il linguaggio. Alberto Moravia aveva la capacità straordinaria di trasportare il lettore all’interno di un preciso universo narrativo. Con ciò non si intende il banale concetto, tratto distintivo della lettura e che la fa amare, secondo cui leggere distrae dalle vita reale. Non semplicemente, infatti, quando si legge Moravia non si pensa ad altro, bensì il lettore conosce alla perfezione il protagonista, lo vede, come vede i luoghi in cui si muove. I luoghi non sono le città, le case, ma le sue emozioni, la sua mente e, soprattutto, le sue speranze.

Inevitabilmente coinvolgente risulta una vicenda che, se uno conosce bene Alberto Moravia, immagina già come tragica e impossibile da risolversi. Vi sono romanzi effettivamente in cui l’autore ha dato spazio alla maturità e all’iniziazione sessuale, con una conclusione che mostra una profonda evoluzione nel giovane protagonista. In questo caso, tuttavia, ciò che emerge dal nostro sceneggiatore è la ricerca di quello che Ruf Igorevich Chlodovsky chiamò “benessere filisteo“.

Il protagonista non cerca una felicità vera ma data dalla sua mentalità da scrittore borghese. La realtà della borghesia, lo sappiamo, viene continuamente criticata e demistificata da Alberto Moravia. In questo caso però all’infelicità e disillusione perenne, si affianca anche un pregio eccezionale della narrazione. Essendo uno scrittore il protagonista, ritroviamo diversi riferimenti al suo mestiere.

Dibattiti sulla scrittura, sul teatro, in particolar modo vi è una dissertazione su Ulisse che copre tutta la narrazione, probabilmente tra i momenti migliori del romanzo. È una scrittura che riflette sulla scrittura, come accade in un altro lavoro dell’autore in modo molto più palese, L’attenzione.

L’umanità e la disperazione.

Per quanto si riconosca quasi un tedio nel sentire solamente i tormenti dello sceneggiatore, Moravia è stato capace di trasmettere al lettore una forte compassione e pietà. Quasi tenerezza fa un uomo grande e grosso che si “cruccia” per capire quale sia il motivo del disprezzo della moglie, cercando anche un riscontro carnale. È quello il principale modo in cui cerca una connessione con lei, provando ancora di più il vuoto di una società spesso priva di altro al di fuori della ricerca del piacere personale.

L’uomo vuole sempre sperare. Anche quando è convinto di essere disperato. – Il disprezzo, Alberto Moravia.

D’altro canto, anche la donna è un personaggio vuoto, indifferente e difficile da comprendere. Inizialmente si potrebbe pensare sia perché l’autore non è interessato a descriverne i tormenti, in quanto il percorso non è il suo ma quello del protagonista, invece la verità è che neanche lei fugge a un destino ben preciso, che fa parte della grande idea al centro dell’analisi umana dietro i lavori dell’autore.

Mostrare il vuoto, l’illusione, poiché non ci sono eroi in Alberto Moravia. Eppure, leggendole, percepiamo le loro emozioni, il loro essere, la loro figura e impariamo cosa potrebbe significare essere diversi, non essere eroi eppure più umani, in qualche modo.

Leggi anche: “L’atroce istinto della libertà Pier Paolo Pasolini e la Nuova Figurazione”

Exit mobile version