ChatGPT: rimarremo ancora artigiani?

Con l’intelligenza artificiale di ChatGPT perderemo la nostra essenza di artigiani? Scopriamolo in questo articolo insieme

Gennaio 2023
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ChatGPT si racconta.

ChatGPT si racconta.

ChatGPT “è un modello di linguaggio di grandi dimensioni sviluppato da OpenAI. È stato addestrato su un vasto corpus di testo e può generare risposte plausibili a domande, generare testo a partire da un prompt o completare un testo incompleto. È utilizzato comunemente in applicazioni di chatBot e di generazione di testo.”

Questa breve descrizione è stata generata direttamente dal prototipo di chatBot summenzionato, alla mia domanda “descrivi ChatGPT. Accessibile direttamente dal web e molto facile da usare senza tante difficolta (vedi qui), sembra una conversazione su WhatsApp con un amico o con un esperto professionista. Le sue funzionalità potrebbero essere alquanto limitate, lette sotto questa luce, ma non è cosi.

Ma perché?

Beh, sa fare tantissime cose, e pure bene. Naturalmente ha i suoi difetti, devi stare attento a come poni le domande, a volte prende delle cantonate colossali e si contraddice, come tutti noi umani!

Sono rimasto affascinato ed entusiasta, ed insieme a me anche altre milioni di persone fra cui tantissimi sviluppatori e scienziati, nonché molta gente che svolge i più disparati lavori.

La matematica… è un’opinione! (per ChatGPT).

Aggiungo però che ChatGPT mastica con difficoltà la matematica. A mio parere però, proprio quest’ultimo punto debole ribadisce l’importanza del progetto nel suo complesso.

Aggiungo ed affermo che siamo di fronte non ad una moda passeggera, anzi è proprio un evento strutturale, un po’ come il primo Commodore 64 oppure la prima versione di Microsoft Windows.

Quale argomento porto in supporto a quest’ultime considerazioni?

È presto detto. Pochi giorni fa, infatti, Stephen Wolfram pubblica un interessantissimo articolo-saggio sulle possibili sinergie ed implementazioni fra ChatGPT e la sua creatura, Wolfram|Alpha. Obbiettivo di ciò è quello di creare un autentico “super mostro”, veramente capace di fare tutto con maggiore efficienza ed incisività.

Signore e signori, non ci troviamo di fronte al primo che passa, ma ad uno dei più importanti fisici ed esperti viventi in intelligenza artificiale, teoria della complessità, automi cellulari e tanto altro. Il suo intervento, a distanza di pochissimo tempo dal rilascio di ChatGPT, la dice lunga: se fosse un semplice “giocattolo” si sarebbe scomodato?

Credo di no. Sono passati a mala pena 50 giorni dal lancio di ChatGPT, e forse possiamo dire che siamo di fronte ad una nuova rivoluzione digitale?

Penso di si, ma ancora dobbiamo interiorizzare la portata di questo evento, forse solo lontanamente immaginabile 20/30 anni fa.

Ciononostante resta il fatto che conservo delle riserve, anche importanti, non tanto sul contenuto dei risultati ottenuti ma sul come ci approcceremo all’uso dell’intelligenza artificiale e delle conseguenze sul nostro atteggiamento verso il concetto di “problema“.

I metodi attuali.

In sintesi mi domando se smetteremo di essere artigiani oppure useremo solo un altro tipo di attrezzo?

Avremo ancora cognizione di cosa stiamo facendo, oppure aumenteremo gli errori ed i bias cognitivi?

La rapidità di questi processi a cosa ci porterà?

Tento una risposta partendo da un esempio: calcolare un logaritmo. Do per scontato che sappiamo cosa sia il logaritmo (per chi fosse arrugginito in matematica, veda qui), come lo calcoliamo?

Semplicissimo: prendiamo il nostro smartphone, impostiamo la calcolatrice ed il gioco è fatto.

Se non fosse disponibile, basterebbe utilizzare quella del computer, oppure digitarla direttamente nella barra delle ricerche di Google, o lo chiediamo a ChatGPT.

Durante l’orario scolastico uso tranquillamente le tanto care calcolatrici scientifiche, il cui prezzo ormai parte da pochi euro. Attenzione, non ho minimamente parlato delle tantissime app o tool in giro.

I metodi di una volta.

Parlo di pochi secondi, ed il gioco è fatto. Ma è sempre stato così?

Naturalmente la risposta è no. In passato le strade percorribili non erano molte: dovevi utilizzare apposite tavole logaritmiche. Non bastava aprirle e sfogliarle per trovare il risultato, ma seguivi passo per passo un preciso algoritmo: trovare la caratteristica, la parte intera, la mantissa e… addirittura tu essere umano eri costretto ad interpretare i risultati via via ottenuti!

Se non avevi queste accortezze il risultato sarebbe stato certamente scorretto: era necessario prendersi qualche minuto. Esisteva anche una strada leggermente più agevole ma sempre di stampo manuale e non tanto lontana a livello concettuale. Usavi cioè strumenti come quello raffigurato qui, un regolo calcolatore. Altro che ChatGPT!

Un pezzo di alluminio sulla Luna.

Tutti noi abbiamo sognato di diventare degli astronauti, di viaggiare nel cosmo e di sbarcare almeno una volta sulla Luna o su Marte. Ora scordiamoci il “sognato” ed il “almeno una volta”.

Motivo?

Il regolo calcolatore è stato utilizzato dagli astronauti e dagli ingegneri delle missioni “Apollo” per eseguire i complicati calcoli delle traiettorie o di qualsiasi altro parametro necessario.

Dunque sulla Luna lui ci è andato sul serio, e non una ma ben 5 volte (o almeno così reclamizzava l’azienda americana Pickett sulle sue scatole)… e voi?

Probabilmente non ha salvato dall’insufficienza in matematica qualche alunno svogliato, ma certamente 3 astronauti sono tornati sani e salvi proprio grazie a lui, dopo un grosso problema! Vedere anche il film del 1995 con Tom Hanks per credere.

Personalmente non ne ho mai usato uno e nemmeno le tavole logaritmiche. Sono a conoscenza di queste metodologie del passato solo per interposta curiosità personale. Strumenti ormai in disuso e vivi solo nei ricordi nostalgici del passato di un genitore o di un nonno.

Passato racchiuso anche nei tecnigrafi per il disegno tecnico, in cui posso solo immaginare la particolarissima cura nella manualità dei gesti, nella scelte ponderate delle scale, quotature, metodi di proiezione, formato dei fogli, nomenclature e simboli.

Queste operazioni le potevi sicuramente effettuare solo con una certa attenzione e criterio nella consapevolezza che, in caso di errore, non bastava un click ed un “torna indietro” (un po’ come quando giochiamo alla Playstation), ma mandavi all’aria ore e ore di lavoro, o quantomeno ne compromettevi la qualità finale.

Insomma, ci si comportava come Niel Armstrong sulla superficie lunare: ad ogni passo egli prevedeva come effettuare i successivi 5-6 per non imbattersi in situazioni spiacevoli (alias: non morire di una morte atroce).

I miei compiti a casa.

Ultimo esempio che porto in dote è personale, ovvero le mie ricerche di geografia di terza elementare. Siamo nei primissimi anni 2000, 20 anni fa almeno se non di più. Non tutti avevano un computer in casa, ed Internet era una cosa vista non con sospetto certamente, ma come una novità attiva solo da qualche anno. 

Come svolgevo quindi le mie ricerche di geografia?

Ci mettevo un pomeriggio intero. La parte più bella era la documentazione: libri della biblioteca scolastica, ed un’enciclopedia casalinga che è una delle poche cose del passato che non ho buttato e che ancora nel tempo libero sfoglio con piacere.

La trascrizione a mano delle informazioni, la suddivisione in capitoli del testo, …barbabietole da zucchero, siderurgia…ed il disegno della cartina della regione o dello stato interessato, rigorosamente in carta da lucido e matite colorate. Oggi trovo tutto questo in pochi istanti su Wikipedia (anche ChatGPT in verità se la cava abbastanza bene), copio, incollo e stampo.

Piccoli Mastro Geppetto.

A cosa ci portano queste riflessioni?

Innanzitutto credo di aver reso chiaro al lettore il senso di artigianalità di questi compiti summenzionati: un approccio manuale, che portava a riflettere sul “cosa”, sul “come” e sul “perché” si stesse facendo una determinata operazione.

Credo che ci si rendeva maggiormente conto degli errori e delle problematiche man mano che si costruiva la soluzione; costruzione passo per passo che riusciva a rendere visibile la filosofia di fondo dei processi ed i loro motivi fondanti.

Inoltre, credo che avevamo una maggiore attenzione e considerazione di una risorsa importante come il tempo. Tempo che negli ultimi tempi si è evoluto nell’accezione di sveltezza e velocità degli strumenti informatici, e quindi dunque trasformato in una sola parola: “fretta”, “tutto e subito”.

Sappiamo benissimo a cosa porta la fretta, ovvero alla diminuzione della percezione del pericolo e dell’errore. Credo che i metodi del passato, con la loro – al contrario – ponderazione del tempo e lentezza, non rispecchiassero gli ideali di celerità e frenesia dettate dal software. Naturalmente, se usate bene o meglio con scienza, coscienza e criterio.

Utilizzare un regolo calcolatore dava un senso di maggiore attenzione ai dettagli ed ai processi di controllo: chi controlla a mano cosa fa la calcolatrice o il PC?

Conclusioni.

Attenzione, non sono un luddista. Non sto minimamente rifiutando gli indubbi vantaggi – anzi, inimmaginabili – vantaggi dei software e dell’intelligenza artificiale, anzi ne sono un promotore accanito.

Resta il fatto che ormai vediamo e vedremo spiattellare migliaia di informazioni in un battibaleno.

Significherà che resteremo dunque solo dei fruitori?

Non creeremo più nulla con le nostre mani, con il nostro cervello e con i nostri sensi?

Ci limiteremo solo ad inserire le domande, senza formare le risposte?

La creatività è una delle qualità che ci contraddistinguono come esseri umani: come faremo ad esercitarla?

Chi controlla il controllore?

A questo punto rischio di trascendere nella filosofia, e dunque mi fermo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Leggi anche: ChatGPT e il mondo del lavoro: pregi e difetti di una rivoluzione 

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