L’impellente sostenibilità del Pianeta Terra

Sostenibilità del pianeta Terra: sviluppo sostenibile possibile senza andare oltre la stratosfera. Parliamo di sostenibilità del pianeta Terra. Se vogliamo sopravvivere in qualità di specie umana, e tutelare lo straordinario pianeta che ci ospita, dobbiamo necessariamente realizzare uno sviluppo cosiddetto “sostenibile”. In realtà è la stessa Terra a manifestare l’impellente bisogno di esser tutelata attraverso […]

Settembre 2016
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Sostenibilità del pianeta Terra: sviluppo sostenibile possibile senza andare oltre la stratosfera.

Parliamo di sostenibilità del pianeta Terra. Se vogliamo sopravvivere in qualità di specie umana, e tutelare lo straordinario pianeta che ci ospita, dobbiamo necessariamente realizzare uno sviluppo cosiddetto “sostenibile”. In realtà è la stessa Terra a manifestare l’impellente bisogno di esser tutelata attraverso l’attuazione di tale forma di crescita. Cancellate dalla logica la coincidenza di significato tra i termini sostenibilità e realizzabilità.

Sviluppo sostenibile non vuol dire sviluppo realizzabile. Lo sviluppo è sostenibile nel momento in cui realizza la crescita delle generazioni presenti, senza andare a compromettere lo sviluppo delle generazioni future. Uno sviluppo, quindi, che ha riguardo per la crescita sia nel breve che nel medio – lungo periodo.

Il tema della sostenibilità.

La comunità internazionale inizia a sensibilizzarsi sul tema della sostenibilità a partire dagli anni Settanta, quando iniziano ad esser palesi e manifeste le conseguenze sull’ambiente e sul clima di quasi due secoli di sviluppo incontrollato, scriteriato e spregiudicato. Anni in cui gli effetti malsani iniziano a mettere in discussione la crescita stessa, ed è da qui che scatta il campanello d’allarme dei vari Governi.

Quest’ultimi, non mobilitati dall’amore per l’ambiente, bensì perché terrorizzati dalla tendenza di marcia, in negativo, dei dati sullo sviluppo. Tale consapevolezza viene formalizzata nel corso degli ultimi decenni attraverso trattati internazionali:

  • i vari Protocolli di Kyoto;
  • le varie conferenze sul clima e ambiente;
  • i vari G8/G20;
  • le varie convenzioni sul clima e i vari accordi;
  • Ultimo fra tutti “l’Accordo sul Clima – Parigi 2015”.

Tanti sono stati i passi indietro delle nazioni che hanno ratificato tali accordi, spesso grandi potenze economiche, non disposte alla flessibilità di modificare le proprie economie in nome della salute della Terra. Talvolta siamo costretti a sorbirci la pantomima degli Stati Uniti e della Cina di turno, falsamente assennatamente motivati nelle fasi iniziali degli accordi, per poi rimanere irremovibili su pochi metri cubi di emissioni dei gas serra.

Nonostante quindi i buoni propositi, la lucidità di analisi che ci contraddistingue, rileva dal check-up planetario un indubbio non miglioramento del clima e dell’ambiente, anzi una palese compromissione della crescita delle generazioni presenti e future, l’inerzia e la non volontà di ideare un piano di sviluppo sostenibile. Una programmazione in cui la parola rinnovabile va di pari passo con la sostenibilità. 

L’impellente sostenibilità del Pianeta Terra

Trattasi concretamente di una pianificazione resa quasi utopica per via di interessi economici che assumono maggior peso e rilevanza rispetto alla sopravvivenza “sul” e “del pianeta Terra”.

In realtà, una programmazione c’è, e non include la rinnovabilità e la sostenibilità della Terra.

Gli Stati puntano lo sguardo al cielo, andando oltre la stratosfera, tentando di rendere funzionale la brama di scoperta dell’universo. Proprio in esso investono, non per il mero piacere della scoperta, ma per reperire altrove, al di là dell’esosfera, nuove risorse e fonti attraverso cui alimentare la foga di sviluppo.

Terrorizzo dinnanzi l’ipotesi della scoperta di un pianeta con le stesse caratteristiche della Terra. Temo possiamo infettare l’universo, usurpando anche ciò che non ci appartiene per non placare la presunzione al non cambiamento.

E’ l’ennesima dimostrazione di come il potere annebbi anche quanto di più naturale esista: l’istinto di sopravvivenza. La mente contorta dell’uomo preferisce perire anziché cambiare, forse in un certo senso anche di evolversi. In fondo per evolvere deve adeguarsi al cambiamento, anche se dall’uomo stesso indotto.

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