La battaglia finale di Ragnarok: nel cuore della mitologia vichinga

Ragnarok. Nella mitologia vichinga salta subito all’occhio il concetto della battaglia finale di Ragnarok. Essenzialmente uno scontro totale tra le forze del bene e quelle del male, rappresentate dagli Dei e dai Giganti. Inoltre, questa piena apocalisse sancirebbe la fine di un ciclo cosmico di manifestazione della natura.  Quando dopo combattimenti cruenti anche Odino, il […]

Marzo 2022
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Nella mitologia vichinga salta subito all'occhio il concetto della battaglia finale di Ragnarok.

Ragnarok.

Nella mitologia vichinga salta subito all’occhio il concetto della battaglia finale di Ragnarok. Essenzialmente uno scontro totale tra le forze del bene e quelle del male, rappresentate dagli Dei e dai Giganti. Inoltre, questa piena apocalisse sancirebbe la fine di un ciclo cosmico di manifestazione della natura. 

Quando dopo combattimenti cruenti anche Odino, il Dio creatore demiurgico, muore e tutto si scioglie, solo un uomo e una donna, simboleggianti la razza umana, si ritrovano superstiti e viventi di fronte ad un nuovo sole che sorge. 

Questo non è un fatto da poco! Nel nostro universo vige la legge della trasformazione, ove tutto e tutti nascono, crescono e periscono. Nella mitologia indù, le divinità principali sono Brahma, Vishnu e Shiva ovvero il creatore, il preservatore e il distruttore. Questa legge è eterna e regola l’andamento del tempo nel nostro mondo.

Quindi non esiste mai una vera fine delle cose ma una trasformazione perenne della realtà, poiché ogni fine racchiude un nuovo inizio. 

Come notato, nella battaglia finale di Ragnarok, solo la razza umana – o quella parte matura per esser ciò – rimane superstite dopo una pulizia totale dei vari livelli energetici e non dell’universo. Questo dimostra che, potenzialmente, l’uomo è superiore agli stessi Dei naturali, addirittura ad Odino, il demiurgo paragonabile al grande architetto dell’universo.

Ora, viste le tensioni mondiali attuali, questi concetti antichi dovrebbero essere ben ponderati poiché anche oggi i buoni combattono i cattivi. I primi dimostrano di non esser totalmente puri, poiché con violenza attaccano i secondi, i quali sono così sicuri della loro positività e bontà da ritenersi nel giusto. Le norme del bene e del male sono molto confuse, ed è in atto oramai una guerra globale tutti contro tutti. 

Il concetto vichingo della battaglia finale di Ragnarok può esserci di aiuto nell’affrontare il presente.

In effetti, mai come oggi le forze naturali del bene e del male sono a confronto. Vi è da notare il fatto che il principio malvagio nella mitologia vichinga, rappresentato dalla figura di Loki, viva tra gli Dei, cosa per lo meno ambigua.

Questo indica proprio quello che vogliamo sottolineare, che cioè tra gli uomini e quindi nel nostro mondo, non esiste un bene o un male assoluto, ma questi due sono per così dire simmetrici e complementari.

L’antico simbolo taoista dello yin e dello yang, indica alla perfezione queste forze gemelle su cui si basa ogni manifestazione vitale. I superstiti della battaglia finale di Ragnarok hanno superato ogni dualità per così dire, innalzandosi al di sopra delle forze gemelle della natura del bene e del male. 

Parole forse difficili da comprendere ma che indicano uno stato di coscienza non più mosso dal gioco delle forze opposte ma complementari.

Secondo noi, la sfida eccezionale di questi tempi turbolenti è proprio quella di abbandonare il circolo vizioso della dualità, per innalzarsi ad un “bene assoluto”, senza ombra alcuna o riflesso speculare. Nelle tradizioni millenarie dell’india, si parla di giorni di manifestazioni (Manvantara) e notti cosmiche (Pralaya). Questi si susseguono  costantemente. 

Finito un giorno di manifestazione, subentra una notte cosmica ove tutto e tutti entrano nel riposo, a parte quegli esseri maturi, pronti per entrare in luoghi ove non vige più lo spazio e il tempo.

Queste antiche tradizioni narrano di una fine rinnovatrice in cui sempre vi è qualche superstite.

Ciò è molto consolante, visto il nervosismo crescente dovuto ai tempi attuali. Il mito di Noè con la sua arca è noto a tutti come quello di Atlantide.

“La battaglia finale di Ragnarok” rappresenta quindi una enorme possibilità per quella parte di umanità matura, per uscire dal circolo vizioso della dualità ed elevarsi così ad uno stato superiore agli stessi Dei naturali.

Nel rinascimento si parlava di uomo universale, un uomo completo, brillante come un microcosmo ed in armonia con l’universo intero. Dal caos dei tempi attuali deve nascere l’armonia di un nuovo rinascimento, dopo la nera notte del medioevo.

La nobiltà dell’animo umano è indubbia, a scapito del suo egocentrismo esacerbato. Prendiamo atto della “Dignità dell’uomo”, così bene messa in luce da Pico della Mirandola.

Siamo stati posti nella creazione col compito di forgiarci, per discendere cioè più in basso delle bestie brute, o per salire in luce e magnificenza ancora più in alto degli angeli. “La battaglia finale di Ragnarok” porterà in luce questi due stati di coscienza, d’altronde già ben evidenti nell’umanità dei giorni nostri.

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