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#Foodporn e Millennials: evo-rivoluzione del Cibo

evo-rivoluzione del Cibo in stile pop art

#foodporn.

Provate a scrivere #foodporn come ricerca su Instagram, non preoccupatevi, non si apriranno pagine Explicit. Saranno invece più di 110 milioni di foto che fanno vedere il cibo da parte di quella parte di internauti che oggi, sempre più, sono rappresentati dalle generazioni nate a cavallo dei due secoli XX e XXI. Da quelle foto si può capire dove sta andando l’evoluzione del cibo e, in qualche caso, possiamo definirla rivoluzione.

I Millennials rappresentano il 25% della popolazione americana e, in molti paesi emergenti, sono accostati alle fasce di reddito più alte.

L’Istituto di ricerca Nielsen ha svolto un’indagine su un campione rappresentativo di 63 paesi e 30.000 individui.

Ne sono emersi dati veramente interessanti, soprattutto perché il nome della ricerca si sofferma soprattutto sul “Cibo come Medicina” e quindi evidenzia il significato salutistico che esso assume.

Ciò che rende ancora più interessante questa indagine, sta nel fatto che l’obiettivo è evidenziare come cambierà il modo di alimentarsi nei prossimi 12 mesi, quindi, con risultati molto rapidi a vedersi. Logicamente, sono proprio queste nuove generazioni a cambiare le logiche dei consumi, in quanto poco legate a schematismi tradizionali e territoriali e libere da condizionamenti, proprio perché nativi digitali e cibernauti globali.

Quali saranno le parole più usate nel futuro alimentare globale?

Sentiremo sempre più parlare di veganismo, superfood, free from, salutismo, biologico, unconventional packaging, etichette corte, usefull pack, ecc… .

Non si compreranno più i prodotti solo perché saranno buoni. Si compreranno perché rispetteranno gli esseri viventi, ridurranno i grassi e gli zuccheri, saranno rispettosi della natura, funzionali a specifiche azioni metaboliche, sempre meno chimici e più naturali, derivanti da animali mai trattati con antibiotici, alimenti sempre più “tecnologici”, ecc… .

Una rivoluzione dei costumi alimentari?

Certamente! E le aziende stanno correndo ai ripari. Tutti hanno potuto osservare l’eclatante retromarcia di Mulino Bianco per quanto riguarda l’utilizzo dell’olio di palma. Inoltre, sulla scia del “senza lattosio”, ormai, le aziende che producono sostituenti del latte tradizionale hanno livelli di crescita a due cifre.

Infine i Superfood: qui sono soprattutto i Millennials a dettare le condizioni e, il 19%, afferma che mangerà sempre più superfood in quanto alimenti considerati benefici per la salute. Nel vino invece si sta osservando la corsa al Bio, le conversioni di vigneti sono in crescita esponenziale. Alcuni monopoli nordeuropei (Svezia, Norvegia) hanno confermato che dal prossimo anno non potranno più entrare nel territorio vini che non siano certificati Bio.

Nel 2016 il Bio, secondo i dati Nielsen, è cresciuto di un ulteriore 19%. Il Gluten free è cresciuto del 29% sempre nello stesso anno. Ah, importante, incrementano solo i prodotti con la spiga barrata, iscritti nel prontuario farmaceutico. La sola dizione senza glutine non apporta importanti cambiamenti di vendita.

I millennials stanno spostando le abitudini anche per quello che riguarda l’interpretazione delle etichette, in modo particolare apprezzano le short label, etichette con una lista di ingredienti corta = prodotto più sano.

Semplicità fa rima con qualità: come non apprezzare l’incredibile successo della linea “Five” dei gelati Haagen – Dazs che ha posto come condizione solo 5 ingredienti tutti naturali.

Il packaging.

Praticità fa sempre più rima con appetibilità del prodotto. Ed ecco il boom degli affettati di salumi in vaschetta, oppure le mono porzioni di riso e pasta che arrivano ormai a 150 gr. Da segnalare, infine, un comportamento sempre più influente: quando le composizioni degli alimenti sono molto complesse, il consumatore cerca affidabilità e rassicurazione da un formato del contenitore semplice con claims positivi e colori pastello rasserenanti. C’è una cosa che però nemmeno i millennials non sono in grado di spostare: la parolina magica “Made in Italy” rimane il migliore messaggio salutistico e qualitativo possibile.

Questo è un segnale, ancora forte, di quanto il nostro paese si deve giocare a livello internazionale, un ulteriore monito al controllo delle falsificazioni e i tentativi di copiare un valore aggiunto che non è assolutamente replicabile.

Leggi anche: Ritorno all’orto e al cibo a Km0

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