Tiny Houses: Houseboats nel Subartico

Le tiny houses sono un esempio di vita sostenibile? Ritroviamo ricorrenti, nelle news e nelle conversazioni da bar, termini quali eco-sostenibilità, bio-architettura, energie rinnovabili/alternative, edifici passivi. Se vi aggiungiamo il nuovo trend delle tiny houses (piccole case), otteniamo un cocktail perfetto di ciò che potrebbe essere la nuova frontiera dell’abitare.  Se tutti i designer, architetti, ingegneri, etc. […]

Novembre 2017
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Tiny houses

Le tiny houses sono un esempio di vita sostenibile?

Ritroviamo ricorrenti, nelle news e nelle conversazioni da bar, termini quali eco-sostenibilità, bio-architettura, energie rinnovabili/alternative, edifici passivi. Se vi aggiungiamo il nuovo trend delle tiny houses (piccole case), otteniamo un cocktail perfetto di ciò che potrebbe essere la nuova frontiera dell’abitare. 

Se tutti i designer, architetti, ingegneri, etc. incorporassero i concetti sopra citati nella progettazione degli edifici, forse ora non saremmo afflitti dal riscaldamento globale. Dunque, come potrebbero essere e quale dovrebbe essere lo stile di vita dei suoi abitanti?

Questa è una domanda che mi sono posta più volte finché l’immaginazione ha lasciato il posto alla realtà. Ho vissuto per qualche anno nel subartico canadese, dove la vista del mio ufficio era dominata da houseboats (case-barca). Si tratta di piccole case galleggianti tenute a galla da serbatoi di carburante vuoti (paradossalmente potrebbero essere sollevate e trasportate in ogni dove).

Se ne contano una trentina: ce ne sono di ogni forma, colore e dimensione e costituiscono una forte attrazione per i turisti, essendo sulla copertine di molte riviste locali e guide turistiche.

Si ergono sul Great Slave Lake, il decimo lago più grande al mondo, che domina la città di Yellowknife (Northwest Territories). In parole povere, chiunque abbia tempo, fantasia e risparmi potrebbe decidere di costruirne una, vivendo una vita sostenibile ed off-grid.

La maggior parte sono costruite dagli stessi fruitori, il che li rende architetti, costruttori e proprietari dell’immobile.

Il sistema costruttivo è quello tipico canadese: ossatura di legno rivestita da pannelli metallici. L’isolamento termico è fondamentale: non dimentichiamo che queste case sorgono nel sub-artico, dove temperature di -40° sono la prassi nel periodo invernale.

Ogni pianta e facciata delle Tiny Houses è unica nel suo genere.

Varietà di forme e colori (molti dei quali vividi e vivaci) come blu, verde e giallo arricchiscono e rendono mozzafiato la vista della baia. Tutti gli spazi sono ottimizzati e spesso un oggetto ha doppia valenza: per esempio la scala è al contempo una libreria, il lavandino funge anche da tagliere e così via.

Ma soprattutto sono eco-sostenibili e autosufficienti: pannelli solari e/o fotovoltaici generano elettricità, stufe a legna il riscaldamento, bombole di gas propano sono usate per cucinare. La toilet si riduce al bagno chimico. Pochi fortunati sono dotati di doccia o vasca da bagno.

L’accessibilità è consentita da canoe durante il periodo estivo e da racchette da neve durante il periodo invernale. Sono raggiunte da automobili nel picco dell’inverno, ma nessun posto auto è incluso nel design. Di sicuro non tutti potremmo vivere in queste case, tuttavia l’idea che i termini eco-sostenibilità, tiny houses, etc, non siano solo belle parole, mi fa sperare in un futuro migliore.

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