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Fargo: Prima stagione

Fargo: Prima stagione

Fargo Prima Stagione: cosa accadrebbe se tu avessi ragione e gli altri avessero torto?

What if you’re right and they’re wrong, ovvero “cosa accadrebbe se tu avessi ragione e gli altri torto”, è il filo conduttore della prima stagione di Fargo, un capolavoro del 2014 che prende origine dall’omonimo film dei fratelli Coen, vincitore di due premi Oscar nel 1997.

Non stupisce, dunque, che il peso delle aspettative fosse molto alto, specialmente per i Coen stessi, qui in veste di produttori esecutivi. Nonostante tutto, il prodotto è riuscito a convincere il pubblico cinefilo tanto quanto la pellicola. Il merito di questo successo è in buona parte di Noah Hawley, la cui sceneggiatura cattura il mondo ideato dai Coen espandendone i confini. Hawley stesso, presentando la serie, disse:

“Non è una serie televisiva. (…) È un film di dieci ore”. Ed è proprio questa la sensazione che gli spettatori speravano di trovare.

La serie esaspera la tematica principale del film, ossia l’influenza della malvagità nella vita delle persone comuni. L’assassino Lorne Malvo (Billy Bob Thornton), entra nell’anonima cittadina di Fargo scatenando le forze del male. Il suo unico obiettivo è osservare come crudeltà, odio e morte portino scompiglio nella routine regolare e prestabilita che caratterizza l’esistenza delle piccole realtà americane.

Il caos senza senso fa da padrone, portando l’inetto Lester Nygaard (Martin Freeman) sull’orlo del baratro. Davanti al poster nella sua cantina, che recita appunto What if you’re right and they’re wrongsi consumano omicidi e si svelano misteri.

La domanda che ci si pone è dunque la seguente: se non esiste un ordine o una verità assoluta, chi può dirsi nel giusto?

Forse il povero Lester che, costretto in una vita umiliante, compie un gesto sanguinoso pur di trovare la libertà? Oppure ad avere ragione è l’agente di polizia Molly Solverson (Allison Tolman), che desidera riportare la giustizia e il rispetto delle regole tra le strade di Fargo?

I fratelli Coen amano riprendere piccoli personaggi dall’esistenza misera e vuota, che lottano con tutte le loro forze contro un’entità indefinita. Non si tratta certamente di una divinità tradizionale, anche se, nella serie, gli accenni all’Antico Testamento e alla punizione di Dio nei confronti dei peccatori non mancano di certo.

La battaglia, piuttosto, si svolge tra luce e ombra, due forze i cui confini spesso non sono del tutto chiari. Il killer interpretato da Thornton ha un carattere sfaccettato, ma non si può certo pensare che in lui si nasconda una scintilla di bontà. Il personaggio di Lester, invece, è ancora più difficile da definire. Così insicuro di sé all’inizio del racconto, man mano che la storia procede egli fa mostra davanti alla telecamera (merito di un Martin Freeman dalle espressioni sfumate e mutevoli) di tutta la sua intelligenza, sino a prendere completa responsabilità delle proprie azioni.

Da un lato l’assurdità della violenza, dall’altro la responsabilità individuale. È difficile trovare una risposta a questo inghippo, almeno nella visione dei fratelli Coen, che giocano con la violenza senza mai compiacersene. D’altronde, la malvagità è insita nel genere umano dall’alba dei tempi. Gli spettatori avranno notato la scelta di spostare avanti nel tempo le vicende narrate.

Il film Fargo, girato nel 1996, trattava una storia avvenuta nel 1987. Molti si saranno chiesti perché la serie abbia deciso di portare gli eventi al 2006. La ragione è semplice: non importa in quale epoca ci si trovi, la crudeltà e la violenza saranno sempre di uguale intensità.

Elemento portante sia della pellicola che della serie televisiva è la frase con cui si dà inizio all’opera. Leggermente variata tra le due versioni, riportiamo quella della serie italiana: Questa è una storia vera. Gli eventi descritti hanno avuto luogo in Minnesota nel 2006. Su richiesta dei sopravvissuti i nomi sono stati cambiati. Nel rispetto dei morti, il resto è stato narrato esattamente come avvenuto.

Verità o finzione? La storia è uscita dalla fantasia dei fratelli Coen e dalla penna di Hawley, ma la follia umana rimane il concetto più vero che si possa decidere di raccontare.

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Sara Signorini

Classe 1994, si è laureata in Filologia Moderna presso l'Università degli studi di Padova e oggi si aggira tra letteratura e giornalismo alla ricerca di idee e percorsi creativi. Scrive di cinema, che considera non solo una grande passione, ma anche un metodo infallibile per osservare la società attuale con spirito critico e ironia.

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