Apologia di Pasquale Tridico

Cronistoria del Presidente dell’INPS Tridico e la verità mal raccontata sul suo stipendio. È stato negli ultimi mesi al centro dell’attenzione mediatica per i continui attacchi che ha dovuto subire da alcune forze politiche, in gran parte dell’opposizione: messo nel mirino spesso per pregiudizi nei suoi confronti da parte dell’“ancient regime” della politica nostrana, spesso […]

Ottobre 2020
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Cronistoria del Presidente dell'INPS Tridico e la verità mal raccontata sul suo stipendio.

Cronistoria del Presidente dell’INPS Tridico e la verità mal raccontata sul suo stipendio.

È stato negli ultimi mesi al centro dell’attenzione mediatica per i continui attacchi che ha dovuto subire da alcune forze politiche, in gran parte dell’opposizione: messo nel mirino spesso per pregiudizi nei suoi confronti da parte dell’“ancient regime” della politica nostrana, spesso vittima di fake news e reso bersaglio facile da certa stampa antigovernativa. Le sue idee progressiste in campo sociale sono mal sopportate da Confindustria e da una vasta area politica che spazia da destra a sinistra:

Pasquale Tridico, professore universitario e Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

Di origini modeste, nato in un piccolo borgo della Calabria, si laurea nel 2000 in Scienze politiche alla Sapienza conseguendo subito dopo un master in Economia e relazioni internazionali presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI). Nel 2002 vince una prestigiosa borsa di ricerca (la Marie Curie Fellowship) all’Università del Sussex a Brighton, nel Regno Unito, dove frequenta contemporaneamente i corsi del master in Economia e Integrazione economica europea.

Due anni più tardi ottiene il dottorato di ricerca in Economia politica a Roma Tre, dove comincia a svolgere attività di ricerca e project manager. Nel suo curriculum annovera di essere stato Fullbright Research Scholar alla New York University nel 2010-2011, e ricercatore esterno associato all’Institute for International Integration Studies al Trinity College di Dublino. Prima docente a contratto di Economia dell’Unione europea alla Sapienza presso il corso di laurea in Mediazione linguistica e culturale, dal 2009 insegna Economia del Lavoro a Roma Tre e dal 2014 Politica economica.

A lui, a partire da marzo 2019, il compito di tenere il timone dell’Inps, una macchina il cui bilancio è secondo solo a quello dello Stato e che non ha pari in Europa per dimensioni e numero di servizi di welfare garantiti. Per dare l’idea della mole di denaro gestito, nel 2019 l’Istituto ha pagato prestazioni per 340 miliardi e incassato oltre 230 miliardi di contributi previdenziali.

Nel 2020, con la terribile pandemia che ha colpito l’umanità intera, il governo ha riversato sull’Istituto i principali strumenti di sostegno al reddito e di agevolazioni alle aziende, con i numeri che sono cresciuti in maniera esponenziale; sarà possibile fare un sunto delle somme spostate dall’Istituto solo a fine anno, ma è sensibile l’aumento quantitativo delle prestazioni erogate.

Ma veniamo alla polemica circa l’entità della sua retribuzione. Lo stipendio di partenza del presidente dell’INPS Pasquale Tridico non era e non avrebbe dovuto essere 62mila euro, ma di 103mila euro. Come il predecessore Tito Boeri. Molto meno di altri illustri predecessori (su tutti, Antonio Mastrapasqua, Presidente dal 2008 al 2014) che percepivano stipendi nettamente superiori a quello del prof. Tridico.

È diventato di 62mila euro agli albori del primo governo Conte, quando Salvini e Di Maio non riuscivano ad accordarsi per la spartizione delle poltrone e decisero che a capo dell’INPS, nel frattempo, si sarebbero seduti entrambi: Lega e 5 Stelle.

Questi ultimi piazzarono Tridico alla presidenza con uno stipendio di 62mila euro, mentre la Lega mise alla vicepresidenza Adriano Morrone con uno stipendio di 41milaeuro. Se facciamo una somma elementare viene giustappunto fuori la fatidica cifra dei 103mila.

Tutto questo fino a che non è stato nominato il CDA. Tutto questo con Matteo Salvini al governo. Quindi, tanto per cominciare, è una colossale bugia che Pasquale Tridico si sia raddoppiato lo stipendio ed è una balla che il leader leghista non lo sapesse. Non solo. C’è sempre Matteo Salvini al governo quando il 12 giugno 2019 il capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro comunica all’INPS l’intenzione di portare gli emolumenti del presidente a 150mila euro e del vicepresidente a 100mila euro.

È utile ricordare che Salvini, come ogni altro parlamentare, costa in media agli italiani 230mila euro all’anno. Cioè 80 mila euro in più di Tridico. Ma a differenza di quest’ultimo ha l’11% di presenze sul posto di lavoro: il Parlamento. Per il resto, questi illustri onorevoli sono in missione. Le vediamo tutti, ogni giorno, le missioni trascorse nei salottini tv o tra sagre ed improbabili comizi.

Però sproloquiano sul fatto che gli italiani non abbiano ancora ricevuto la cassa e quindi Tridico debba dimettersi. Dimenticando che, a causa della pandemia, l’Istituto si è ritrovato a fare in 6 mesi quello che di solito fa in 5 anni. Con l’aggiunta di milioni di bonus da distribuire.

Proviamo a fare un gioco semplice: immaginate il vostro posto di lavoro, con la mole di compiti che svolgete ogni giorno. Ora provare ad immaginare di svolgere dieci volte la quantità di lavoro giornaliero con lo stesso personale e gli stessi orari. Impossibile. Ecco, a questo aggiungete che il tutto si è dovuto svolgere da un giorno all’altro da remoto, portando oltre 25000 dipendenti a lavorare da casa, senza orari né festivi, con proprie utenze e supporti informatici, con una rete intranet da potenziare in poche ore per reggere l’enorme afflusso di dati e di accessi.

Capitolo casse integrazioni.

L’Istituto ne ha pagate 11060900 su un totale di 11459453. Cioè ha pagato il 97% di tutte le casse richieste ed autorizzate, con il quintuplo del lavoro da fare. Scopriamo che, in alcuni casi, le imprese non avevano neanche chiesto la CIG o non avevano compilato il necessario modello SR41.

Non è questa la sede per prendere posizioni sul fatto che al presidente di uno degli Istituti pubblici più importanti e delicati del Paese sia stato portato lo stipendio al livello di un qualsiasi dirigente, anche se inferiore ad un qualunque parlamentare che non ha nemmeno un millesimo delle sue responsabilità e del suo lavoro ma che a parlare di lavoro, stipendio e risultati siano certi personaggi che da decenni campano solo di poltrone, senza nemmeno avere la decenza di “scaldarle”, è sinceramente troppo.

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