Bollette pazze: il contatore è la bocca della verità?

Contatore e bollette pazze.  Spesso capita che al rientro dalle ferie, il misuratore dei consumi delle utenze domestiche, quali acqua, luce e gas, rileva un aumento dei consumi. Oppure si è destinatari di fatture che indicano consumi di gran lunga superiori rispetto alle fatture precedenti; tutto ciò appare inspiegabile almeno all’inizio. I fornitori delle utenze […]

Ottobre 2018
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Contatore e bollette pazze. 

Contatore e bollette pazze. 

Spesso capita che al rientro dalle ferie, il misuratore dei consumi delle utenze domestiche, quali acqua, luce e gas, rileva un aumento dei consumi. Oppure si è destinatari di fatture che indicano consumi di gran lunga superiori rispetto alle fatture precedenti; tutto ciò appare inspiegabile almeno all’inizio.

I fornitori delle utenze domestiche dichiarano spesso che le bollette vengono emesse sulla scorta dei dati che il contatore fornisce.

Il contatore fa piena prova contro il consumatore o questi può comunque contestare i dati forniti dal contatore stesso?

Per rispondere a questo interrogativo è necessario richiamare il concetto giuridico di “presunzione”, non quello di innocenza penale, in questo caso la presunzione ha una valenza negativa per il consumatore perché, per utilizzare il linguaggio dei giuristi, si assiste ad una inversione dell’onere probatorio.

In parole semplici, spetta al consumatore dimostrare che i dati del contatore non sono veritieri o che il contatore stesso non funziona correttamente.

Nel diritto esistono due tipi di presunzioni:

  • quelle assolute, in questo caso non è ammessa la prova contraria, (esempio: l’atto di compravendita stipulato dal notaio costituisce piena prova dell’acquisto di un immobile);
  • quelle relative, qui invece è ammessa la prova contraria, quindi è possibile ribaltare i fatti o nel caso del contatore i dati forniti.

In buona sostanza, gli scatti registrati dal misuratore dei consumi si presumono corretti salvo che l’utente e/o consumatore riesca a dimostrare il contrario.

Come fare per dimostrare che i dati forniti dal contatore sono errati?

La risposta a questo interrogativo richiede sicuramente l’ausilio di professionisti specializzati poiché il contatore è una macchina elettronica il cui funzionamento non è semplice, e la manomissione dello stesso può comportare gravi sanzioni anche penali per il consumatore.

Tuttavia un valido supporto giuridico viene in aiuto dei consumatori/utenti. In particolare, la Giurisprudenza in varie occasioni ha stabilito che la prova del cattivo funzionamento del contatore che l’utente deve fornire non deve essere una prova “rigida”.

E’ sufficiente che si riesca a dimostrare anche un semplice “sospetto di malfunzionamento” così da passare la patata bollente alla società che eroga il servizio. E’ su quest’ultima che incomberà l’onere di dimostrare invece l’assenza di anomalie del misuratore e che i dati forniti sono corretti.

La contestazione può essere basata utilizzando alcuni parametri come:

  • la superficie dell’immobile;
  • il numero dei componenti il nucleo familiare:
  • la tipologia di consumo, se domestico o diverso, ecc..

Il caso delle fatture errate.

Recentemente il Tribunale di Latina, chiamato a pronunciarsi su una questione attinente il malfunzionamento del contatore e le errate fatture emesse dalla società, ha dichiarato che il gestore dell’utenza non può basare il suo diritto di credito solo sui dati forniti dal contatore, ma deve dimostrare anche l’esatto funzionamento dello stesso, e la corretta corrispondenza tra i dati forniti dal misuratore e quelli riportati nella bolletta.

Qualora il gestore non riuscisse a fornire una prova positiva, la richiesta di pagamento delle fatture non può ritenersi legittima.

In altre parole, ai fini dell’accoglimento della domanda, non basta la sola esibizione delle fatture, emesse sulla base di dati forniti e riportati nel misuratore dei consumi in quanto essi rappresentano “meri indizi” e non costituiscono una piena prova.

Quindi la società che eroga il servizio, o in alcuni casi il gestore, per ribaltare la contestazione mossa dall’utente deve dimostrare tecnicamente che il contatore è funzionante e che c’è corrispondenza tra i dati forniti e quelli riportati nella bolletta.

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