Coronavirus in Germania: l’eccezione tedesca per numero di decessi

Coronavirus in Germania: desta molto stupore il fatto che il numero dei decessi per coronavirus in Germania SARS-CoV-2 sia nettamente inferiore rispetto a quello degli altri Paesi. Se lo è chiesto anche il British of Medical Journal (BMJ), una delle riviste mediche più importanti al mondo. Al 19.04.2020 si registrano 4538 morti su un totale di 143.724 contagiati […]

Aprile 2020
7 Mins Read
25 Views
Coronavirus in Germania: desta molto stupore il fatto che il numero dei decessi per coronavirus in Germania SARS-CoV-2 sia nettamente inferiore rispetto a quello degli altri Paesi.

Coronavirus in Germania: desta molto stupore il fatto che il numero dei decessi per coronavirus in Germania SARS-CoV-2 sia nettamente inferiore rispetto a quello degli altri Paesi.

Se lo è chiesto anche il British of Medical Journal (BMJ), una delle riviste mediche più importanti al mondo. Al 19.04.2020 si registrano 4538 morti su un totale di 143.724 contagiati su una popolazione di 80 milioni. Il numero di decessi è quindi di circa 5 morti ogni 100.000 abitanti che rappresenta un valore percentuale di gran lunga inferiore a quello di moltissimi altri paesi europei. Ma cerchiamo di capire il perché dell’”eccezione tedesca”, rispetto alla diffusione del Coronavirus.

La Germania nasconde i numeri?

Sul basso tasso di mortalità da Coronavirus in Germania sono state formulate varie ipotesi. Pur essendo la Germania uno dei paesi al mondo più colpiti dal coronavirus (quinto in classifica),  il numero dei suoi morti è davvero irrisorio. Una distanza davvero siderale dall’Italia. In Italia a fronte di 73.880 contagiati si contano 10.779 morti, con un tasso di letalità che si avvicina al 10%; in Germania rispetto a 60.147 contagiati si registrano 389 morti, e il tasso di letalità non supera lo 0,50%. 

Il  Die Nachrichten, in un articolo del 19 aprile del 2020, sostiene che per comprendere questa differenza, è necessario analizzare i fattori demografici, le abitudini sociali, il numero e  le modalità di esecuzione dei test, nonché altri fattori. Analizziamo alcune ipotesi per meglio comprendere la situazione Coronavirus in Germania.

Tempestiva interruzione della catena dei contagi.

Il 24 gennaio 2020 vien reso pubblico il primo caso di contagio a Monaco di Baviera, avvenuto in un’azienda che ha contatti con la Cina. Il cinese di Wuhan autore del contagio avverte immediatamente l’azienda bavarese di aver contratto il virus non appena rientra in Cina. I contagi vengono tutti tracciati e 250 individui vengono immediatamente messi in quarantena preventiva.

Differentemente in Lombardia si è consentito ai contagiati l’accesso al pronto soccorso degli ospedali e ciò ha causato l’estendersi dell’infezione a un gran numero di soggetti, anche a quelli già affetti da gravi patologie.

Il numero dei test effettuati.

L’epidemia da Coronavirus in Germania si è evoluta in maniera diversa e con qualche settimana di ritardo rispetto all’Italia. Sono stati effettuati un gran numero di test nella settimana che va dal 9 al 15 Marzo, seguendo il modello coreano. Gli screening di massa sono stati resi possibili grazie ad enormi rinunce sul piano della privacy.

Ben 160.000 tamponi vengono eseguiti, mentre in Italia il numero totale dei tamponi, sino al 15 Marzo, è stato di 125.000. Il Direttore dell’Istituto di virologia della Charité di Berlino, Christian Drosten, ha riferito che al 30 marzo scorso sono stati eseguiti 500.000 test a settimana. Questo sarebbe l’elemento alla base della cosiddetta “eccezione tedesca”, ovvero la bassa mortalità da Coronavirus in Germania.

In questo modo, infatti, i positivi vengono intercettati prima che possano trasmettere il contagio ad altri soggetti in maniera esponenziale. L’Italia, invece, dal 28 febbraio ha dovuto ridurre il numero dei tamponi seguendo le indicazioni dell’OMS e per evitare il sovraccarico dei laboratori autorizzati ad effettuare le analisi. Lo ha spiegato Matteo Villa ricercatore all’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano.

Le modalità di esecuzione dei test.

In Germania i tamponi siano stati effettuati anche nei cosiddetti Abstrichzentrum, ovvero delle postazioni “drive-in”in cui chi viene sottoposto al test resta seduto in macchina. Tale modalità di esecuzione ha evitato la “corsa al pronto soccorso“, che avrebbe potuto trasformare gli ospedali e le aree circostanti in focolai di infezione.

I contagiati sono stati prontamente seguiti, facendo restare quelli meno gravi a casa. Le misure restrittive di social distancing per Coronavirus in Germania sono state applicate a partire dal 22 marzo.

I posti disponibili all’interno delle strutture sanitarie.

Il sistema sanitario tedesco è ben attrezzato per la terapia intensiva. Si può contare su 28.000 posti letto stabili, e ulteriori postazioni possono essere velocemente trasformate sino a raggiungere la capacità di 40.000 posti letto. Gli ospedali dotati di letti in terapia intensiva sono stati organizzati su tre livelli.

Il livello 1 è la Charité (Lo Charité-Zentrum è composto dal Campus Mitte e dal Virchow-Klinikum), che è la centrale che coordina tutte le strutture dedicate ai pazienti affetti da Coronavirus. La Charité smista i pazienti nei vari livelli. I soggetti che necessitano di terapia intensiva trovano posto al livello 1. Gli altri malati, invece, vengono inviati nelle altre 16 strutture ospedaliere presenti nella città e che rappresentano i livelli 2 e 3.

L’età media degli infetti.

L’età media dei soggetti contagiati da Coronavirus in Germania è di 47 anni mentre in Italia è di 64, un divario pari ad un ventennio. Il motivo è in relazione soprattutto con la fonte del contagio. Mentre in Italia i focolai sono stati gli ospedali stessi e le residenze per anziani, in Germania i contagi sono avvenuti principalmente nei luoghi di vacanza o nei locali frequentati da giovanissimi.

Inoltre, in Germania gli anziani vivono prevalentemente lontani dai giovani, che costituiscono un grande veicolo di contagio anche perché spesso sono asintomatici.

L’epicentro del contagio.

In Italia il contagio parte prima rispetto alla Germania. E’ concentrato in una piccola area, quella di Codogno, nel bergamasco e nel bresciano e poi in tutta la Lombardia. Da qui si è diffuso in Veneto e il Piemonte. In Germania, invece, sin dall’inizio della diffusione del virus in questo paese, verso la metà di febbraio, il contagio è sempre stato uniforme in tutti i land, le regioni tedesche.

Il farmaco misterioso.

Non esiste una prova scientifica che suffraghi questa tesi. Nella seconda parte del semestre del 2019 il governo tedesco ha ordinato 190 milioni di confezioni di un medicinale a base di iodio come vaccino, a scopo cautelativo, per eventuali contaminazioni da radiazioni nucleari.

In Germania è un problema molto sentito perché sono presenti sul territorio ancora 8 centrali nucleari che la cancelliera Angela Merkel ha promesso di smantellare entro il 2022. Attualmente preferisce assicurare a tutti i cittadini un vaccino di protezione. Nel medicinale è presente anche quella clorochina che sta dando, in Cina come in Italia, ottimi risultati nella lotta al coronavirus. 

La diversa classificazione.

Oltre ad aver effettuato un alto numero dei tamponi, la Germania classifica diversamente i decessi. “Noi un ammalato che è morto per infarto se aveva il Coronavirus lo classifichiamo come morto per Coronavirus, come facciamo sempre anche quando la causa principale di morte è un’altra. I tedeschi questo non lo fanno”. Questo ha detto Giuliano Rizzardini, direttore/responsabile Malattie Infettive 1 all’Ospedale Luigi Sacco di Milano, intervistato dal Tg3 del 31 marzo.

Effettuazione di  meno test post mortem.

In Germania, diversamente rispetto all’Italia, si indaga meno anche post-mortem. “In assenza di protocolli internazionali vengono effettuati meno test post-mortem che altrove, anche questo abbassa il numero dei decessi legati al Coronavirus”. Questo ha sottolineato il direttore del Robert Koch Institut, secondo quanto riportato dal corrispondente dalla Germania Rino Pellino al Tg3 sempre del 31 marzo.

Comunque c’è la sensazione che la tempesta possa investire anche la Germania. Infatti, il 26 marzo, il tasso di letalità nel paese non superava lo 0,5%, mentre il primo aprile era già salita all’1,1%. Il 10 aprile, i morti da Coronavirus in Germania erano 2.607 su 118.235 casi di positività accertata: il 2,2%. Il doppio rispetto a dieci giorni prima. Ma ancora molto lontano dalla letalità rilevata in Italia (12,7%); Spagna (10,1%); Olanda (10,9%); Regno Unito (12,3%) e Francia (10,4%).

La Cancelliera Angela Merkel ha definito questi successi molto fragili però. Secondo la Merkel devono essere consolidati dal rispetto dalle misure di distanziamento sociale che, sino alla messa a punto di un vaccino efficace e una cura contro il Coronavirus, restano l’unico metodo per appiattire la curva dei contagi.

Angela Merkel ha spiegato matematicamente l’epidemia.

Laureata in fisica e con un dottorato in chimica quantistica, la Merkel ha spiegato ai cittadini servendosi di un modello matematico di facile comprensione, il motivo per cui i successi ottenuti dalla Germania sino ad ora sono tuttavia estremamente fragili e vanno consolidati con un contegno responsabile.

La Merkel ha inizialmente annunciato che la curva dei contagi in Germania è diventata più piatta, condizione che evita di sovraccaricare il sistema sanitario.

“Al momento il nostro indice di contagio è R1” ha spiegato la Merkel, “significa che ogni persona infetta ne contagia, in media, un’altra. Se arriviamo a un punto in cui ognuno contagia 1.1 persone, entro ottobre satureremo il nostro sistema sanitario e il relativo numero di posti in terapia intensiva.

Se il tasso di trasmissione sale a 1.2 e cioè ognuno contagia il 20% in più e, per esempio, su cinque persone una ne contagia due, e le altre quattro ne contagiano una, il nostro sistema sanitario arriverà al limite entro luglio. Se arrivassimo a 1.3 persone, il sistema sanitario si saturerebbe a giugno. Vi rendete conto di quanto sia piccolo il margine?”.

La cancelliera ha pertanto aggiunto che l’intero andamento di questo modello si fonda sulla circostanza che si sia al momento in grado di monitorare e tracciare un soggetto contagiato e che grazie a tanto si possono allentare le restrizioni. “Ma si tratta di un equilibrio fragile” ha precisato, citando anche le parole di Peter Tschentscher, sindaco di Amburgo, che ha dichiarato in precedenza: “Stiamo camminando su una sottile lastra di ghiaccio”.

In Germania inizia la fase 2.

A riaprire sono i negozi con una superficie inferiore agli 800 metri quadri, con misure e tempistiche diverse nei vari Land. Aperti indipendentemente dalla dimensione i concessionari di auto, i negozi di biciclette e le librerie. In alcuni Stati riapriranno anche gli zoo. Per gli studenti delle classi superiori che si preparano a sostenere esami è prevista la riapertura delle scuole in Sassonia, a Berlino e nel Brandeburgo.

Altri Land riapriranno gli istituti nel corso della settimana e altri ancora attenderanno l’inizio di maggio. Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Robert Koch, che monitora le malattie infettive in Germania, parlano di 1.775 nuovi casi, il dato più basso degli ultimi cinque giorni, e di un totale di 141.672 persone positive. Nelle ultime 24 ore si sono registrati altri 111 decessi e sono 4.404 in totale i morti.

“Dobbiamo usare la prudenza, non la presunzione”, ha ribadito Angela Merkel. E prudenza e non presunzione si dovrebbero seguire in tutto il mondo, se vogliamo davvero sconfiggere il mostro invisibile del coronavirus.

Leggi anche: Autocertificazione Covid-19 illegittima: a rischio chi lo firma

Exit mobile version