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Daphne Caruana Galizia: Di la verità anche se la tua voce trema

Daphne Caruana Galizia purtroppo non sarà l’ultima dei giornalisti a pagare con la vita il suo impegno per la verità.

Daphne Caruana Galizia purtroppo non sarà l’ultima dei giornalisti a pagare con la vita il suo impegno per la verità.

Per oltre trent’anni la giornalista, etichettata dal Times of Malta, come la “giornalista più controversa di Malta”, si è occupata di casi di corruzione, riciclaggio, truffa, in cui erano spesso implicati anche esponenti politici del suo Paese. La sua carriera inizia nel 1987. E’ stata prima editorialista per il Sunday Times of Malta e successivamente del Malta Independent.

La notorietà nell’ultimo periodo della sua vita lo deve soprattutto al blog Running Commentary, uno spazio dedicato alla pubblicazione di inchieste ed editoriali sulla politica locale, dove spesso la giornalista attacca duramente i politici maltesi.

Daphne Caruana Galizia è stata la prima giornalista ad occuparsi del coinvolgimento di Malta nei Panama Papers.

Panama Papers.

E´ il nome di un fascicolo riservato digitalizzato composto da 11,5 milioni di documenti confidenziali creato dalla Mossack Fonseca, uno studio legale panamense, che fornisce informazioni dettagliate su oltre 214.000 società offshore, includendo le identità degli azionisti e dei manager (fonte Wikipedia).

Ma non solo. Riporta la notizia del coinvolgimento nell’inchiesta di Konrad Mizzi, attuale ministro del Turismo maltese, e di Keith Schembri, capo dello staff del primo ministro Joseph Muscat. Il suo ultimo post lo pubblica 23 minuti prima della sua morte. Muore a soli 53 anni Daphne, lasciando il marito e tre figli Matthew, Andrew e Paul.

Perché la democrazia esista prima di tutto dev’esserci libertà di espressione. Ha ben 47 cause per diffamazione in corso, cinque delle quali in sede penale. I suoi persecutori sono politici e sostenitori di politici maltesi.

Tre uomini vengono arrestati come esecutori materiali del suo omicidio: Vince Muscat e i fratelli George e Alfred Degiorgio. Ad oggi non sono ancora noti i mandanti del suo omicidio e il loro movente. Nello scorso maggio le autorità di Malta vengono duramente redarguite dal Consiglio d’Europa.

Il motivo? Non essere riuscite a garantire indagini indipendenti ed efficaci sull’uccisione della giornalista. Il Consiglio d’Europa ha espressamente chiesto a Malta di avviare un’indagine per stabilire se si fosse potuto impedire l’omicidio e il governo Maltese, lo scorso luglio, ha dichiarato di aver avviato un’indagine interna.

Conosci i tuoi diritti, conosci le tue libertà civili, impara quali sono i principi fondamentali del pensiero e del comportamento democratico, e non sottometterti all’autorità solo perché si tratta di autorità.

E’ morta a pochi metri dalla sua casa di Bidnija, nella parte settentrionale dell’isola di Malta Daphne. Il pomeriggio di quel maledetto 16 ottobre 2017 ha un appuntamento in banca perché i suoi conti correnti erano stati fatti bloccare qualche settimana prima dal ministro dell’Economia.

Si tratta di una misura cautelare disposta a seguito di un articolo scritto nel gennaio 2017. Daphne Caruana Galizia lo accusa di essersi recato in un bordello durante una visita di Stato in Germania. Daphne si  sta recando in banca per tentare di risolvere la situazione. Ma dura poco il suo ultimo viaggio. Dopo aver messo in moto la sua Peugeot 108, l’auto viene fatta esplodere con un radiocomando.

Un semplice SMS.

E’ bastato solo un semplice sms inviato a una scheda collegata all’ordigno per innescarlo e porre fine alla vita di Daphne Caruana Galizia. Le indagini sono state svolte sino ad oggi dalla polizia di Malta in collaborazione con l’FBI, l’Europol e un dipartimento investigativo speciale arrivato dalla Finlandia.

Lo scorso 20 settembre, il governo maltese ha annunciato l’avvio di un’indagine indipendente della durata di nove mesi sulla morte della giornalista, offrendo persino una ricompensa di un milione di euro a chiunque sia in grado di fornire informazioni utili all’identificazione dei mandanti.

There are crooks everywhere you look now. The situation is desperate. Ci sono ladri ovunque. La situazione è disperata“: queste sono le ultime parole di Daphne scritte nell’articolo pubblicato alle 14,35, 23 minuti prima dell’esplosione che le ha tolto la vita e la voce.

Poco prima di venire uccisa, Daphne riceve minacce fisiche e verbali anonime, denunciate dalla giornalista ignorate dalle autorità. Tra gli atti intimidatori nei confronti della giornalista ci sono anche l’uccisione del suo cane e il tentativo di incendiare la sua casa. Sarebbero felici di vedermi morta, che sembra essere l’unico modo per zittirmi.

Nell’aprile del 2017 il primo ministro Muscat ha chiesto le elezioni anticipate, vinte poi da lui stesso nel giugno successivo, proprio a seguito di una delle inchieste di Daphne. Nei suoi articoli la giornalista accusa la moglie del premier di essere proprietaria di una società off shore attraverso cui avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan.

L’inchiesta, avviata grazie alla denuncia di Daphne, è stata poi archiviata nel luglio del 2018. Nel marzo dello stesso anno era stato arrestato dall’FBI, con l’accusa di aver riciclato 115 milioni di dollari, l’iraniano Ali Sadr Hasheminejad, proprietario della Pilatus Bank.

Su tale istituto di credito Daphne Caruana Galizia stava indagando in quanto presunto collettore di tangenti milionarie sull’isola di Malta. Il 5 novembre 2018, la BCE ritira la licenza bancaria concessa Pilatus Bank. E molte inchieste avviate da Daphne sono ancora senza risposta, una per tutte quella sulle dubbie concessioni da parte del governo di passaporti maltesi a facoltosi personaggi provenienti da Russia e Arabia Saudita.

Vi prego di comprendere che le persone che vengono pagate da un partito politico non possono per definizione essere veri giornalisti. 45 giornalisti provenienti da 18 testate di tutto il mondo, tra cui Repubblica, unico giornale italiano, dopo la morte di Daphne hanno deciso di dare vita al consorzio “Daphne Project”.

Lo scopo è quello di continuare il lavoro della giornalista maltese riprendendo i fili delle sue inchieste e scoprire i mandanti del suo omicidio. Il 16 ottobre 2019, a due anni esatti dalla sua morte, è uscito il libro dal titolo “Dì la verità anche se la tua voce trema”, che raccoglie le inchieste di Daphne nonché alcuni dei post scritti sul suo blog “Running Commentary“.

Il maggiore dei figli di Daphne, Matthew, anche lui giornalista e vincitore del Premio Pulitzer nel 2017, dopo aver assistito, in tempo reale all’assassinio della madre, ha deciso di continuare la missione della giornalista.

“La sola ragione per cui  trent’anni di tentativi di intimorirmi fino a schiacciarmi non hanno funzionato è il mio carattere. E’ nella mia natura pensare in questi termini: Fate del vostro peggio, bastardi, finché non vi rimarrà altra scelta che mettere una taglia sulla mia testa. Vediamo fin dove vi porterà la vostra ossessione”.

Così come non ha mai mollato Daphne, dovremmo non arrenderci noi tutti, chiedendo giustizia non solo per lei, ma anche per i tanti giornalisti uccisi, e per quelli perseguitati,  nel mondo i cui responsabili non sono ancora stati identificati e puniti.

Leggi anche: Turchia: Persecuzione degli avvocati, la debacle dei diritti umani

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