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Il tennis nei College Americani: intervista a Giammarco Micolani

Il tennis nei College Americani: intervista a Giammarco Micolani

Top College Americani.

Secondo una ricerca effettuata nel 2016 da una società britannica che si occupa di servizi per studenti universitari in tutto il mondo, la Quacquarelli Symonds è tra le migliori 20 università del pianeta selezionate attraverso:

  • reputazione accademica;
  • reputazione tra i datori di lavoro;
  • numero di persone che lavorano all’università in rapporto al numero di studenti;
  • citazioni su riviste scientifiche;
  • percentuale di studenti e docenti stranieri.

Tra le migliori Università nel mondo, ben 11 risulterebbero negli Stati Uniti e nelle prime tre posizioni troviamo:

  • Massachusetts Institute of Technology (MIT) –  Stati Uniti;
  • Stanford University California – Stati Uniti;
  • Harvard University – Massachusetts – Stati Uniti.

Per trovare la prima università italiana bisogna guardare al 183° posto con il politecnico di Milano.

Per la maggior parte degli studenti italiani pensare ad una laurea in una di queste top 20 è un ambizione quasi surreale se si considerano i costi annui che bisogna sostenere per accedervi che variano dai 30000$ ai 50000$.
Questi college però sono anche famosi per le opportunità che offrono a validi atleti, consentendo loro di ottenere delle borse di studio totali, giocando in cambio per le loro squadre sportive.

Giammarco Micolani

Intervistiamo Giammarco Micolani, salentino classe 1992 che, dopo una brillante carriera nel tennis juniores, con importanti titoli italiani nel suo palmares, viene convocato, all’età di 16 anni, full time presso il centro di preparazione olimpica italiana della Feder tennis.

Il passaggio al professionismo però, all’ età di 18 anni, è ricco di insidie. Nonostante nei successivi due anni raggiunga il suo best ranking delle classifiche ATP (665 di singolare) i dubbi sul suo futuro iniziano a fargli maturare un’idea che ben presto lo porterà dall’altra parte del mondo.

Ciao Giammarco, raccontaci, come è nata questa avventura?

Nel 2013 andai a giocare due tornei a Madrid dove conobbi il coach della squadra di tennis dell’University of Arkansas (dove risiedo tuttora). Non sapendo di questa possibilità di conciliare tennis e università, iniziai a informarmi sull’offerta formativa dei college statunitensi. Capii sin dall’ inizio che era un’opportunità che non potevo lasciarmi sfuggire e così accettai la sua proposta e mi preparai a due test d’ingresso (SAT e TOEFLE) poi ben superati, che mi diedero l’accesso a questa nuova esperienza.

Quali i benefici che, come sportivo, sei riuscito ad ottenere e quale la tua giornata tipo?

Avendo ricevuto una “full scholarship” per meriti sportivi, i costi sono stati totalmente a carico dell’università. Parliamo di rette semestrali molto elevate che non avrei mai potuto sostenere. Entrando a far parte di questo team ho avuto la possibilità di apprendere perfettamente la lingua inglese e perfezionare le altre due lingue, spagnolo e portoghese che avevo appreso in giro per tornei.
I ritmi giornalieri sono molto rigidi, sveglia ore 7.00, per seguire 4 ore di lezioni, pranzo e tre ore di allenamento sportivo. Al rientro bisogna poi studiare per preparare gli esami, poiché devi essere in regola annualmente per continuare ad ottenere i benefici prima elencati

Quali prospettive future pensi possano offrire le University?

Parto dal presupposto che l’esperienza che si fa in un college americano è indimenticabile. Ti segna per tutta la vita positivamente. Ti forma culturalmente e sportivamente; ti dà l’opportunità di conoscere ragazzi provenienti da varie parti del mondo oltre ad aprirti molte porte in ambito lavorativo. La laurea americana, inoltre, dà l’opportunità di trovare lavoro negli States offrendoti una carta VISA per il soggiorno (green card).

Pensi che in Italia avresti potuto conciliare università e sport?

Purtroppo in Italia non vi è la cultura dello sport come in America, dove sport e studio vanno di pari passo. Ricordo ancora quando alle scuole elementari e medie, mia madre ed io, dovevamo inventare scuse da dare alle maestre poiché le assenze per tornei non erano ben accette. Penso che la scuola italiana penalizzi gli sportivi (nonostante qualcosa inizia a muoversi) non capendo che lo sport può essere una forma importante di istruzione.

Per terminare siamo curiosi di sapere il 2017 come procede?

Assolutamente positivo. Abbiamo chiuso nei TOP 30 dei college americani e vi assicuro che è un grande traguardo,  e sono quasi arrivato al mio traguardo più importante, ovvero quello universitario. A dicembre conseguirò la laurea.

Grazie Giammarco Micolani. Un grande in bocca al lupo a nome di tutta la redazione de “Il Progresso”.

Leggi anche: Ti racconto Wimbledon: intervista a Gianluca Pozzi

1 Comment
  1. bell’articolo, istruttivo, spero che lo leggano in molti per valorizzare lo sport che, come dice Gianmarco, è una forma importante d’istruzione e soprattutto prepara ad affrontare nel modo giusto gli ostacoli della vita.
    Complmenti a tutti e due

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