La giornata mondiale del risparmio: una breve analisi

Giornata Mondiale del Risparmio: L’importanza del risparmio per le Istituzioni. La 94° Giornata Mondiale del Risparmio si è celebrata il 31 Ottobre in Roma, organizzata dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio (ACRI). Il tema principale è rappresentato dall’”Etica del risparmio e sviluppo”, ed ha visto l’intervento di molte figure istituzionali, fra cui il […]

Novembre 2018
6 Mins Read
33 Views
Giornata Mondiale del Risparmio: L'importanza del risparmio per le Istituzioni.

Giornata Mondiale del Risparmio: L’importanza del risparmio per le Istituzioni.

La 94° Giornata Mondiale del Risparmio si è celebrata il 31 Ottobre in Roma, organizzata dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio (ACRI).

Il tema principale è rappresentato dall’”Etica del risparmio e sviluppo”, ed ha visto l’intervento di molte figure istituzionali, fra cui il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ed il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

Le origini di questa celebrazione è ricondotta al I Congresso Internazionale del Risparmio tenutosi nell’Ottobre del 1924 in Milano, con la partecipazione delle Casse di risparmio di 26 Paesi differenti.

Le scelte di risparmio e di Investimento degli Italiani.

Il risparmiatore-tipo italiano è influenzato fortemente dalle condizioni generali dell’economia italiana. Essa è in crescita ma ad un livello moderato e lento rispetto al resto dell’Europa e del Mondo.

Ciò risalta l’incertezza sul futuro, alla luce delle devastanti conseguenze della grande Recessione a livello occupazionale e di reddito/potere d’acquisto. Le scelte sono così ora orientate verso il risparmio gestito, con un ampio livello di soddisfazione, mentre decresce l’investimento diretto obbligazionario ed azionario.

In questi ultimi due casi, determinanti sono:

  • il prolungato periodo di tassi d’interesse quasi azzerati;
  • e le forti turbolenze sui mercati borsistici.

Al livello comportamentale, il risparmiatore italiano resta altamente avverso al rischio e dotato di poca cultura finanziaria. Inoltre resta tradizionalista, usando sempre più gli strumenti online di servizi, ma affidandosi costantemente al supporto fisico delle filiali delle banca, che è ancora l’intermediario prediletto.

Le fonti normative del risparmio nell’ordinamento italiano.

Il risparmio, nel nostro ordinamento giuridico, è tutelato in primis nell’art. 47 della Costituzione, con la seguente disposizione:

“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.”

“Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese.”

Operativamente, i due maggiori organismi preposti per questo compito sono il CICR (Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio) e il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).

Scendendo nel dettaglio, ulteriori fonti legislative sono il D. Lgs. 24 febbraio 1998, n° 58 – Testo Unico della Finanza (TUF), che negli articoli 5, 21, 74 e 91 disciplina vari aspetti. Quest’ultimi sono approfonditi maggiormente nei vari Regolamenti attuativi al TUF da parte della Consob.

Si può elencare:

  • il Regolamento Emittenti n° 11971 del 14 maggio 1999;
  • Regolamento Intermediari n° 20307 del 15 febbraio 2018;
  • Regolamento Mercati n° 20249 del 28 dicembre 2017.

Inoltre è presente la Legge 28 dicembre 2005, n. 262 “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari “, che introduce nuovi obblighi in materia di diritto societario e finanziario.

Infine si possono citare:

  • la Legge n° 108 del 1996, concernente disposizioni in materia di usura;
  • e le norme adottate alla luce degli atti di derivazione comunitaria elencati nel paragrafo seguente.

Le fonti normative dell’Unione Europea e Statunitensi del risparmio.

Varie normative europee e statunitensi riconoscono il ruolo fondamentale della tutela del risparmio e dell’investimento.

Si possono citare per l’UE:

  1. Il Regolamento (UE) 2017/1129 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 giugno 2017, relativo al prospetto da pubblicare per l’offerta pubblica o l’ammissione alla negoziazione di titoli in un mercato regolamentato;
  2. La CRD IV (Capital Requirements Directive) 2013/36/UE, sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento;
  3. Il CRR (Capital Requirements Regulation) n.575/2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento;
  4. La direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) 2014/59/UE, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento;
  5. la V direttiva Antiriciclaggio 2018/843/UE, relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo;
  6. La MIFID II – direttiva 2014/65/UE ed il MIFIR – regolamento n° 600/2014, concernenti i mercati finanziari;
  7. Il Regolamento (UE) n. 596/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativo agli abusi di mercato.

Per gli Usa invece, sono da segnalare:

  1. il Sarbanes-Oxley Act (2002);
  2. il Dodd-Frank Act (2010).

La prima concerne l’obbligo di controlli interni, certificazione delle informazioni finanziarie e trasparenza delle scritture contabili. Nella seconda invece, si rafforzano le tutele dei consumatori e si riformano le regole sugli strumenti finanziari derivati.

L’approccio Europeo e Statunitense al risparmio.

La massima tutela del risparmio varia in maniera evidente in base all’ordinamento giuridico. Nei Paesi di stampo anglosassone come gli Stati Uniti ed anche nell’Unione Europea, il risparmio è solo indirettamente protetto.

Ciò avviene attraverso una pluralità di norme di grado inferiore (vedasi sopra) e principi idealmente collegati (vedasi le righe seguenti). Né i Trattati comunitari né la Costituzione degli Stati Uniti d’America accennano direttamente alla tutela del risparmio.

In aggiunta, il concetto di risparmio è inteso, nei due sistemi, come strumento di investimento produttivo e non come mero accantonamento di denaro non destinato ai consumi.

Non a caso, nel diritto europeo ad esempio, si parla più che altro di:

  • “tutela dell’investitore”;
  • “il corretto funzionamento e l’integrità del mercato finanziari”;
  • “l’efficienza dei mercati finanziari”;
  • “creazione di un mercato comune basato sulla libera concorrenza“.

Quest’attitudine al concetto di mercato e di investimento è molto forte anche nella cultura statunitense, insieme ad un approccio individualista e ad un azionariato diffuso. In aggiunta, negli USA è forte la presenza di mercati di capitali molto sviluppati e principali fonti di finanziamento d’impresa.

Le peculiarità del caso italiano.

In quello italiano, come ben visto, il risparmio è invece tutelato come valore sociale nella massima forma, ovvero a livello costituzionale.

Ciò, comunque, delinea una delle varie eccezioni nel panorama mondiale. Infatti, solo pochi altri Stati nel Mondo, come Cina, Bolivia, Cuba, Venezuela, Corea del Nord e Vietnam – in Europa solo il Portogallo – hanno adottato nelle loro Carte fondamentali tale impostazione.

Molto interessante è poi il sistema tedesco, in cui la definizione e tutela giuridica del risparmio passa attraverso il diritto di proprietà privata. La sostanziale eccezione italiana nasce nella stessa Costituzione, nella quale non è menzionata esplicitamente la nozione di mercato (specialmente quello di capitali).

Inoltre, quella letterale di risparmio (e non investimento), da alcuni definita poco coerente con i tempi, è stata soggetta nel tempo a numerose interpretazioni di dottrina giuridica ed economica.

Questo a causa di due importanti fattori:

  1. la necessità di accogliere diverse correnti di pensiero politico ed economico, in particolar modo una via di mezzo fra liberismo e collettivismo, fra idee democristiane,  marxiste-socialiste e liberali;
  2. l’impossibilità da parte dei Padri Costituenti di prevedere le profondissime trasformazioni sociali, economiche e politiche che si sarebbero avvicendate negli anni successivi.

Inoltre, il sistema italiano è basato sulla profonda connessione fra imprese ed il sistema bancario come principale canale di finanziamento. Viene favorita una cultura di bilancio orientata allo Stato e che mette nelle prime posizioni i creditori, i clienti e le amministrazioni finanziarie, come portatori di interesse.

Conclusioni.

Dalla lettura dell’art. 47 ed anche dell’art. 41, in combinazione, si potrebbe dedurre che la visione italiana sul mercato e sul risparmio/investimento, in teoria, può sembrare alquanto rigida ma nella pratica non è cosi.

Nel primo caso si è accolto nel tempo lo stampo prettamente liberista della Ue orientato ai mercati, in contrapposizione alla scelta iniziale di modello misto di “economia sociale di mercato” dei Padri costituenti. Nel secondo caso è mutata l’interpretazione del concetto di risparmiatore, riallineandosi alla nozione europea.

Quest’ultimo, infatti, ora è colui che usa il capitale in dotazione anche per cercare dei rendimenti che accrescano il suo patrimonio, e diventa cosi investitore. Investitore che comunque presenta varie differenziazioni al suo interno (retail, istituzionale etc…) e trova la sua ragion d’essere nei mercati di capitali.

Questo cambiamento è dovuto all’importante azione trasformatrice dell’art. 11 della Carta Fondamentale, che permette l’importazione dei principi comunitari nell’ordinamento italiano. Inoltre, è anche la struttura della stessa Costituzione a favorire questa trasformazione dei valori, a causa della sua natura generale e non precettiva ma piuttosto definita programmatica.

Fonti bibliografiche:

  • Gioacchino Amato, L’informazione finanziaria price-sensitive, Firenze University Presse 2013;
  • AA.VV. Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani del 2018 – Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi e Banca Intesa San Paolo.

Leggi anche: Risparmio gestito: il punto di Paolo Turati

Exit mobile version