Il mondo della farmacia privata: com’è cambiato nel tempo

Farmacia privata. I nostri nonni la chiamavano la “spezieria” e vi facevano ricorso semplicemente per acquistare medicamenti “semplici” o “composti”. Nella seconda metà del 1700, gli studiosi sostenevano che le azioni primarie dello speziale fossero lavare, pestare, infondere, distillare, comporre preparazioni galeniche e conservarle, conoscere la grammatica e la scienza medica. Nell’Ottocento lo speziale doveva […]

Maggio 2018
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Il mondo della farmacia privata

Farmacia privata.

I nostri nonni la chiamavano la “spezieria” e vi facevano ricorso semplicemente per acquistare medicamenti “semplici” o “composti”. Nella seconda metà del 1700, gli studiosi sostenevano che le azioni primarie dello speziale fossero lavare, pestare, infondere, distillare, comporre preparazioni galeniche e conservarle, conoscere la grammatica e la scienza medica.

Nell’Ottocento lo speziale doveva conoscere a tutti i costi anche la chimica farmaceutica, in caso contrario avrebbe potuto aprire solo una drogheria.

La chimica iniziò ad influenzare la terapia e, pertanto, nacquero le prime Farmacopee, tutte in latino. A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, il farmacista non è soltanto un professionista sanitario atto ad allestire preparazioni galeniche e/o magistrali e a dispensare farmaci.

Diventa una figura a tutto tondo in grado di: “vendere” il consiglio e non il prodotto; di svolgere funzioni epidemiologiche, preventive e di educazione sanitaria; di consigliare cosmetici, fitoterapici, omeopatici ed integratori adatti ad ogni tipo di esigenza. Nell’ambito della prevenzione e dell’educazione sanitaria, nascono soltanto 8 anni fa le cosiddette “Giornate” o “Settimane a tema”, naturalmente senza obbligo di acquisto per il paziente.

Le farmacie dei servizi: tutte le novità.

Le “Giornate a tema” (ad es. la Giornata del profilo lipidico, la Giornata dell’osteoporosi, la Giornata del controllo dell’udito, etc.) fanno parte del mondo della Farmacia dei Servizi (Decreto del 16 Dicembre 2010) e rappresentano uno strumento finalizzato a ottimizzare il lavoro dei collaboratori e fidelizzare maggiormente l’assistito (che coglie l’occasione per effettuare un controllo preventivo che spesso rimanda con il medico di base).

Durante le giornate a tema, il farmacista titolare dovrà proporre delle promozioni abbastanza aggressive da risultare interessanti, ma non tanto da rischiare di ridurre la redditività del comparto. Ciò aumenta il contatto con il paziente ed è quello che differenzia le farmacie private territoriali dall’acquisto on-line di integratori e/o cosmetici.

Per le farmacie private, la Farmacia dei Servizi e il programma intitolato “Pharmaceutical Care” (quando e perché assumere un farmaco nell’arco delle 24 ore) si traducono in un potenziale aumento della clientela e in un rafforzamento delle attività in vista dell’atteso sbarco di Amazon nella farmaceutica; fenomeno, questo, che gli esperti del settore temono tanto, considerando l’incredibile bacino di clienti che il colosso dell’e-commerce è, in genere, in grado di catalizzare.

Grazie all’erogazione di un semplice servizio che può essere rappresentato dalla misurazione della pressione arteriosa, il contatto umano con il paziente viene potenziato. Quest’ultimo, se posto con lealtà al centro dell’attenzione, tornerà per chiedere ulteriori consigli e, probabilmente, per acquistare prodotti specifici, dopo essersi sottoposto a visita specialistica.

Il consiglio beauty in farmacia.

Un mondo ancora poco conosciuto è quello della cosmetica in farmacia. La maggior parte delle consumatrici non vede ancora il proprio farmacista di fiducia come counselor di bellezza.

A dicembre 2017, il valore dei cosmetici comprati in Italia ha raggiunto i 10.000 milioni di euro.

Anche per la farmacia vi sono, tuttavia, margini ancora alti di crescita in questo settore: l’attenzione per l’estetica è sempre più alta e articolata e le consumatrici cominciano ad apprezzare competenza, trasparenza, specializzazione ma anche un approccio caratterizzato da familiarità e “intimità”.

Inoltre, a differenza di quanto accade in profumeria o dalla propria estetista di fiducia, in farmacia, il reparto dermocosmetico non può (né deve) essere isolato dal contesto. Il punto cruciale è proprio quello di sviluppare il consiglio in modo integrato (cross-selling) ponendo in stretta cooperazione il reparto dermocosmetico con il banco oppure con altri reparti come integratori, alimenti speciali, oral care, etc.

Gli esempi in questo ambito sono infiniti.

Si pensi ad un farmaco per le pelli con tendenza acneica associato ad una crema viso specifica, oppure ad alcuni antibiotici (come l’associazione amoxicillina/acido clavulanico o la ciprofloxacina) in grado di causare discromie dentali a lungo andare permanenti, associati ad un buon prodotto per l’igiene orale.

Farmacia privata sì o no: la parola ai clienti.

Nel mese di marzo 2018, sono stati intervistati, in maniera del tutto casuale, 93 utenti con età maggiore di 18 anni (in particolare, 24 utenti di sesso maschile e 69 utenti di sesso femminile). Il questionario di “customer satisfaction” si presentava come anonimo e composto di 27 semplici domande.

Lo scopo è stato quello di comprendere e analizzare l’opinione dei consumatori sulla propria farmacia di fiducia. Tra gli intervistati di sesso maschile, il 50% appartiene al nucleo familiare di origine ed è senza prole. Gli altri utenti sono coniugati con una media di 2,5 figli a carico.

Nessuno degli intervistati afferma di essere disoccupato.

Tra i pazienti appartenenti al nucleo familiare di origine, solo 3 soffrono di disturbi cronici e fanno il loro ingresso più di 4 volte al mese in farmacia per acquistare sia farmaci con ricetta che farmaci da banco e/o senza obbligo di ricetta (OTC e SOP). Nessuno di loro, però, si è rivolto al proprio farmacista di fiducia per acquistare un cosmetico. Tra le donne intervistate, 4 hanno una separazione alle spalle, 31 sono nubili e 34 coniugate.

Tra queste ultime, 28 hanno figli a carico (la media è di 2,28 figli). Soltanto 2 donne su 28 sono disoccupate. Il resto delle consumatrici lavora full-time. 9 pazienti su 28 soffrono di disturbi cronici e si rivolgono al proprio farmacista di fiducia per acquistare farmaci con obbligo di ricetta. Tra queste consumatrici, 6 soffrono di allergie croniche e cercano di risolvere il problema assumendo antistaminici e/o cortisonici.

Soltanto 1 consumatrice cura la propria allergia con omeopatici (Pollin Histamine 200 Plus) efficaci anche contro l’allergia agli acari. Una paziente su 6 si sottopone all’immunoterapia (vaccini anti-allergici). Il 96,7% delle consumatrici appartenenti al nucleo familiare di origine non ha nessun figlio a carico. Il 19,35% soffre di allergie primaverili e cutanee.

Tra queste pazienti, il 33,3% combatte l’allergia sottoponendosi a vaccini anti-allergici molto costosi, in quanto possiede una maggiore disponibilità economica. La restante parte delle consumatrici intervistate, nel momento di acutizzazione massima dei sintomi, contrasta questi ultimi assumendo antistaminici per via orale per un periodo di circa 10 giorni.

Dall’intervista è emerso che soltanto 9 donne su 69 scelgono la propria farmacia di fiducia esclusivamente in base alla vicinanza rispetto alla propria abitazione.

Questo dato ci fa capire che qualcosa nella mentalità dei consumatori sta andando incontro a cambiamento.

Le altre consumatrici hanno, infatti, sottolineato l’importanza della disponibilità di più prodotti, della possibilità di interagire con un personale gentile e preparato e della possibilità di fruire di sconti su parafarmaco, dispositivi medici e cosmesi.

Solo 22 donne su 69 vedono il proprio farmacista di fiducia come counselor di bellezza; 31 donne su 69 decidono di acquistare un cosmetico per uso personale in farmacia per premiare l’affidabilità, la competenza e la professionalità del farmacista.

Oppure perché hanno riconosciuto la superiorità dei prodotti per texture e INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). Questa tipologia di consumatrice decide di spendere anche 40 euro per l’acquisto di un solo prodotto.

La restante parte delle consumatrici decide di recarsi in profumeria perché vi è una maggiore possibilità di scelta a costi più contenuti oppure in un negozio biologico a causa di intolleranze ad alcune componenti siliconate o oli minerali presenti in una certa gamma di prodotti. Purtroppo, nel largo consumo (e non solo) è ancora frequente il fenomeno del trading down.

Si tratta di una tendenza del consumatore (condizionato da un minor potere di acquisto) a scegliere prodotti di prezzo e qualità inferiori.

Dallo studio è emerso, altresì, che la maggior parte degli utenti (66 su 93) sia di sesso maschile che di sesso femminile pensa che la Farmacia dei Servizi (misurazione pressione arteriosa, misurazione glicemia, colesterolemia, ECG, holter pressorio, etc.) rappresenti un modo per rispondere alle esigenze e alle cure del paziente cronico. 27 intervistati affermano di non sapere cosa sia la Farmacia dei Servizi.

Possibili strategie.

Il farmacista (sia titolare che collaboratore) affinché possa tutelare il proprio bacino di utenza, dovrà fare leva sulle proprie competenze e offrire prodotti di maggiore qualità a prezzi accessibili. Solo in questo modo, il consumatore attento sia alla propria immagine che alle proprie finanze, prediligerà il canale farmacia al canale profumeria.

In secondo luogo (non per importanza), è necessario sensibilizzare maggiormente il paziente per una migliore gestione dei propri disturbi, anche lievi, e un monitoraggio dei sintomi simile a quanto messo in campo per alcune patologie croniche.

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