Shiru Cafe: il pay with data arriva nei campus universitari

Shiru Cafe: una rivoluzionaria catena giapponese di caffetterie. “LE CAPACITÀ MENTALI DI UN INDIVIDUO SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONATE ALLA QUANTITÀ DI CAFFÈ CHE BEVE.”JAMES MACKINTOSH. Avreste mai pensato che i nostri dati personali potessero diventare moneta? Ebbene adesso sono un mezzo per comprare e vendere grazie alle piattaforme online. Esistono luoghi fisici e non digitali che applicano lo […]

Gennaio 2019
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Shiru Cafe: una rivoluzionaria catena giapponese di caffetterie.

Shiru Cafe: una rivoluzionaria catena giapponese di caffetterie.

LE CAPACITÀ MENTALI DI UN INDIVIDUO SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONATE ALLA QUANTITÀ DI CAFFÈ CHE BEVE.”
JAMES MACKINTOSH.

Avreste mai pensato che i nostri dati personali potessero diventare moneta?

Ebbene adesso sono un mezzo per comprare e vendere grazie alle piattaforme online. Esistono luoghi fisici e non digitali che applicano lo stesso principio, ovvero offrire qualcosa gratis in cambio di informazioni.

Quali?

Gli Shiru Cafe, una catena made in Japan di caffetterie. Ne esistono già 23, ed altri 6 sono in costruzione. La maggior parte si trova in Giappone, ma ormai sono arrivati anche in India e negli Stati Uniti. E gli Shiru Cafe aprono solo nei campus universitari.

I dati raccolti non servono tanto per indirizzare la pubblicità ma piuttosto per consentire alle imprese di scoprire i talenti migliori.

Come funziona uno Shiru Cafe?

La catena è gestita da ENRISSION Inc., società privata fondata in Giappone nel 2013, ed arrivata negli USA da circa un anno. Gli Shiru Cafe in Giappone sono 17 e sono situati nelle principali università del Paese: Tokyo e Tokyo Institute of Technology, Osaka, Kyoto, Negoya.

In India ce ne sono quattro e due negli Stati Uniti: a Providence nel Rhode Island alla Brown University e nel Massachusetts all’Amherst College. E gli Shiru Cafe stanno anche per entrare nel gotha delle università statunitensi: Yale, Princeton e Harvard.

Nello Shiru Cafe puoi bere gratis diverse bevande in cambio dei tuoi dati.

Nome, cognome, indirizzo, sesso, età, nazionalità, numero di telefono, e-mail.

Ma devi indicare anche il corso di laurea frequentato, il numero di matricola, l’anno accademico, l’anno di laurea previsto ed anche i tuoi interessi personali e professionali.

Il tutto viene inserito in un modulo online. E gli studenti universitari non pagano nulla se consumano la bevanda nella caffetteria, mentre pagano un dollaro se optano per l’asporto. Il motivo?

Più tempo passi nella caffetteria, più tempo navighi nel “sistema Shiru” e più informazioni sui tuoi gusti lasci come mancia.

Lo Shiru Cafe agisce come un vero e proprio LinkedIn da bancone. L’accesso è consentito anche al personale dell’ateneo e ad i professori, ma per loro il caffè costa un dollaro. Perché?

I loro dati sono considerati meno importanti e appetibili rispetto a quelli degli studenti. Lo Shiru Cafe, infatti, utilizza le informazioni raccolte solo in parte per fare pubblicità.

L’obiettivo è quello di connettere gli studenti con le aziende. I primi, mentre sorseggiano la loro bevanda barattata, ricevono informazioni che le imprese hanno concesso in esclusiva a Shiru Cafe. Le informazioni dovrebbero servire ad orientare nella scelta della carriera futura e sono le imprese, dette “sponsor”, a pagare il conto.

Le società vengono a trovarsi, quindi, in una posizione privilegiata per intercettare i talenti, grazie a dati, ricerche ed eventi organizzati dagli Shiru Cafe tra un espresso e un infuso.

Qualche problema la crea la privacy, ma la scelta di rinunciarvi è degli studenti.

La società specifica che non vende dati ma agisce unicamente come intermediario. Se le imprese cercano una figura specifica, lo Shiru Cafe non propone un solo studente, ma indica alla compagnia le università dove cercarlo e propone di diventare sponsor.

Quindi se una società ha bisogno di un ingegnere aerospaziale per trovarlo deve offrire il caffè a tutti i suoi compagni di corso.

Ma oltre al problema della privacy ce n’è un altro.

Due studenti della Brown, in una lettera al Brown Daily Herald, chiedono di boicottare lo Shiru Cafe, mettendo in discussione i principi di alcune società sponsor:

Secondo l’articolo di The Herald sullo Shiru Cafe, “l’anno scorso, il 40% delle nuove assunzioni di JP Morgan in Giappone erano clienti di Shiru Cafe”. Questa statistica è allarmante, dal momento che JP Morgan si è impegnata in pratiche finanziarie ingannevoli che probabilmente hanno contribuito [alla] crisi finanziaria del 2008 e poi è diventata l’unica grande istituzione finanziaria a realizzare profitti durante la crisi”.

Secondo uno studio il sistema applicato dalla Shiru favorirebbe le grandi compagnie.

In base ad alcune statistiche, 4 neolaureati su 10 della Brown trovano impiego nel mondo della finanza, della tecnologia o della consulenza.

Infatti già durante i semestri di studio, le società si affacciano nell’università per reclutare le menti migliori. E gli Shiru Cafe rischiano di acuire questo fenomeno, convogliando i talenti verso le poche grandi società in grado di presidiare i campus.

Oggi le università Brown e Amherst, tra poco anche Yale, Princeton e Harvard.

E se i due Shiru Cafe americani non hanno ancora sponsor, in Giappone e India, invece, a pagare il conto agli studenti sono nomi altisonanti. Alcuni sponsor sono: Konami, EY, Pwc, Yamaha, Nissan, Nikkei, Nomura, Microsoft, Accenture, Philip Morris, Softbank e Panasonic.

Gli Shiru Cafe sono arredati con tavoli di legno, sedie di metallo, Wi-Fi libero, circondate da schermi che mostrano pubblicità degli sponsor.

Gli studenti all’interno della caffetteria ricevono informazioni dagli sponsor aziendali attraverso loghi, app, pubblicità digitali su schermi nei negozi e su dispositivi mobili, insegne, sondaggi e persino attraverso i baristi.

Secondo il sito web di Shiru il personale è appositamente formato e offre agli studenti ulteriori informazioni sugli sponsor mentre si godono il loro caffè.

Il sito web del caffè spiega anche la missione e la filosofia di Shiru: “Attraverso una bevanda gratuita cerchiamo di fornire agli studenti alcune informazioni che l’azienda sponsor vorrebbe far arrivare agli studenti universitari sulle diverse opzioni della loro futura carriera.”

Alcune società organizzano delle sessioni di assunzione all’interno del bar. Ma a parte i collegamenti aziendali, gli studenti dovrebbero essere più cauti nel rinunciare a così tante informazioni personali?

Jacob Furst.

In un articolo sul New York Magazine, Jacob Furst, professore di sicurezza informatica presso la DePaul University, un’università privata di Chicago nell’Illinois, ha detto che potrebbero sorgere problemi se agli studenti fosse richiesto di connettersi al Wi-Fi del caffè, il che consentirebbe l’accesso a una gamma molto più ampia di informazioni che potrebbe essere accessibile da terze parti.

La mission dello Shiru occhieggia alla trama nella nuova serie di Netflix, Maniac.

Il mondo distopico all’interno del quale opera Maniac ossia: chi non può permettersi determinati servizi, quali ad esempio un treno, un drink o un panino, può ottenere un “AdBuddy” per ottenere quel servizio gratuitamente.

Gli AdBuddies sono persone che ripetono decine di annunci pubblicitari fino a coprire il costo del prodotto acquistato. Ed è questo il prezzo che il cliente paga per un prodotto gratuito.

Data is king e chiunque detiene i dati governerà il mondo.

Nonostante lo scandalo di Cambridge Analytica e l’implementazione del GDPR (General Data Protection Regulation) abbiano rafforzato la nostra consapevolezza che i nostri dati personali sono alla mercé del web, continuiamo a consentire alle aziende di tenere traccia dei nostri acquisti e affidiamo alle piattaforme di social media anche la nostra intimità.

La verità è però che il “pay with data business model” sta acquistando sempre più consensi sia da parte delle aziende che dei consumatori.

Shiru ha annunciato l’intenzione di espandersi anche nel Regno Unito nel prossimo futuro. E se per una volta i nostri dati personali vengono posti al centro delle dinamiche di mercato e di sviluppo in modo consapevole e costruttivo ben vengano gli Shiru Cafe.

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