Informazione scientifica e problemi ambientali

Ormai da alcuni decenni assistiamo al proliferare di Agenzie, Enti ed Associazioni, più o meno “ufficiali” che si occupano di problematiche ambientali, intese in senso ampio. A fronte di ciò, raramente i problemi connessi con la salvaguardia dell’ambiente e della salute della collettività sono affrontati in maniera oggettiva e scevra da ambiguità e, spesso, le […]

Settembre 2021
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ambiente

Ormai da alcuni decenni assistiamo al proliferare di Agenzie, Enti ed Associazioni, più o meno “ufficiali” che si occupano di problematiche ambientali, intese in senso ampio. A fronte di ciò, raramente i problemi connessi con la salvaguardia dell’ambiente e della salute della collettività sono affrontati in maniera oggettiva e scevra da ambiguità e, spesso, le informazioni che arrivano al volgo sono trattate con ambiguità e con distorsioni “politiche”, di modo che è sempre più difficile per l’uomo della strada riuscire a discernere il dato oggettivo dalla sua “interpretazione” da parte di chi gestisce l’informazione che, oltretutto, raramente si preoccupa di verificare le informazioni che si trova a divulgare.

A questo si aggiunge, spesso, il malcostume dei giornalisti che operano nel settore dei quotidiani, della stampa popolare e delle televisioni, di dover ricercare lo scoop a tutti i costi e di “colorire” le notizie in modo, secondo loro, di attirare l’utente che, al contrario, rimane frastornato e diventa sempre più scettico verso le informazioni che riceve.

A nostro parere, chi gestisce i mezzi di informazione di massa dovrebbe sempre controllare le fonti delle notizie, sottoporre queste ultime al pettine fitto, facendole trattare da personale qualificato e di provata serietà, verificando quanto si appresta a diffondere.

Abbiamo potuto verificare che l’utente generalmente rimane insoddisfatto di notizie esposte in maniera superficiale e ricerca, spesso con esito infruttuoso, altre fonti di informazione. Si chiederà il lettore: ma, con tutte le fonti a disposizione (Internet, libri, riviste di settore, trasmissioni televisive), come è possibile che accada una situazione del genere? La risposta è quasi ovvia: a fronte di una vastissima offerta di fonti di informazione, l’utente non specializzato trova enorme difficoltà a selezionare materiale valido, dall’enorme massa di “spazzatura” che viene diffusa, in assenza di criteri oggettivi di selezione.

Approccio corretto alle questioni ambientali

Occorre a questo punto sottolineare che le questioni ambientali vanno affrontate con un approccio scientifico, scevro da considerazioni politiche, finanziarie o comunque di parte, ed è necessario tener conto del fatto che è importante partire da una preparazione di base che raramente il sistema formativo italiano è in grado di dare. Infatti la scuola italiana è ancora improntata sull’ideologia di Giovanni Gentile e, di conseguenza, anche persone dotate di grande cultura (umanistica) peccano di un’abnorme ignoranza scientifica. Questo comprende purtroppo anche i decisori politici, con quali nefasti risultati è facile immaginare.

E’ altresì importante, nell’affrontare un problema legato alla protezione della salute e dell’ambiente, concentrarsi sui punti veramente fondamentali, liberandosi da condizionamenti ideologici o di altro tipo, e tener conto dell’aspetto quantitativo, che è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per evitare di disperdere le risorse, monetarie, tecniche ed umane, che sono comunque limitate; concentrandosi su ciò che è importante.

Da quanto sopra esposto consegue che, chi gestisce l’informazione, deve seguire lo stesso percorso virtuoso che abbiamo indicato per i decisori politici, e dovrebbe mettere l’utente nelle condizioni di poter facilmente usufruire, qualora voglia approfondire le sue cognizioni sull’argomento, di fonti affidabili.

Forse potrà apparire utopistico, ma sarebbe auspicabile che venisse costituito un osservatorio, senza potere censorio, che valuti tecnicamente quanto trattato dai mass media, indicando di volta in volta la credibilità da dare alle informazioni e gli eventuali errori tecnico-scientifici commessi. Ovviamente, tale osservatorio dovrebbe essere composto da specialisti, riconosciuti tali dalla comunità scientifica, che debbano prescindere da ogni appartenenza politica, ideologica e/o religiosa.

Questo osservatorio potrebbe anche essere validamente utilizzato dai politici, che potrebbero usufruire di un ulteriore contributo tecnico-scientifico. Ulteriore in quanto, per le questioni ambientali, e tecniche in genere, possono disporre del contributo dei Ricercatori degli Enti di Ricerca e delle Università, anche se spesso preferiscono inseguire le utopiche visioni di “esperti” che rappresentano solo loro stessi, ma che sono i beniamini di certi mass media popolari di ampia diffusione e sono vezzeggiati negli ambienti radical-chic.

Conseguenze politiche e sociali di un’informazione scientifica superficiale ed errata

Ovviamente, è chiaro che, una popolazione digiuna delle più elementari cognizioni scientifiche, può essere facilmente indotta a credere quello che può tornare di volta in volta maggiormente utile a gruppi o individui che perseguono propri fini, spesso in contrasto con gli interessi della collettività. Anche personaggi, in assoluta buona fede, possono, partendo da idee o cognizioni errate o distorte, possono fare cospicui danni alla collettività, qualora si presti loro credibilità in base a considerazioni che esulano da una valutazione critica delle loro affermazioni. Su questa testata abbiamo sovente discusso delle nefaste conseguenze, politiche, economiche, ambientali e sanitarie, di campagne orchestrate da profeti di sventura o da gruppi che perseguono i loro loschi interessi.

Se il nostro Paese, malgrado punte di eccellenza raggiunte in campo tecnico-scientifico, ha spesso fatto scelte disastrose, ciò è dovuto alla facilità con cui si può indirizzare un’opinione pubblica, priva di una formazione scientifica di base, estremamente critica verso le fonti ufficiali, e paradossalmente, ma logicamente, estremamente credulona verso chi si professa portatore di verità assolute e si presenta, apparentemente, privo di interessi personali. Ancora peggio, una volta rifiutata la scienza, per così dire, “ufficiale”, ecco che ci si rivolge verso le cosiddette “culture alternative”.

Non è un caso se il nostro Paese pullula di maghi, guaritori, santoni, ed altri cialtroni di ogni risma. Una causa di questo stato di cose è la pretesa che la scienza debba fornire le prove di innocuità di un prodotto o di una tecnologia, addirittura prima della sperimentazione, e queste prove devono avere un carattere assolutistico e definitivo. Ovviamente questo è irreale, poiché la scienza si accredita con spazi di dubbio sempre riducibili, ma mai eliminabili; inoltre le conoscenze scientifiche si modificano nel tempo, per acquisizione continua di nuovi dati, di nuove metodologie sperimentali, di nuove strumentazioni e di nuove teorie, che vengono ovviamente sottoposte a verifiche continue.

E’ altresì fondamentale chiarire che gli spazi di dubbio, insiti nel metodo scientifico, non ci autorizzano a colmarli con affermazioni assolutistiche ed arbitrarie, e quindi false, e, se qualcuno propone certezze miracolistiche, possiamo essere certi che ci sta prendendo per i fondelli.

Un problema di fondo, già discusso su questa testata, è rappresentato dalla differenza della valutazione del rischio, chiamata più correttamente analisi del rischio, e la percezione del rischio da parte della popolazione, con la creazione di pericoli ambientali, invocati a prescindere dai dati scientifici reali. Questo è molto pericoloso perché ci costringe a dirottare cospicue risorse verso pericoli inventati ed a modificare le scelte politiche, economiche e sociali, che vengono spesso dirottate volutamente, da parte di individui senza scrupoli, verso tecnologie che vengono presentate falsamente come ecologiche, compatibili con la salute, ecc.

Contraddizioni

Una contraddizione che salta all’occhio dell’osservatore attento, è rappresentata dalla differenza con cui vengono accettate le notizie inquietanti concernenti l’ambiente e le tecnologie, in contrasto con la poca fiducia con cui vengono recepite quelle buone, anche se queste ultime spesso provengono dalle stesse fonti. Probabilmente un motivo di questa contraddizione è la maniera estremamente negativa in cui la scuola ed i mezzi di grande comunicazione trattano la scienza nel nostro Paese.

Questo appare ancora più assurdo e paradossale, se pensiamo a come la scienza e la tecnologia moderne hanno rivoluzionato positivamente la qualità della nostra vita, mentre gli oggetti, anche domestici, di cui disponiamo, derivano indubbiamente dal progresso scientifico. E’ anche vero che, a volte, la tecnologia ha provocato disastri, ma sarebbe più corretto affermare che questo è dovuto ad un utilizzo errato ed incosciente della tecnologia, da parte di individui senza scrupoli o digiuni di cognizione scientifiche adeguate e, quindi, irresponsabili; ed una tecnologia più moderna ed utilizzata in maniera corretta ha provveduto a mitigare quei disastri.

A volte si rimane interdetti nel constatare la differenza della valutazione, da parte dell’uomo della strada, di alcune tecnologie, in rapporto all’utilizzo che ne fa. Prendiamo ad esempio l’automobile: molti ritengono che ve ne siano troppe e che bisognerebbe diminuirne l’utilizzo, salvo poi farne un uso smodato. L’italiano medio raramente utilizza i mezzi pubblici e reagisce con rabbia a qualsivoglia limitazione alla circolazione. Non parliamo poi dell’approccio nei confronti della produzione energetica o dell’eliminazione dei rifiuti.

A volte ingenti fondi sono utilizzati, spesso stornandoli da utilizzi più seri ed importanti per il Paese, per rispondere all’ansia della popolazione verso pericoli inventati da chi in qualche modo pensa di poterne ricavare degli utili. Ciò a causato spesso la dispersione di risorse importanti, la promulgazione di Leggi inutili e dannose ed il blocco di tecnologie utili ed a basso impatto ambientale, nonché ad alta efficienza, a vantaggio di tecnologie meno efficienti e più costose, che hanno un maggior impatto ambientale, ma che tornano utili ad alcune lobby; con danni enormi per la collettività.

Mi sembra il caso di concludere queste brevi note sottolineando la necessità di un diverso approccio verso le materie scientifiche da parte della scuola e dei mass media, e di una maggiore attenzione alle problematiche reali ed al modo di affrontarle, da parte della classe politica. La conoscenza e la consapevolezza sono alla base di una società sana.

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