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Green Energy: eppur si muove

Green Energy: eppur si muove

Green Energy.

GREEN ENERGY: EPPUR SI MUOV… come avrebbe detto Galileo (subito dopo l’abiura “obbligata” estortagli dall’Inquisizione).

Vi erano non pochi dubbi su una rivoluzione energetica sostenibile ai tempi del Protocollo di Kioto, eppure, passati pochi anni, i dati (uno per tutti: +70% la crescita della produzione di energia rinnovabile nei 28 Paesi Europei dal 2005 al 2015, anno in cui a livello mondiale la produzione è stata di oltre 5.500 terawatt ora) parlano da soli.

E’ possibile che per la metà di questo Secolo oltre 130 Paesi siano indipendenti energeticamente con le sole energie rinnovabili. Cosa che appare davvero a portata di mano se si pensa che, come segnala l’Agenzia Internazionale per l’Energia, nel 2016 è stata di 2/3 la frazione di capacità globale netta di energia che è stata costituita in modo “green”.

Nel fotovoltaico (totale mondiale ad oggi 300 gigawatt) il 2016 ha visto aumentare della metà l’energia installata l’anno precedente, con progettualità sempre più ambiziose. L’impianto cinese di Zhongwei potrebbe avere una capacità di oltre 1500 megawatt.

Grande spolvero anche per l’eolico,con il miglioramento tecnologico sempre più evidentemente espresso dai suoi impianti. Questi, infatti, consentono enormi risparmi nei costi di produzione (meno 60% dal 2009 al 2017).

E diminuiranno, presumibilmente, ancora di quasi la metà in futuro, rendendo così autonomo dai finanziamenti statali (a livello globale ammontanti a 17 miliardi secondo l’Agenzia Internazionale per l’energia rinnovabile) un settore che è oggi capace, con una sola turbina da 2,5 megawatt di coprire le necessità di quasi 1500 case.

A tutt’oggi il 70% delle fonti rinnovabili è idroelettrico. Il 15% eolico (350 mila turbine a fine 2016, che hanno evitato il formarsi di 700 milioni di tonnellate di emissioni di CO2), l’8% da biomasse.

Il 5% solare (che parrebbe, come riporta il National Geographic, quello con maggiori potenzialità di sviluppo, se si pensa che un’ora di luce solare sulla terra, ove totalmente immagazzinata, sarebbe sufficiente a rendere il Mondo indipendente da altre risorse energetiche per un anno intero).

Il 2% geotermico e marino (settore ad oggi poco sfruttato ma che entro il 2020 potrebbe creare 30 mila posti di lavoro, i quali si decuplicherebbero nei trent’anni successivi).

A livello Europeo oggi quasi il 17% dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili, con picchi di eccellenza in Islanda e in Norvegia con il 70% mentre Malta e Lussemburgo non superano il 5%.

L’Italia, invece, sta velocemente avvicinandosi ad un soddisfacente 20%, ottimo viatico per un Paese come il nostro (unico in Europa) ad essere in deficit energetico totale (attorno al 15%, quando anche la Spagna è in pari).

Il dato obbliga ad acquisti di energia al mercato all’ingrosso ma, se venissero teoricamente tutti meno, consentirebbe la formazione di ottocentomila posti di lavoro interni (anticiclici) nel settore energetico.

Leggi anche: Idrogeno come vettore energetico del futuro: disamina completa

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Paolo Turati

Laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1982 dopo aver conseguito il Diploma al Liceo Scientifico salesiano Valsalice di Torino, l’imprenditore ed Economista Paolo Turati, Docente a contratto e Referente del Corso di Economia degli Investimenti “Investire” presso la Scuola di Studi Superiori dell’Università Torino per gli A.A. 2016-17 e 2017-18, è dal 2019 parimenti Docente nonché Presidente del Comitato scientifico presso la Saa-School of Management dell’Università di Torino dell’Executive Master di Wealth Management. Classe 1958, sposato con due figli, già Procuratore generale di Agente di Cambio sulla Piazza di Torino, è stato per anni titolare e Amministratore apicale di Società di capitali finanziarie e operanti nella Commissione in titoli e valori. E’ autore di numerose opere saggistiche e narrative edite, diffusamente accreditate in Italia ed all’estero presso numerose Istituzioni ( fra cui il Rijsksmuseum di Amsterdam, la Biblioteca Max Planck di Monaco di Baviera, la New York Public Library, L'Università di Heidelberg, l'Accademia di Brera a Milano, Palazzo Grassi a Venezia), nonché editorialista su testate nazionali, giornalista pubblicista, conferenziere e già per anni titolare di spazi televisivi regionali in rubriche settimanali economico-finanziarie specificamente incentrate sulla tutela del Risparmio. Esperto di Art Market internazionale e Coordinatore del Dipartimento Arte, Diritto e Mercato di “Fidartis-Multi family office”, è altresì da 15 anni Membro del Consiglio Direttivo e responsabile del Settore “Economia, Finanza, Banche e Assicurazioni” di Acp-Federata nazionale Movimento Consumatori, nonché Consigliere di Amministrazione della Fondazione per l’Architettura. Appassionato pianista, nutre grande interesse per il fenomeno del Collezionismo e per la ricerca storiografica e vanta trascorsi agonistici con ranking a livello di punteggio nazionale nello Sci alpino nonché una lunga pratica agonistica nel Ciclismo su strada e nel Motociclismo fuoristrada.

1 Comment
  1. Pur plaudendo alla promozione delle fonti energetiche rinnovabili, ritengo vada puntualizzato che, attualmente, l’81% dell’energia prodotta nel mondo è ancora ottenuta per mezzo della combustione dei fossili: petrolio e derivati, carbone e gas naturale. E’ necessario implementare fortemente le energie alternative, come giustamente sottolinea l’Autore dell’articolo. Occorre quindi chiarire che esistono due tipologie di fonti energetiche alternative alla combustione dei fossili: alla prima tipologia appartengono quelle che possono interamente sostituire le centrali, ossia solare termodinamico a concentrazione (brevetto dell’ENEA), idroelettrico (compreso quello ad acqua fluente), geotermico e nucleare; alla seconda categoria appartengono le fonti intermittenti, caratterizzate da bassa intensità energetica e da discontinuità produttiva, fotovoltaico, eolico, biomasse.

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