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Finanza Pubblica Italiana | Il punto di Paolo Turati

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FINANZA PUBBLICA

Parliamo di Finanza pubblica italiana. Non sono molti gli Economisti che, come sostiene in modo indipendente il sottoscritto da tempo, non avendo (da modesto docente universitario a contratto) particolari posizioni personali o istituzionali da difendere, abbiano ad oggi fatta propria la tesi che non vi sia altra strada da percorrere per risanare la Finanza pubblica italiana che quella di fare prima o poi default per rimettersi in carreggiata.

La stessa UE ha recentemente ammonito, per l’ennesima volta, il nostro Governo. In merito e non di meno, si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia da parte un po’ di tutti.

Dall’Esecutivo, che deve difendere la propria posizione politica, ai banchieri e assicuratori che sono pieni di titoli di Stato italiani in pancia. Fino ai demiurghi del Risparmio gestito e agli stessi  risparmiatori, loro terminale naturale.


Finanza pubblica italiana: l’avvento dell’Era dell’Euro


Fra le varie gravi criticità che ha determinato in termini industriali e monetari, non si può negare che abbia generato un’opportunità unica ed irripetibile, per il nostro Paese, in termini di sistemazione del Debito pubblico.

Sono infatti circa 700 miliardi in conto interesse i risparmi dell’Erario a servizio del Debito pubblico.

Grazie ai tassi più bassi pagati sul medesimo (oltretutto essendocisi potuti permettere di allungare la scadenza temporale dello stock dei titoli emessi di tre volte) ed alle garanzia implicita fornite dalla Bce.

E invece? Poco meno di vent’anni fa il Debito Pubblico ammontava a 1200 miliardi.

E, invece di far si che il risparmio di cui sopra servisse ad abbatterlo, si è “belli belli” arrivati ai 2400 miliardi di oggi.

Incremento solo in parte dovuto alla crisi del 2008 e, per il resto, frutto di gravissima insipienza governativa di qualsivoglia colore.

E’ evidente che alla fine del Quantitative Easing o alla prima delle crisi finanziarie ricorrenti, quando i tassi d’interesse risaliranno, il nostro deficit annuo (che a livello primario è da sempre virtuoso ma che è lordato dagli interessi su un Debito pubblico di un Paese che cresce poco, ha perso tutta la propria industria, delocalizza sempre più per competere globalmente e invecchia sensibilmente lasciando pochi posti di lavoro per i giovani), il raggiungerà livelli insostenibili.

E succederà tutto in pochissimo tempo, senza che si possa governare il fenomeno. Attaccati, come indubbiamente si sarà, dalla speculazione globalizzata.

Ovviamente non si farà nulla sino ad allora (anche perché dovremmo avere il coraggio di uscire dall’Area Euro: immagino, salvo correzioni importanti da parte delle Istituzioni preposte, la “vita residua” massima in bonis del nostro Paese a livello di Finanza pubblica a non più di 5-7 anni) e quel 30% (equivalente, probabilmente sarà un caso, a quanto abbiamo perso in termini differenziali di crescita di ricchezza prodotta rispetto la Germania dall’avvento dell’Euro) di default sul Debito pubblico oggi necessario per rimetterci ordinatamente in carreggiata, diventerà magari anche un 40% non gestito e dominato dai mercati speculativi domani.

A forza di far finta di niente si farà (inevitabilmente) default, purtroppo, in modo “non governato”.

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Paolo Turati

Laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1982 dopo aver conseguito il Diploma al Liceo Scientifico salesiano Valsalice di Torino, l’imprenditore ed Economista Paolo Turati, Docente a contratto e Referente del Corso di Economia degli Investimenti “Investire” presso la Scuola di Studi Superiori dell’Università Torino per gli A.A. 2016-17 e 2017-18, è dal 2019 parimenti Docente nonché Presidente del Comitato scientifico presso la Saa-School of Management dell’Università di Torino dell’Executive Master di Wealth Management. Classe 1958, sposato con due figli, già Procuratore generale di Agente di Cambio sulla Piazza di Torino, è stato per anni titolare e Amministratore apicale di Società di capitali finanziarie e operanti nella Commissione in titoli e valori. E’ autore di numerose opere saggistiche e narrative edite, diffusamente accreditate in Italia ed all’estero presso numerose Istituzioni ( fra cui il Rijsksmuseum di Amsterdam, la Biblioteca Max Planck di Monaco di Baviera, la New York Public Library, L'Università di Heidelberg, l'Accademia di Brera a Milano, Palazzo Grassi a Venezia), nonché editorialista su testate nazionali, giornalista pubblicista, conferenziere e già per anni titolare di spazi televisivi regionali in rubriche settimanali economico-finanziarie specificamente incentrate sulla tutela del Risparmio. Esperto di Art Market internazionale e Coordinatore del Dipartimento Arte, Diritto e Mercato di “Fidartis-Multi family office”, è altresì da 15 anni Membro del Consiglio Direttivo e responsabile del Settore “Economia, Finanza, Banche e Assicurazioni” di Acp-Federata nazionale Movimento Consumatori, nonché Consigliere di Amministrazione della Fondazione per l’Architettura. Appassionato pianista, nutre grande interesse per il fenomeno del Collezionismo e per la ricerca storiografica e vanta trascorsi agonistici con ranking a livello di punteggio nazionale nello Sci alpino nonché una lunga pratica agonistica nel Ciclismo su strada e nel Motociclismo fuoristrada.

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