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Infosfera: la quarta rivoluzione che sta cambiando il mondo

Infosfera

Infosfera.

Sono ormai infiniti gli esempi che mostrano come la distinzione tra online e offline possa considerarsi del tutto superata. E’ stata sostituita da una infinita connessione e dalla interazione costante con i sistemi di informazione digitale.

Onlife. Termine che nasce dalla combinazione di “online” e “offline”, per evidenziare la natura ibrida delle nostre esperienze quotidiane, divenute in parte digitali e in parte analogiche. Ma esiste un termine elegante per dare nome al nuovo mondo in cui viviamo.

Infosfera. Il termine, un neologismo che è una parola macedonia di informazione e sfera, viene ripreso da Luciano Floridi, filosofo italiano, professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford presso l’Oxford Internet Institute, dove dirige il Digital Etichs Lab.chairman del Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute, l’istituto britannico per la data science.

Con La quarta rivoluzione ha vinto il Walter J. Ong Award for Career Achievement in Scholarship 2016. Il primo utilizzo della parola infosfera si rinviene su Time Magazine, il 12 aprile 1971, dove si legge: così come un pesce non può concepire l’acqua o gli uccelli nell’aria, così l’essere umano allo stesso modo comprende la sua infosfera, quello strato concentrico e avviluppante di smog elettronico e tipografico composto da cliché tratti dal giornalismo, dal mondo dell’intrattenimento, dalla pubblicità e dalle informazioni governative”.

Nel 1980 la parola infosfera compare nel libro La terza ondata di Alvin Toffler e nel 2007 in Digital Dharma di Steven Vedro. E precursori del concetto di infosfera sono la Noosfera di Teilhard de Chardin e la Semiosfera di Jurij Lotman.

L’infosfera risponde a quattro caratteristiche fondamentali essendo un ambiente nel quale:

  1. viene abbattuta la distinzione tra reale e virtuale e nel quale analogico e digitale si fondono e confondono, si intrecciano e si rinforzano vicendevolmente;
  2. operano sia organismi biologici che artefatti ingegnerizzati e il confine tra processore e processato tende a dissolversi nello scopo finale dell’apporto di informazione, al quale tutti gli agenti, viventi e non, sono partecipi;
  3. diventa progressivamente normale che gli strumenti tecnologici se la sbrighino, direttamente tra loro;
  4. l’ambito dei soggetti umani è composto da utenti.

L’infosfera rappresenta la versione contemporanea dell’alienazione e della dialettica servo/padrone, che in altro contesto è stata esplorata da Hegel. Ed ecco che l’uomo entra in una nuova era…

L’iperstoria.

Sicuramente l’invenzione della scrittura ha dato il via alla storia, attraverso la creazione di documenti che ci aiutano a conservare la memoria del passato. Ma oggi l’informatica ha trasformato questo meccanismo in un incessante immagazzinare di dati su dati.

ZETTABYTE [1]: il mondo continua a generare volumi ingenti di dati digitali.

Nel 2018 sono stati creati 33 zettabyte di dati secondo il nuovo Statista Digital Economy Compass. E l’incremento dei dati digitali proseguirà senza interruzioni. Infatti, Statista prevede che la quantità totale mondiale arriverà a 2.100 zettabyte nel 2035. E il cloud dal 2020 sarà la tecnologia principale per lo storage dei dati digitali.

Intelligenza artificiale.

Una delle tecnologie che più alimenta l’espandersi dei dati è l’intelligenza artificiale cui fanno ricorso il 32% di tutte le aziende hi-tech. E l’intelligenza artificiale continuerà a diffondersi. 

Faang.

Nel report di Statista è inclusa una previsione sul futuro dei Faang, ovvero i colossi del digitale e di Internet: Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google. Questi sono tra i maggiori generatori di dati digitali e basano il loro business sulla raccolta e l’analisi dei dati. Nel 2018 la sostenibilità del loro business è sembrata vacillare.

Prova ne sono gli scandali privacy per Facebook, il calo delle vendite di iPhone per Apple e agli ingenti investimenti che mettono sotto stress i conti di Netflix. Ma Statista non ritiene che il ruolo dei Faang verrà ridimensionato in futuro e Facebook &co. continueranno ad alimentare l’economia digitale e il boom dei dati.

Secondo Floridi esistono tre tipologie di tecnologie: di primo, di secondo e di terzo ordine.

L’infosfera trova luogo unicamente a partire dalle tecnologie di terzo ordine. Più in generale Luciano Floridi definisce la tecnologia come un “essere-tra” e le tecnologie di terzo ordine sono quelle che agiscono su altre tecnologie per mezzo di tecnologie. Per le tecnologie di terz’ordine non è prevista la presenza umana in quanto le macchine comunicano tra loro: tipico esempio di questa categoria è il computer.

“Ciò che è reale e informazionale e ciò che è informazionale è reale”

Luciano Floridi.

L’infosfera si definisce come spazio informazionale, che si sviluppa con la comunicazione dei diversi dispositivi tecnologici. Attualmente non c’è differenza tra l’essere connessi e l’essere sconnessi, perché in effetti oggi siamo sempre connessi alla realtà informatica.

Ed ecco che non esiste più solo l’internet del computer, perché l’informatica ha invaso anche il nostro vivere quotidiano: elettrodomestici, automobili, smartphone ecc…

«A un livello minimo, l’infosfera indica l’intero ambiente informazionale costituito da tutti gli enti informazionali, le loro proprietà, interazioni, processi e reciproche relazioni. È un ambiente paragonabile al, al tempo stesso differente dal, cyberspazio, che è soltanto una sua regione, dal momento che l’infosfera include anche gli spazi d’informazione offline e analogici.

A un livello massimo, l’infosfera è un concetto che può essere utilizzato anche come sinonimo di realtà, laddove interpretiamo quest’ultima in termini informazionali. In tal caso, l’idea è che ciò che è reale è informazionale e ciò che è informazionale è reale.»

Luciano Floridi, La quarta rivoluzione.

Una grande zona grigia, l’infosfera è una grande zona grigia che presuppone una continuità tra il mondo materiale e quello tecnologico. Ed è per questo che Floridi parla di onlife, perché oggi è sempre più arduo distinguere l’online dall’offline e la nostra vita rimane sempre in quello spazio informazionale.

Floridi distingue tre operazioni nell’infosfera: scrivi, leggi, esegui.

Con “scrivi” invii il messaggio, con “leggi” il messaggio viene recepito, mentre con “esegui” attui un comando o un’azione. Floridi sottolinea il cambiamento della nozione di esistenza distinguendo due concetti in filosofia: uno dei medievali e uno dei moderni.

E se Cartesio è profondamente influenzato dal linguaggio della scolastica, e definisce come sommamente reale Dio, in quanto Dio non dipende da altro, i medievali tendono a pensare Dio come l’essere la cui esistenza è necessaria, mentre gli altri enti hanno esistenza possibile.

Kant sostiene che ciò che esiste è nel campo dello spazio-tempo come oggetto di una esperienza possibile, pertanto un ente esiste solo in quanto fenomeno, in quanto si dà ad un soggetto che lo percepisce. Ma con i filosofi moderni il concetto di esistenza muta completamente.

Floridi sostiene che il filosofo moderno considera esistente tutto ciò che ricade nel campo empirico, ossia tutto ciò che è percepibile attraverso i sensi e a queste nozioni di esistenza aggiunge l’esistenza come interazione. Questa considerazione si basa sulla natura del mondo digitale e sul suo potere di connettere utenti e macchine.

World of Warcraft.

Ma accade che giochi online World of Warcraft, osserva Floridi, mettano in discussione il tradizionale concetto di esistenza come inteso, sia nella versione medioevale che in quella moderna. Ed infatti, il mondo di Warcraft esiste anche se non è percepito e milioni di persone passano ore della loro vita a giocarci.

Circa 5.2 milioni di iscrizioni attive all’ottobre del 2017, con un picco massimo di 12 milioni nell’ottobre del 2010. Le nostre esistenze sono ormai profondamente mutate a causa della realtà digitale e da ciò consegue l’esigenza per la filosofia, per rendere conto di questa realtà, di nuove definizioni e di un nuovo linguaggio.

E cosa accade alle nostre identità nel mondo digitale?

Il sé sociale.

L’uso dei social media, Facebook, Instagram, Pinterest, ecc., implica una nuova tipologia di sé sociale. Nasce così la nostra esigenza di dover prendersi cura anche del proprio sé sociale nel mondo digitale. E Floridi si interroga sul problema della natura del sé, ossia su quale sia la differenza tra noi e il nostro sé di Facebook.

Restiamo sempre la stessa persona umana o il sé che interagisce nei social network è un differente oggetto sociale che ci definisce in un modo ma non esaurisce la nostra identità?

Floridi risolve il problema con una risposta che critica la domanda stessa: non dobbiamo interrogarci sulla natura del sé in generale, ma vedere la cosa nei diversi contesti, in quanto dal punto di vista generale sarebbe giusto dire che siamo l’utente di Facebook in un certo senso, ma non in un altro.

E dopo quella di Copernico, di Darwin e di Freud, dagli anni ’50 dello scorso secolo arriva la quarta rivoluzione, la più devastante.

Alan Turing.

Rivolta capeggiata da Alan Turing, matematico inglese, considerato uno dei padri dell’informatica, a cui si devono la macchina ideale nota come “macchina di Turing”, ossia il modello concettuale alla base del computer moderno ed il “Test di Turing”, ovvero la riflessione che da il via agli studi sull’intelligenza artificiale.

Certamente non siamo più entità isolate, bensì “inforg”, organismi incarnati dall’informazione, entità costituite da informazioni, che esistono nell’infosfera (Wikipedia). Stiamo modificando secondo Floridi l’idea che abbiamo della natura ultima della realtà, passando da una metafisica materialistica ad un metafisica dell’informazione.

Ed ecco che computer e Intelligenza Artificiale ci ri-conducono alla metafisica di Aristotele. Siamo sospesi in un cloud informazionale non delimitato da spazio o da confini e dove il nostro aspetto fisico ha ormai pochissima importanza rispetto al nostro “sé sociale”.

Ma si tratta davvero di una effettiva ennesima rivoluzione o stiamo forse facendo solo ritorno a quello che Platone definiva il “mondo delle idee”?

Bibliografia.

Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore, 2017

Steven Vedro, Digital Dharma: A User’s Guide to Expanding Consciousness in the Infosphere  – August 1, 2007

Alvin Toffler, La terza ondata. Il tramonto dell’era industriale e la nascita di una nuova civiltà, MilanoSperling & Kupfer, 1987

[1] Lo zettabyte è l’unità di misura che segue il già gigantesco exabyte; indica un trilione di gigabyte. I 33 zettabyte raggiunti a fine 2018 sono una quantità di dati equivalente a quella contenuta in 660 miliardi di dischi Blu-Ray o a 330 milioni dei maggiori hard drive oggi esistenti o allo spazio di storage di 132.000 super-computer tra i più potenti. O anche, per entrare nel campo della biologia, a 33 milioni di cervelli umani.

Leggi anche: Biblioterapia: prescrivere un libro per guarire.

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