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Banksy: la street art e le provocazioni di un moderno Voltaire

Banksy è inafferrabile per la tecnica che usa.

Banksy e la Street Art.

Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata, dimenticano che l’invisibilità è un super potere (Banksy). Per il “The mail on Sunday”, il suo vero nome sarebbe Robin Gunningham. Ma su di lui non si hanno molte informazioni ed il mistero sulla sua identità fa parte del fascino che ha saputo creare intorno alla sua figura.

L’unico dato certo è che Banksy proviene da Bristol, in Inghilterra, dove faceva parte di una gang, la DryBreadZ Crew, e che la sua arte irriverente riveste mura ed edifici di innumerevoli città in tutto il mondo. Risalgono alla fine degli anni ’80 i suoi primi lavori quando si firma come Kato e Tes.

Wall on Fire.

Sarà il Wall on fire, nel 1998 a renderlo universalmente famoso. Si tratta di un mega raduno di graffitari organizzato da Banksy che attrae artisti provenienti da tutta Europa. E’ uno spirito pacifista e anticapitalista quello che permea le sue narrazioni immobili, che fanno emergere il suo nome nel caotico calderone degli interpreti della street art. Spesso orientate alla satira, le opere di Banksy sfiorano temi politici, morali e culturali. La forma che predilige per esprimere le sue idee è quella dello stencil. Ciò che lo ha reso famoso è stata all’inizio la sua abilità ad introdursi nei musei ed esporre le sue opere accanto a quelle presenti, come ha fatto alla Tate Modern di Londra. Invade le strade di Londra, Banksy, con degli stencil a forma di topo, il cosiddetto ”Rat”, termine che è anche l’anagramma della parola Art. Le sue provocazioni giungono anche in televisione. Infatti, nel 2010 realizza la sigla della puntata dei Simpson che andrà in onda il dieci ottobre. Rappresenta scene volutamente crudeli che accennano allo sfruttamento del lavoro minorile e al maltrattamento degli animali.

A colpire è spesso lo stratosferico valore commerciale dei suoi graffiti, realizzati per lo più sui muri delle città dove sceglie di esibirsi a sorpresa. Ma sarebbe un errore ridurre i lavori di Banksy a una mera questione di mercato dell’arte e altrettanto lo sarebbe leggere la sua ironia come qualcosa di estraneo all’Arte.

Sicuramente le opere di Banksy si inseriscono in un percorso artistico di tutto rispetto, al pari di quello degli altri graffitari che lo hanno preceduto, da Keith Haring a Jean Michel Basquiat, e a cui la storia ha reso, in verità, una giustizia tardiva. Quella di Bansky è un esempio di street art intrisa di un valore sociale fortissimo, che si trasforma in un’opera interattiva che rimanda alle news del tg.

L’essenza della sua arte non è la forma bensì il messaggio.

I soggetti delle sue opere sono guerre, banche, immigrazione, falso benessere, consumismo, conformismo. La forza dei suoi lavori consiste nel comunicarli con immagini ironiche e brillanti, ma che allo stesso tempo sono incredibilmente semplici e accessibili e per questo incredibilmente efficaci.

Lo street artist americano Obey ha detto delle sue opere che “anche un bambino di 6 anni che non ha la minima idea di cosa sia un conflitto culturale non avrà alcun problema a riconoscere che c’è qualcosa che non quadra quando vede la Monna Lisa che impugna un lanciafiamme».

Il primo grande murale in esterni di Banksy è The Mild Mild West.

Viene dipinto nel 1997 per coprire una pubblicità nel quartiere di Stokes Croft. L’opera raffigura un orsacchiotto che lancia un cocktail molotov a tre poliziotti in tenuta antisommossa ed è il simbolo delle tante rivolte che hanno segnato la storia, anche recente, di Bristol. Fonte di ispirazione per Banksy è il lavoro dell’artista di strada francese Blek Le Rat, considerato uno dei padri fondatori della street art.

Ogni volta che dipingo qualche cosa, scopro che Blek Le Rat l’aveva già fatto 20 anni fa.

E’ da lui che prende l’idea di usare lo stencil e il carattere del topo, appunto rat in francese. Banksy è anche scultore, e uno dei suoi lavori più famosi, The Drinker, che ricorda molto il Pensatore di Rodin, però con un segnale stradale sulla testa, nel 2004 si trova al centro di una piazza molto trafficata a Londra.

Da lì viene  trafugato con una gru mobile senza che nessuno ci faccia caso e il docufilm The Banksy Job, uscito nel 2016, racconta la vicenda del furto messo in atto da AK47, che si autodefinisce terrorista dell’arte. Per esprimere il suo disappunto per le assurdità del mercato dell’arte nel valutare le opere d’arte, comprese le sue, Banksy mette  in vendita per strada alcuni suoi lavori stampati a 60 dollari.

Ma i suoi fortunati acquirenti non erano affatto consapevoli dall’affare concluso, almeno fino al giorno dopo, quando Banksy mette online un video diventato subito virale. Il valore di quelle opere oggi? 20.000 dollari circa.

Banksy è inafferrabile per la tecnica che usa.

Infatti, non dipinge direttamente sui muri, ma prepara il lavoro in studio con stencil disegnati a mano o stampati su fogli di acetato o cartoncino. Prima di adottare questa tecnica è troppo lento e viene spesso colto in flagrante dalla Polizia. Banksy  si definisce un existencilist, dal titolo della sua più famosa mostra a Los Angeles: Existencilism, una crasi  tra “esistenzialismo” e “stencil”.

Il giornalista Craig Williams sostiene di avere prove convincenti che Banksy sia in realtà Robert Del Naja, il Frontman dei  Massive Attack. Williams ha notato che esiste una correlazione tra le città in cui si esibisce la band e i luoghi in cui appaiono i murales dell’artista.

Banksy, poi, non ha mai nascosto di essersi ispirato anche a 3D, un writers che ha contribuito a fondare i Massive Attack. Per svelare l’identità di Bansky si sono scomodati persino i criminologi della Queen Mary University di Londra che hanno usato una tecnica chiamata profilazione geografica per identificare l’artista.

Robin Gunningham o Robert Del Naja?

E secondo loro Bansky sarebbe in realtà l’artista di strada Robin Gunningham, residente a Bristol. Questa teoria è suffragata dal fatto che Bansky, agli inizi della sua carriera di street artist, si firma Robin Banx. Il tag #banksy su Instagram racchiude quasi 360mila foto che fanno conoscere le sue opere in giro per il mondo. Certamente Banksy sa come conquistare un pubblico globale.

Passa dalla modifica seriale dell’opera musicale di Paris Hilton al progetto a-work-a-day realizzato a New York, Banksy mettendo in luce il suo carattere poliedrico e geniale. Il merito delle opere di Banksy è stato quello di aver avvicinato il grande pubblico all’arte contemporanea e alla visione critica della realtà.

Devolved Parliament.

Tela di 14 metri potrebbe diventare l’opera di Banksy più costosa di sempre. Raffigura il Parlamento inglese in cui i politici della Camera dei Comuni sono rappresentati come un branco di scimmie. E’ in vendita da Sotheby’s a Londra con una base d’asta tra 1,4 e 2 milioni di sterline. La data dell’asta è fissata per il 3 ottobre.

Se venisse venduta, l’opera potrebbe  superare il record di 1,9 milioni di dollari battuti a New York nel 2008 per la sua opera più pagata, Keep it Spotless, realizzata con Damine Hirst, un’artista britannico.

Un moderno Voltaire.

Così è stato definito Banksy dal capo del settore di arte contemporanea di Sotheby’s Europe, Alex Branczik, che ha commentato la sua opera. Branczik osserva che indipendentemente da come ci si ponga nel dibattito sulla Brexit, Banksy è capace di catturare i livelli senza precedenti di caos politico.

E Banksy ha recentemente affrontato il tema Brexit con un enorme murale su un edificio a Dover, nel quale ha raffigurato un operaio intento a cancellare una delle 12 stelle della bandiera dell’Europa. Ma l’opera è stata misteriosamente imbiancata.

Oh. I had planned that on day of Brexit I was going tochange the piece in Dover to this. But seems they’ve painted over it.Nevermind, I guess a big white flag says it just as well (Banksy). Potremmo forse dire che “chi di vernice ferisce, di vernice perisce”?

Leggi anche: Banksy e l’aggiudicatario dell’opera distrutta

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