La parola ai giurati: un grande Film anni 50
La parola ai giurati: degli uomini semplici devono decidere sulla colpevolezza o innocenza di un giovane. La parola ai giurati è l’opera prima di Sidney Lumet del 1957 ed è ancora considerata appassionante, che cattura subito lo spettatore. La parola ai giurati inizia con il processo a un ragazzo maggiorenne accusato di parricidio premeditato di […]
La parola ai giurati: degli uomini semplici devono decidere sulla colpevolezza o innocenza di un giovane.
La parola ai giurati è l’opera prima di Sidney Lumet del 1957 ed è ancora considerata appassionante, che cattura subito lo spettatore. La parola ai giurati inizia con il processo a un ragazzo maggiorenne accusato di parricidio premeditato di primo grado. Il giudice invita la giuria a prendere una decisione riguardo alla sua imputazione. Se per i giurati il ragazzo risultasse colpevole, la sua pena sarebbe la sedia elettrica.
La giuria, quindi, deve raggiungere un verdetto unanime, per la colpevolezza o l’innocenza. Se così non sarà, il processo verrà ripetuto. I giurati sono 12 e tutti uomini semplici: un coscienzioso direttore pubblicitario, un gioielliere emigrato, un proprietario di garage razzista, un intelligente anziano osservatore, un venditore tifoso dei New York Yankees, un uomo appartenente ai bassifondi dal lavoro incerto, ma dal carattere indulgente.
Ci sono anche un agente di borsa ragionevole, un classico uomo d’affari perentorio e un po’ sadico, un accomodante impiegato di banca. E poi un allenatore di una squadra di football affidabile e un architetto di buona fede interpretato da Henry Fonda.
Il verdetto sembra essere prevedibile: colpevole.
Sono 11 giurati a pensarla così, il giurato n°8, invece, no. Crolla l’unanimità del verdetto e il giudice n°8 inizia a infondere negli altri un ragionevole dubbio.
Questo avviene attraverso una guerra piena di dialoghi persuasivi. Verranno smosse le sicurezze delle vite dei giurati. Il cast di La parola ai giurati è straordinario, ogni personaggio è ben delineato e con il passare del tempo si conoscono i loro caratteri. I giurati non hanno un nome, lo spettatore potrebbe perdere l’effetto di isolamento. L’intera pellicola, infatti, si svolge nella camera in cui si riuniscono i giurati, la porta è chiusa a chiave e il ventilatore non funziona.
Henry Fonda riflette sulla decisione giusta da prendere.
Per il meteo questa è la giornata più calda dell’anno e con il tramonto arriva anche un temporale. Tutti questi elementi portano lo spettatore a provare sensazioni di insofferenza. Grazie alle inquadrature piene, nelle quali tutto è visibile, si nota che mancano gli orologi, quindi il tempo si ferma per la giuria e per gli spettatori. La sceneggiatura di Reginald Rose e la regia di Sidney Lumet approfondiscono i dettagli dell’omicidio e trascinano i personaggi allo stremo emotivo.
Con le discussioni accese escono fuori le loro incoerenze e si rivelano tutti i loro preconcetti. La claustrofobia si fa sentire quando la stanza inizia a essere opprimente. Ogni film ha un eroe e, nel caso de “La parola ai giurati“, si tratta di Fonda (anche produttore); è il suo personaggio, infatti, a portare gli altri a confrontarsi e ad ascoltarsi e se questo non fosse accaduto un ragazzo avrebbe perso la vita.
L’AFI’s 100 Years… 100 Heroes and Villains pone il giurato n° 8 di Fonda al 28esimo posto della lista dei grandi eroi del cinema hollywoodiano. È l’unico tra gli altri giurati che sin da subito vuole salvare la vita del parricida, destinata a una fine tragica. I giurati hanno evitato alla giustizia di prevalere, dando posto alla pietà. Le tematiche più importanti, quindi, sono ascoltare sé stessi e gli altri, e liberarsi di ogni preconcetto.
Uno spaccato della società americana.
È l’unico personaggio intenzionato a scovare la verità, andando contro i dubbi degli altri con dialoghi persuasivi. L’opera è piena di scene commoventi e, nonostante questo, quando è uscito non ha avuto un grande impatto con gli spettatori. All’inizio, infatti, la pellicola può essere considerata stagnante ma poi si rivela molto affascinante soprattutto per i temi trattati, come la freddezza data dai tornaconti personali, la battaglia per la giustizia e la discussione sui preconcetti.
“La parola ai giurati” risulta, quindi, essere un film in cui si sente fortemente la tensione che può nascere all’interno di uno spazio piccolo, in cui uno spaccato della popolazione americana si fa notare per idee razziste e incoerenze. Questi pregi, infatti, hanno portato l’opera a vincere l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1958; ha ricevuto anche tre nomination agli Oscar come miglior adattamento, miglior regista e miglior film.
Il budget usato per la realizzazione è pari a 350.000 dollari. Il film è stato girato i soli 17 giorni grazie alle prove volute da Lumet e sono stati risparmiati 1000 dollari. Il regista, infatti, è stato bravo a mettere a proprio agio gli attori sul set, lavoro eseguito con le macchine da presa spente, per non sprecare pellicola e rendere ogni scena autentica e vera.
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