Giovanni Tommasi Ferroni: La pittura d’effetto e di beltà.
La pittura d’effetto e di beltà, eretta su dettami accademici, è sempre suggestiva e intenta a stupire, tanto più quando il pittore è un virtuoso del disegno figurativo, spiccatamente evocativo e simbolico.
Esperto del DNA dell’arte, G. Tommasi Ferroni audace ed epifanico narra, in pittura e in scultura, le gesta, i caratteri e i sintomi di un genere, con artificiose atmosfere e messe in scena sul quadro, sicché la visione visionaria diviene verosimile e convincente.
Del resto l’abilità dell’artista sta’ nel modo in cui riesce ad attualizzare i temi epici, cavallereschi, biblici e filosofici con leggerezza, come un remind incorniciato da accattivanti architetture ora rinascimentali, ora barocche, ora neoclassiche; animate da personaggi realistici o mitologici o immaginifici. Talvolta sono minotauri, centauri e tritoni con movenze parlanti, intenti nella lotta o avviluppati a colonne, a baldacchini, a bucintori e ad altre strane diavolerie pescate nella caldera delle idee e dell’arte. Per questo non difetta di spunti simbolici e minuziosi oggetti di fattura iconografica mascherati e occultati nell’enfasi della teatralità rappresentativa.
Tutto compete alla spettacolarizzazione della realtà, come un’attitudine o come un’anomalia, per certi versi richiamando a quel The Theatre of the Absurd, tra narrativa e saggistica; Pregno di verità nei colpi di scena tra il vero e l’inverosimile, catturando lo sguardo più esigente e il pensiero più razionale a colpi d’effimero, di visionario, e perché no, di sognato. Della pittura di Giovanni, di certo il leitmotiv è l’eleganza, quella devota a non eludere il citazionismo e la tecnica formale accademica.
Anche quando s’impone l’ossimoro pittorico, dei colori; quando quei cieli azzurri e brillanti di calma esaustiva vengono bucati dalle maestose costruzione d’Epoca viste dal basso o di una fuga, o di scorcio, o sghembe, sporcate di polverosi terra di Siena tra broccati svolazzanti rossi Magenta. Ed è impossibile staccarne la vista quando s’impone il colore deciso e lo straniamento della scena. L’artista infatti aderisce a quella filosofia di pittori e letterati del Realismo Magico, affermandosi nel parterre contemporaneo con la forza identitaria di un genere eloquente, innestato di tutte le arti, passando dalla pittura alla scultura, dalla filosofia alla letteratura, dalla storia dell’arte al disegno, e per dirla come Orazio Flacco: UT PICTURA POESIS.
Leggi anche: Maria Teresa Benedetti: Intervista a cura di Mariaimma Gozzi
No Comment! Be the first one.