MIRRORS di Alex Pinna

Mirrors di Alex Pinna: salti di quota, equilibri precari, vuoti e sospensioni. Spazi simbolici condensati in una intenzione e propensione capace di rendere visibile il non visibile. Corpi e gambe esili, allungati, apparentemente fragili. Volti anonimi, privi di dettagli eppure talmente intensi da percepirne la mira, il paradosso, l’assoluto. L’espressione affiorante, elegante e discreta, svela la […]

Marzo 2022
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Mirrors di Alex Pinna: salti di quota, equilibri precari, vuoti e sospensioni

Mirrors di Alex Pinna: salti di quota, equilibri precari, vuoti e sospensioni.

Spazi simbolici condensati in una intenzione e propensione capace di rendere visibile il non visibile. Corpi e gambe esili, allungati, apparentemente fragili. Volti anonimi, privi di dettagli eppure talmente intensi da percepirne la mira, il paradosso, l’assoluto. L’espressione affiorante, elegante e discreta, svela la natura riflessiva, introspettiva e melanconica dei protagonisti. Forse siamo noi…anzi, siamo proprio noi! 

Specchiarsi nelle sculture di Pinna è possibile solo se non temi “l’altezza”, solo se desideri misurare pensieri e circostanze e celebrarli in solitudine come un’eremita.

Analizzando alcune ragioni della scultura dell’artista, essa trova nell’essenziale e nel minimalismo la più elevata corrispondenza, difatti è annullando il superfluo che si accede all’essenza delle cose, all’interiorità dell’essere. Per certi versi è un percorso affine al grande scultore A. Giacometti, non solo per le sembianze delle sculture, quanto per la suggestione filosofica di cui Pinna s’invaghisce riuscendo a concentrarne il potere evocativo; così come Giacometti, Pinna incarna e umanizza a tuttotondo il desiderio, l’aspirazione, il gesto.

Si palesa la condizione di sfida – prima di tutti con se stessi – si coglie il dinamismo mentale, in un corpo in movimento o in stasi, intento a contemplare spunti d’osservazione inediti, fughe e orizzonti su cui salire per perdersi come un contemporaneo “Viandante sul mare di nebbia” di Friedrich.

E ritornando sulla sintesi della forma i volumi delle teste e dei volti delle sculture di Pinna ci fanno tornare in mente il raffinatissimo Brancusi; quei lineamenti tutti uguali e quindi negati, sottratti alla unicità, da cui emerge irrimediabilmente il “vero”, pronti come sono a tradire un’emozione e a trasmetterla inequivocabilmente.

Torna quell’eco primitivo tra ‘800 e ‘900 di Rodin, Picasso, Ernest e Modigliani, come un’anomalia, come un riverbero colto; ma l’esemplificazione della figura umana sulla scia di una contaminazione, nelle sculture di Pinna, non solo fa da ponte tra antico e contemporaneo, piuttosto esige una lettura meno ancestrale/istintuale e più razionale.

Infatti quei corpi hanno gambe lunghissime perché volontariamente prendono le distanze dal suolo così come dal resto del mondo – gesto e forma necessitante a Dalì nella scultura in bronzo “l’Elefante Spaziale”, ove le gambe esili si allungano ed entrano in una nuova dimensione che collega cielo e terra -.

Ecco, l’indagine di Pinna desidera l’estensione, l’assenza di peso gravitazionale, e ce lo dimostra chiaramente con gli omini seduti sul trampolino sospesi nel nulla, o quando sono costituiti di corda ovvero della stessa materia che li fa pendere o arrampicare.

Si tratta di una consapevolezza volta a comunicare la vertigine di volare e l’inquietudine folgorante. L’uomo che si tende e si estende, come un arco, sappiamo bene che si specchia nella fessura dell’universo perché di esso n’è parte.

Sono segni primigeni di cui non abbiamo perso traccia e non sono di certo astratti. In conclusione, l’indagine di Alex Pinna si narra perfettamente attraversoSl’eloquenza di un’affermazione di C. Brancusi:

“Folli sono quelli che considerano le mie sculture astratte. Ciò che essi credono essere astratto è quanto vi è di più reale, […] l’essenza dei fenomeni”.

SaracenoArtgallery, Roma

9 marzo – 23 aprile 2022

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