Jim Morrison: il Re Lucertola poeta prestato al rock

Jim Morrison: il poeta prestato al Rock. Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci (Jim Morrison). Che le apparenze spesso ingannino è una grande verità. Jim Morrison è sempre stato nell’immaginario collettivo un ribelle, un rivoluzionario e un contestatore. Jim Morrison (il suo vero nome è […]

Settembre 2019
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Jim Morrison: il poeta prestato al Rock.

Jim Morrison: il poeta prestato al Rock.

Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci (Jim Morrison). Che le apparenze spesso ingannino è una grande verità. Jim Morrison è sempre stato nell’immaginario collettivo un ribelle, un rivoluzionario e un contestatore.

Jim Morrison (il suo vero nome è James Douglas Morrison), nasce a Melbourne, in Florida, Usa, l’8 dicembre del 1943.  Cantautore, icona del rock, e leader carismatico della band The Doors, in realtà è soprattutto un poeta.

E’ l’ncarnazione simbolica della contestazione giovanile sessantottina, partita dall’università di Berkeley e approdata poi in tutta Europa. Jim Morrison è diventato per tutti una delle icone della rivoluzione di costumi degli anni ’60, che ha trovato il suo sbocco politico nelle contestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam.

Vita contrassegnata dagli eccessi, quella del profeta della libertà. Abuso di alcol e droghe che lo portano alla morte. Jim Morrison è, con il chitarrista Jimi Hendrix e la cantante Janis Joplin, uno dei tre rocker incappati nella cosiddetta “maledizione della J”, in quanto tutti e tre i musicisti sono morti  all’età di 27 anni  in circostanze poco chiare.

“I’m the Lizard King, I can do anything”.

Il cantante si autoproclama  Re Lucertola, icona sessuale evocante Dioniso, divinità delirante e senza regole. Sue due raccolte di versi di contaminazione beat, che ancora oggi vengono lette e apprezzate non solo dai suoi ancora numerosissimi fan, ma anche da parte di quella critica non dotata di paraocchi.

Il suo nome è strettamente legato a brani storici del rock: “The End”, “Break on Through (To the Other Side)”, “Light My Fire”, considerato dalla Rivista Rolling Stone una tra le 100 canzoni più belle di tutti i tempi, “People are strange”, “When the music’s over”, “Waiting for the sun” e “L.A. Woman”.

Ad alimentare il mito di Jim Morrison inoltre, ha contribuito anche il regista Oliver Stone, con il suo film “The Doors”, del 1991, dove nella parte recita l’attore Val Kilmer. Il piccolo Morrison non è stato un bambino facile, poiché risente molto dei continui spostamenti di residenza, causati dal lavoro del padre.

Influente ammiraglio della Marina USA si troverà nel Golfo del Tonchino, quando si verifica il famoso incidente che ha offerto agli Stati Uniti il pretesto per dichiarare guerra al Vietnam. La madre è una casalinga, figlia di un noto avvocato e Jim cresce insieme alla sorella e al fratello pressato da una un’educazione severa.

Pensacola, Clearwater, Washington e Albuquerque sono alcune delle numerose città in cui ha vissuto.

Durante uno di questi spostamenti, in automobile, Jim Morrison vive una esperienza che lo segnerà duramente e diventerà fonte di ispirazione per diverse canzoni e, soprattutto, poesie. Mentre percorrono il deserto tra Albuquerque e Santa Fe, nel Nuovo Messico, Jim e la sua famiglia sono testimoni di un incidente, che farà scoprire al cantante la morte.

Lungo la strada vede numerosi corpi appartenenti ad un gruppo di lavoratori indiani, della tribù Pueblo, molti dei quali ricoperti di sangue. Qualche anno più tardi Morrison, riferendosi a questo episodio,  dirà di aver sentito l’anima di uno sciamano morto in quell’incidente entrare in lui e influenzarlo per il resto della sua vita.

“Indians scattered on dawn’s highway, bleeding Ghosts crowd the young child’s fragile eggshell mind” (Peace frog, “Morrison hotel”, 1970).

Nel 1955 Jim vive a San Francisco, nel sobborgo di Alameda, dove prende parte all’ottavo anno di scuola. Sarà proprio in quella città che Morrison rivelerà le sue qualità di studente modello. Accanito divoratore di testi filosofici e letterari si merita alcune menzioni d’onore. Nel 1958 Jim comincia a frequentare assiduamente, la libreria del poeta beat Lawrence Ferlinghetti e questo segna l’inizio della sua ribellione allo status borghese

Un ulteriore trasferimento lo conduce in Virginia, dove Morrison stupisce gli insegnanti del liceo George Washington con il suo quoziente di intelligenza fuori dal comune che si attesta su 149. Ma tra il 1960 e il 1961 qualcosa cambia dentro di lui tanto che diserta la consegna dei diplomi, cosa che manda su tutte le furie suo padre. Viene mandato dai nonni in Florida, per frequentare lo Junior College di Saint Petersburg, ma con scarsi risultati poiché sente più che mai il richiamo della strada beat.

Ne risente anche il suo look che diventa trasandato. Nel 1964 Morrison vuole frequentare l’UCLA, il centro sperimentale di cinematografia della California. Il padre è ostile all’idea, ma Jim riesce a convincerlo con quella che sarà l’ultima chiacchierata con lui  e ottiene la somma necessaria a frequentare l’UCLA. Sarà un taglio netto con la sua famiglia e giungerà persino a dichiarare di essere rimasto orfano. Per Jim, però,  l’UCLA si rivela un’esperienza deludente che anzi lo stimola al contrario.

La regia non fa per lui e quindi si dedica alla letteratura e alla musica attraverso la quale  rivela al mondo le sue doti di poeta. Ed è lì che Jim Morrison conosce il suo futuro tastierista, Ray Daniel Manzarek, sulla spiaggia di Venice.

Fondamentali per la sua formazione sono la lettura di “On the road” di Jack Kerouac, delle poesie di Allen Ginsberg, e soprattutto “Le porte della percezione“, dello scrittore britannico visionario e geniale Aldous Huxley, l’autore di “Mondo Nuovo” e del saggio-romanzo “L’isola”.

Dall’incontro con Ray Manzarek nasceranno The Doors, un nome che rende omaggio al titolo del libro amato da Morrison e che a sua volta, si rifà ad un noto verso del poeta William Blake.

“If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” (William Blake).

Ma le esibizioni di Morrison scandalizzano i gestori dei locali in cui si esibisce. Anche il Whisky a Go Go, il music club più noto di West Hollywood, decide di allontanare la band, dopo una delle versioni più hot della nota canzone “The End”, che il front-man dei Doors canta e interpreta in maniera molto spinta.

Poco tempo dopo, Jac Holzman, fondatore della casa discografica Elektra Records, ormai diventata una leggenda, propone ai Doors un impegno contrattuale di sette album, in esclusiva. Il tour sarà un grande successo, ma Morrison si guadagna la fama di istigatore di folle, provocatore, ribelle.

Durante i suoi concerti è spesso ubriaco e sotto l’effetto di droghe. Invita il pubblico a salire sul palco, provoca le forze dell’ordine, fa l’equilibrista sul palcoscenico, si tuffa tra il pubblico e cerca in tutti i modi di spogliarsi. Invitato al “The Ed Sullivan Show”, il programma più seguito d’America, Jim si consacra simbolo di ribellione.

Il conduttore gli chiede di non pronunciare la parola “higher”, riferita allo sballo da droghe, ma Morrison il ribelle pronuncia la parola direttamente davanti alla telecamera. Intanto, i The Doors si affermano sempre più e sono uno dei gruppi di maggior successo.

La sua vita è costellata da numerosi arresti sul palco perché a Jim piace provocare le  forze dell’ordine presenti ai concerti. La sua è ormai una provocazione continua condita di alcol e portata all’estremo dagli allucinogeni, da cui il cantante diventa sempre più dipendente.

The young lion.

Jim Morrison, icona sexy e rockstar incontrollabile, si fa immortalare  nel celebre servizio di foto in bianco e nero firmato dalla fotografa Joel Brodsky, chiamato “The Young Lion” (Il giovane leone). Ma è ormai iniziato il declino del cantante, che litiga sempre di più con il resto della band e con la sua compagna Pam. E’ ormai succube di alcol e droghe.

L’ultima esibizione è del 23 dicembre 1970, al Warehouse di New Orleans, e Jim Morrison dimostra di essere davvero arrivato al capolinea: ubriaco, stravolto, completamente sballato e quasi sempre disteso sul palco. Nel febbraio del 1971, Pamela viene raggiunta da Jim a Parigi. L’intento del soggiorno parigino del cantante è quello di dedicarsi alla poesia e di ripulirsi. Ma il 3 luglio del 1971, al n. 17 di rue de Beautreillis, finisce tutto.

A Parigi, Jim Morrison muore in circostanze poco chiare, nella sua abitazione, dove viene trovato senza vita nella vasca da bagno.

Dura solo otto minuti il suo funerale. Viene celebrato alla sola presenza di Pam, dell’impresario Bill Siddons, giunto frettolosamente dall’America, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda. Il Re Lucertola viene seppellito nel Cimitero di Père-Lachaise di Parigi, quello degli artisti, dove riposano, tra gli altri, anche Oscar Wilde e Arthur Rimbaud.

Nei suoi versi troviamo molte citazioni del suo poeta preferito, Arthur Rimbaud e un album intero, “The soft parade” è dedicato alla Poesia del suo maestro spirituale. Come Rimbaud, anche Morrison pensa che il linguaggio sia una delle principali attività umane, tanto da cercare una continua alchimia del verbo, dove poter fondere gli opposti, per trovare l’essenza pura della comunicazione.

Molte le congetture sulla sua prematura morte. C’è chi parla di un attacco cardiaco causato dall’eccesso di alcol, altri sostengono si trattasse di una morte inscenata ad hoc per fuggire alla CIA, che sarebbe stata incaricata di eliminare tutti i miti della controcultura, i sovversivi come Morrison, Janis Joplin, e Jimi Hendrix.

Altri ancora sostengono sia morto per una overdose di eroina pura. E a 48 anni dalla sua morte Jim Morrison rimane un autentico sciamano del rock, un eterno simbolo di trasgressione, di trascendenza e sincera catarsi. ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ. Sotto il demone di se stesso, questo è il suo epitaffio.

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