Raffaella Bozzini: Presidente di Edieuropa Qui Arte Contemporanea

Raffaella Bozzini: Intervista a cura di Mariaimma Gozzi. Benvenuta Raffaella, è un autentico piacere incontrarti e conoscere il tuo lavoro a Galleria Edieuropa Qui Arte Contemporanea. Raffaella, sei presidente di una delle gallerie più importanti di Roma: Galleria Edieuropa QUI Arte Contemporanea. Uno spazio prestigioso in cui storia, costume e politica s’incontrano, sorto dalla creatività […]

Ottobre 2020
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Raffaella Bozzini: Intervista a cura di Mariaimma Gozzi.

Raffaella Bozzini: Intervista a cura di Mariaimma Gozzi.

Benvenuta Raffaella, è un autentico piacere incontrarti e conoscere il tuo lavoro a Galleria Edieuropa Qui Arte Contemporanea.

Raffaella, sei presidente di una delle gallerie più importanti di Roma: Galleria Edieuropa QUI Arte Contemporanea. Uno spazio prestigioso in cui storia, costume e politica s’incontrano, sorto dalla creatività di tuo padre, Lidio Bozzini. Meritevole è la tua scelta di proseguire e gestire lo spazio con altrettanto successo. Ma come l’hai vissuto il passaggio di ruolo?

Non è stato facilissimo ovviamente. Da una parte è stata facilitata la mia azione, in quanto mio padre era un uomo di livello morale e culturale altissimo e quindi avevo già un background di valore alle spalle, dall’altro tenere alto il livello così come aveva fatto lui è stato il mio impegno anche etico.

Nata con l’appellativo “QUI Arte Contemporanea” – già Editalia 1966 – per opera degli artisti, G. Capogrossi, E. Colla, L. Fontana, L. Leoncillo, P. Sadun e naturalmente L. Bozzini. Ma oggi quanto è rimasto di quelle premesse originarie?

Le premesse del primo editoriale, in cui gli artisti dicevano che la galleria voleva essere una zona di “ossigenazione” e dare respiro all’arte contemporanea sono rimaste. Poi ovviamente non siamo stati sempre contemporanei per cercare di tenere il filo con gli artisti storici i quali hanno fondato la galleria; Noi siamo eredi del loro lavoro, dei loro archivi, dei loro contatti.

Così ho anche curato mostre in cui c’era il dialogo e la poetica aperta al confronto tra gli artisti storici e gli artisti contemporanei, eredi di quel DNA. E sempre a proposito di quelle premesse la galleria è nata dalla rivista, Qui Arte Contemporanea, per volontà di Sadun, Capogrossi, Colla, Fontana, Leoncillo e mio padre che ne era l’editore.

Nella fase embrionale della rivista – Qui Arte Contemporanea – mi raccontava mio padre che questi artisti per lavorare s’incontravano nel suo ufficio e si mettevano seduti intorno al grande tavolo al centro della stanza e lì parlavano, discutevano, si scambiano idee e pensieri per ore; Il che era molto divertente solo che lui non riusciva più a lavorare. E così dopo un po’ di tempo ha preso un appartamento in affitto a Piazza del Popolo che in quel momento era il centro del mondo per l’arte.

E quindi quell’ufficio è diventato la sede della redazione della rivista nonché luogo d’incontro continuo dove arrivavano artisti da ogni dove, portavano i quadri, facevano incontri, dibattiti ed è diventato poi la sede di “Galleria Edieuropa Qui Arte Contemporanea” collegata con la rivista. Stiamo parlando di una galleria dove sono passati i più importanti critici d’arte del periodo per curare mostre, per consigliare gli artisti, tra cui Marisa Volpi che è stata una delle colonne portanti della galleria, Giovanni Carandente, Lorenza Trucchi.

Anche grazie a loro la galleria è diventata un luogo molto importante per l’arte in Italia. La sede storica della Rivista era a Via del Corso al civico 525, davanti al Cinema Metropolitan, proprio a un passo da Piazza del Popolo. Jannis Kounellis, che lo abbiamo intervistato più avanti in occasione di altre mostre, ci ha raccontato: “quando sono arrivato a Roma partecipavo agli incontri di questo gruppo e non me ne sono più andato perché in quel periodo Roma era il centro del mondo, ed era tutto là”.

Balla, Dottori,Prampolini, Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Turcato, Afro, Appel, Burri, Capogrossi, Calò, Colla, Fontana, Guerrini, Kounellis, Manessier, Mastroianni, Melotti, Poliakoff, Rotella, Santomaso, Scanavino, Scialoja, Uncini, Verna, Veronesi, Burri, Giuli, Mattiacci, Pascali, Cerone, Link, Hafif, Almagno, Ozmo, Strazza, Murasecchi, Angeli, Festa, Schifano, Bros, Bonicatti. Questi sono gli artisti internazionali di cui Galleria QUI Arte Contemporanea ha curato mostre monografiche o collettive. Qual è il tuo personale ricordo di questi illustri personaggi ?

Uno degli artisti di cui conservo il ricordo più caro è sicuramente Toti Scialoja. Io ero una bambina che si aggirava naturalmente in mezzo a tutti questi artisti che venivano a casa o che frequentavano la galleria, quindi camminavo tra loro, e Scialoja era uno dei miei preferiti perché mi raccontava sempre quelle favole e quelle filastrocche inventate da lui. Ce n’era una che faceva così: “uno, due, tre, quattro, passa un gatto quatto quatto. Quattro, tre, due, uno, era un gatto di nessuno”.

E io lo guardavo e dicevo: “e leggeva il giornale!”. E lui adorava questo perché davo il “non sense” alla sua filastrocca, e si divertiva tantissimo, e raccontava sempre questa cosa perché gli davo soddisfazione giocando con le sue filastrocche. Era una persona straordinaria e siamo rimasti in contatto per tanti anni; È stato presente anche al mio matrimonio e mi ha donato un quadro a cui sono molto affezionata, ed è nella mia stanza da anni, da allora. Un altro grande artista poliedrico era Sadun.

Era architetto, pittore, aveva moltissime competenze ed era molto amico di mio padre, per cui era sempre molto presente e di grande generosità. Aveva una grande capacità di aggregazione ed era lui che teneva insieme il gruppo. Quando per lavoro arredava le case ci faceva mettere dentro tutti i quadri dei suoi amici artisti. Aveva arredato anche casa nostra e stava sempre da noi. Una volta mia madre mi ha raccontato che Sadun aveva arredato la casa di una pellicciaia con le opere di tutti gli amici artisti, quelli del gruppo, ed ognuno era stato ripagato con una pelliccia; allora vedevi Turcato che andava in giro col pigiama e sopra la pelliccia.

Turcato era un personaggio, veniva sempre in galleria, stava sempre là che girava spesso un po’ trasandato ma molto, molto simpatico. E poi mi ricordo maggiormente l’artista Carla Accardi, che ha fatto la prima mostra in galleria facendo per la prima volta le tende. Puoi immaginare una bambina che vede queste tende colorate, in cui entri dentro, con tutti quei sicofoil e quei segni, era per me di un fascino straordinario. Carla era una donna vitale, una persona determinata, in un momento in cui erano poche le artiste, difatti lei era l’unica donna che faceva parte di Gruppo Forma 1. Negli anni abbiamo continuato a frequentarla e sono rimasta in ottimi e affettuosissimi rapporti fino alla fine della sua vita.

Sono molte le collaborazioni di Edieuropa con Istituzioni Pubbliche e Private, per citarne alcune: Accademia Nazionale di San Luca; Palazzo dell’Industria a Roma; Sacro Convento di San Francesco di Assisi; Mole Vanvitelliana ad Ancona; Festival dei Due Mondi di Spoleto; Calcografia Nazionale di Roma; Museo del Macro di Roma; Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; Accademia di Belle Arti di Roma e di Firenze, Museo Gagliardi di Noto. Gli scambi culturali sono sempre un’opportunità affascinante, ma in un momento così critico per il nostro Paese, ti senti ricambiata in questo tuo impegno dalle Istituzioni?

Alcuni episodi sono stati importanti, penso a quello della GNAM – Galleria Nazionale Arte Moderna – ad opera della soprintendente (dal 2004 al 2014) Maria Vittoria Marini Clarelli, che ha voluto dedicare la mostra a “Qui Arte Contemporanea”. Una grande mostra in cui ha esposto le opere di tutti gli artisti che avevano partecipato a quella storia, in più, mettendo il logo di “Qui Arte Contemporanea” alle opere degli artisti protagonisti. È stato bellissimo rivedere insieme quei quadri.

Mi sembrava come se la galleria nazionale fosse diventata la mia grande casa, e loro, gli artisti con cui stavo sempre, erano tutti lì. Davvero un’emozione immensa. Altre due belle mostre che si sono concluse da poco sono state quelle dedicate a Sadun, a l’Aquila a Palazzo della Regione (giugno 2019), e a Siena a Palazzo del Comune, dentro i Magazzini del Sale (agosto 2019). Un bellissimo omaggio a un’artista con cui abbiamo lavorato. Altro progetto prezioso è stato quello del 2012 nel cortile della galleria Edieuropa a Palazzo Cenci.

Un’opera di Street Art realizzata da Ozmo e Bros, due street artist che hanno dipinto tutto il cortile della galleria. Questo è stato l’incipit del rapporto con il MACRO, quando c’era Bartolomeo Pietromarchi, che ha visto il lavoro nel cortile della galleria e quindi ha invitato prima Bros e poi Ozmo a fare un’opera pubblica al MACRO. Bros ha realizzato l’immagine del ciclone Andrea, su tutta la grande vetrata della terrazza del museo, con un complesso collage di pellicole traslucide colorate e incise con il taglierino che raffigurava, su ampia scala, l’immagine dell’uragano scattata dal satellite.

Nelle diverse ore del giorno il sole illuminava e inondava di quei colori tutto l’ingresso ed è diventata un’opera cinetica. È stato definito veramente un capolavoro! L’abbiamo dovuto togliere quest’anno ma naturalmente è tutto documentato con le foto. E poi Ozmo ha realizzato il grande murales, alto 20 metri, sul palazzo davanti alla terrazza del MACRO, dal titolo “Voi valete più di molti passeri”, riferito al Vangelo di Matteo.

È un’opera di denuncia sociale che c’è ancora ed è stata una cosa abbastanza rivoluzionaria che non è mai stata fatta prima, perché l’arte di strada non era così considerata prima di questo evento a Roma. Questa collaborazione ci è piaciuta molto e ha dato l’input alla Street Art nella nostra città, Roma.

A proposito di impegno sociale, tra le tue aspirazioni v’è anche quella rivolta alla sostenibilità ambientale. Tua è l’idea di una prima edizione (2016) a Capalbio di “Art and Nature”, un progetto sperimentale per aprire e stimolare il dibattito locale ed internazionale attraverso l’esperienza nomadica, ecologica, sostenibile ed ambientale dell’Arte. Pensi di continuare questo progetto in futuro?

Sicuramente sì. Questi sono i miei temi quotidiani che sostengo appunto da anni, e ‘Art and Nature’ è stata un’esperienza bellissima perché abbiamo lavorato con i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Roma e di Firenze. La curatrice è stata Alessandra Porfidia, scultrice e artista molto brava che insegna ad entrambe le accademie, questo ha consentito che ci fosse un dialogo tra gli studenti delle due accademie. E quindi con i ragazzi abbiamo voluto fare questo lavoro proprio sul confine, sulla sostenibilità e la natura, ed è stata un’esperienza meravigliosa per i ragazzi e per noi.

Da questo progetto e sorto in seguito “Il Palio dei Bambini”, a Pescia Romana, in Maremma. Si tratta di un laboratorio e di installazioni che abbiamo creato insieme a Bros, un artista milanese, in un parco del paese che era stato un po’ abbandonato. Lo abbiamo rianimato con le opere create da lui e dai bambini i quali hanno dipinto degli animali su delle bandiere formando un’installazione molto grande, 3 ettari di prato. Il tutto ha avuto un significante proseguo con il video dell’artista Chiara Tommasi, che ha voluto documentare l’evento interpretandolo dal suo punto d’osservazione. Un video d’artista che presenteremo a breve.

Parliamo di Roma, la tua città. Le suggestive atmosfere romane coi suoi colori, le sue tradizioni e la musica, rappresentano un sogno per gli stranieri. Ma chi la vive quotidianamente conosce le sue problematiche. Tu che rapporto hai con questa città e quanto è cambiata in questi ultimi anni?

Roma la amo follemente! Ho scelto la sede della galleria proprio nel cuore di questa città in uno dei palazzi più caratterizzanti: Palazzetto Cenci. Desideravo avere proprio intorno a me fisicamente la bellezza di Roma. E difatti ‘Edieuropa Qui Arte Contemporanea’ si trova nella zona del Ghetto, dove all’inizio c’era soltanto una galleria, e invece adesso è diventata un centro per l’arte in quanto si sono spostati in molti qua. E nata anche una collaborazione con le gallerie vicine quando abbiamo ideato “Artughet”, con Valentina Bonomo, con Anna Marra, con Pio Monti.

Sono anni che facciamo queste attività all’interno di tutto il quartiere. Ricordo quando abbiamo fatto una volta un evento con dei musicisti in ognuna di queste gallerie e la musica creava quel clima magico e attirava altri musicisti che spontaneamente si univano agli altri musicisti e suonavano tutti insieme. È stata una serata stupenda in cui la gente che girava nel quartiere ci diceva: “vi prego fatela ancora questa cosa!”. Roma ho cercato di viverla al massimo però adesso è sempre più difficile la città, soprattutto il centro che prima aveva un sapore e una dimensione autentica, si sta snaturando e io faccio sempre più fatica a viverci per questo motivo ho cercato di fare delle cose anche fuori.

Vorrei chiederti un ricordo di Lidio Bozzini. Crescere con un padre giornalista, editore, appassionato d’arte, e partigiano passato alla storia con il nome di Capitan Ciclone, può essere soverchiante. È stato un padre presente e generoso?

Mio padre è stato una figura determinante nella mia vita, mi ha lasciato una ricchezza culturale unica. Era vulcanico. Lo vedevi la domenica sera che si metteva seduto al divano e la mattina dopo andava in ufficio con una lista piena di tutti i progetti che aveva inventato, era inesauribile. Non mi sono mai annoiata con mio padre.

Per concludere, puoi darmi un’anticipazione sulla prossima mostra di Edieuropa Qui Arte Contemporanea?

Al momento sto facendo delle valutazioni, soprattutto per i tempi di realizzazione, ma la cosa importante per me è quella di portare avanti il filo dell’arte pubblica, ovvero quella di fare delle mostre non solo in galleria ma anche fuori, in altri luoghi. L’importanza di fare delle cose che siano fruibili da più persone possibili in altri spazi, anche all’aperto e in altre città, mi piace molto.

Raffaella, ti ringrazio per avermi fatto parte dei tuoi ricordi di bambina e dei tuoi progetti di lavoro in questa cordiale conversazione. Ti auguro buon lavoro a nome mio e di tutta la Redazione de Il PROGRESSO Magazine.

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