Diversamente Abili: quali tutele?
Diversamente abili: tutele giuridiche in Italia. La legge n.67 del 2006 reca le norme sulla tutela giudiziaria delle persone con disabilità. L’art.1 della legge in esame si fa carico della “piena attuazione” della legge n.104 del 1992, intendendo rappresentare uno strumento utile per rimuovere le discriminazioni a danno dei disabili.La novità più importante introdotta dalla […]
Diversamente abili: tutele giuridiche in Italia.
La legge n.67 del 2006 reca le norme sulla tutela giudiziaria delle persone con disabilità.
L’art.1 della legge in esame si fa carico della “piena attuazione” della legge n.104 del 1992, intendendo rappresentare uno strumento utile per rimuovere le discriminazioni a danno dei disabili.
La novità più importante introdotta dalla legge 67 del 2006 è rappresentata proprio dalla possibilità concessa ai diversamente abili di accedere alla tutela giurisdizionale.
Pertanto, il diversamente abile che ritiene di avere subito un atto discriminatorio, sia dal privato, sia dalla pubblica amministrazione, può depositare un ricorso, anche personalmente, nella cancelleria del Tribunale civile in composizione monocratica con il quale può chiedere, sia la cessazione del comportamento discriminatorio, sia il risarcimento del danno.
Di particolare interesse è la nozione di discriminazione della legge 67, che può essere diretta o indiretta.
Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga.
Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone.
Inoltre sono considerate come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.
La rappresentanza in giudizio può essere attuata dal diversamente abile o tramite il patrocinio di un avvocato oppure tramite un’associazione tra quelle individuate ad agire con decreto del Ministro delle pari opportunità di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
L’elenco delle Associazioni e degli Enti legittimati ad agire per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità, vittime di discriminazioni, è stato approvato con Decreto 30 Aprile 2008 dei Ministri per i Diritti e le Pari Opportunità e della Solidarietà Sociale, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – n° 149 del 27/06/2008.
La tutela dei familiari.
Ovviamente quando in famiglia c’è un diversamente abile, tutte le attenzioni sono rivolte verso di lui.
E ai familiari?
Per quanto dettata dall’amore, la necessità o la scelta di assistere un diversamente abile a tempo pieno è sempre difficile, sia sotto il profilo pratico che su quello psicologico. Quando ad avere bisogno di aiuto è un familiare, succede che chiunque decida di prendersi cura della persona più debole, inizi a vivere in funzione di questo ruolo di accuditore, avendo egli stesso bisogno di sussidio e supporto in varie forme.
Putroppo è ancora poco lo spazio che viene riservato ai loro familiari, che sacrificano il proprio tempo e non solo per restare vicino ai propri cari; comunque le misure di sostegno esistono, anche se andrebbero implementate.
Grazie a queste misure di sostegno, è possibile accedere a finestre fiscali agevolate che permettono di rendere meno gravoso l’onere delle spese legate alle terapie e ai supporti necessari alla gestione della malattia.
Ad esempio:
- Figli a carico, quando il diversamente abile è un minore fiscalmente a carico della famiglia. In questo caso è possibile detrarre dall’Irpef una somma tra i 1.620 euro (se il figlio ha meno di 3 anni) e i 1.350 (dai 3 anni in su). Queste somme sono concesse in funzione al reddito complessivo posseduto nel periodo d’imposta e il loro importo diminuisce con l’aumentare del reddito, fino ad annullarsi quando il reddito complessivo arriva a 95.000 euro.
- Acquisto di veicoli, se sono utilizzati in maniera esclusiva o prevalente per assicurare la mobilità ai diversamente abili. In questi casi è possibile beneficiare di una detrazione Irpef al 19%, dell’Iva al 4%, dell’esenzione totale dal bollo e dall’eventuale tassa sul passaggio di proprietà. Sebbene questo sia l’indirizzo generale, esistono molte specifiche, a seconda del tipo di disabilità, del grado e del mezzo che viene acquistato.
- Mezzi di ausilio e supporti tecnico-informatici.
Di questo gruppo, che gode sempre dell’Iva agevolata al 4% e della detrazione Irpef del 19%, fanno parte:
- Servoscala e mezzi di abbattimento di barriere architettoniche domestiche;
protesi e ausili per menomazioni; - protesi dentarie, apparecchi di ortopedia e oculistica;
- poltrone e veicoli simili;
- apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche, sia di comune reperibilità sia appositamente fabbricati; è’ agevolato, per esempio, l’acquisto di un fax, di un modem, di un computer, di un telefono a viva voce, etc.
Deve trattarsi, comunque, di sussidi da utilizzare a beneficio di persone limitate da menomazioni permanenti di natura motoria, visiva, uditiva o del linguaggio.
- Interventi finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche (opere architettoniche, murarie, etc) per le quali è prevista la detrazione Irpef.
- Spese per l’assistenza personale per le quali è prevista, generalmente, una deduzione dal reddito degli oneri contributivi versati per badanti e assistenti familiari (fino a 1.549,37 euro) e la detrazione Irpef del 19% delle spese sostenute per paghe e stipendi.
Oltre agli sgravi fiscali, i familiari di persone affette da disabilità di vario genere, possono accedere ad altre forme di supporto, sia economico che pratico. Un particolare supporto economico è quello che l’Inps mette a disposizione dei dipendenti o pensionati pubblici che assistono familiari disabili gravi non autosufficienti.
Il nome del programma, è Home Care Premium e prevede un “bonus” fino a 1.050 euro, calcolati sul reddito familiare e sulla gravità della disabilità, che devono essere impiegati per pagare l’assistente che si prende cura della persona in difficoltà. Oltre all’assegno per diversamente abili, il bando prevede anche servizi integrativi erogati dalle Asl locali tramite convenzione stipulata con l’Inps.
Le prestazioni aggiuntive vengono riconosciute in base alla percentuale di invalidità e di reddito Isee e possono includere:
- supporto psicologico;
- terapie presso fisioterapisti e logopedisti;
- servizi in strutture extra domiciliari;
- prestazioni presso i centri riabilitativi, di aggregazione giovanile, di inclusione sociale;
- spese per il trasferimento dell’assistito per specifiche necessità.
Sono entrate in vigore inoltre dallo scorso 1° gennaio 2017 le agevolazioni fiscali previste dalla legge sul “Dopo di noi” a favore dei diversamente abili gravi. Tra le altre, è prevista l’esenzione dall’imposta su successioni e donazioni per i beni e i diritti destinati a fondi speciali istituiti a favore delle persone con disabilità grave.
“Il “Dopo di noi” stabilisce la creazione di un fondo per l’assistenza e il sostegno ai diversamente abili privi dell’aiuto della famiglia e agevolazioni per privati, enti e associazioni che decidono di stanziare risorse a loro tutela. Sgravi fiscali, esenzioni e incentivi per la stipula di polizze assicurative, trust e su trasferimenti di beni e diritti post-mortem.
Da ultimo, con l’ultima manovra di bilancio del novembre 2017, il Governo ha previsto lo stanziamento di un fondo destinato proprio ai cosiddetti “caregivers”, ovvero tutte quelle persone che si prendono cura di un diversamente abile all’interno della famiglia.
Il fondo prevede uno stanziamento di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020.
Grazie a questo fondo, ci si augura che possano essere finanziati gli interventi legislativi per tutelare chi si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, o di familiare fino al terzo grado che non si autosufficiente, sia ritenuto invalido o sia titolare di indennità di accompagnamento.
Diversamente abili e sport.
La sfida all’emarginazione è possibile, nonostante l’esistenza di molti ostacoli pratici.
Una piccola indagine sull’inclusività dei diversamente abili attraverso l’attività sportiva rivela che, seppure con grande fatica, l’impegno della società civile può raggiungere risultati straordinari.
Quando si affronta il tema della disabilità ci si imbatte subito nel campo dei diritti negati. Troppo spesso, infatti, queste persone con deficit cognitivi o motori si ritrovano escluse da spazi, attività, esperienze, relazioni.
Politiche sociali inadeguate, disinteresse, paura della diversità, menefreghismo diffuso sono le cause profonde di queste ingiustizie. Lo sport, dunque, si propone come strumento per acquisire sicurezza. Una parola, questa, fondamentale per chi nasce con delle fragilità.
Tutti, attraverso lo sport, mettiamo alla prova noi stessi, le nostre capacità, scoprendo di saper fare qualcosa di bello con il nostro corpo e con la volontà. Anche i diversamente abili, frequentando palestre e piscine, vengono a conoscenza delle potenzialità positive del loro corpo, anche se limitato nelle funzioni.
Ma ahimè la disuguaglianza esiste ancora, soprattutto al Sud.
Ad esempio nel Meridione la spesa pro-capite per i servizi sociali è di 50 euro, mentre nelle altre zone è di 100 euro, nel Nord-est arriva a 166 euro. Il 25,4% delle risorse per progetti comunali nel sociale è destinata al mondo disabile, con una crescita piuttosto contenuta, negli anni, delle cifre destinate a questo settore.
Analizzando lo specifico campo degli interventi a favore della disabilità, è sempre il Sud a registrare performance negative: la spesa per persona con deficit è la più bassa, 974 euro. Nel Nord-est si riesce a destinare circa 5.500 euro a persona disabile.
Numeri sconfortanti, che si traducono in carenza – assenza – di strutture adeguate per chi è diversamente abile e inadeguatezza di condizioni sociali. E’ difficile trovare palestre, corsi sportivi, attività ricreative progettate dallo Stato per ragazzi con disabilità.
Cosa fare allora?
Bisogna necessariamente rivolgersi alle Associazioni ed ai privati. Le Associazioni sportive in Italia sono moltissime come anche le Federazioni che hanno a disposizione innumerevoli iniziative per i diversamente abili.
Il Comitato Italiano Paralimpico a livello nazionale e territoriale, propone ed organizza innumerevoli eventi; ma come fare per venirne a conoscenza?
Come dare l’opportunità ad un diversamente abile di accedere ad una attività sportiva, ad un evento?
Nel giugno 2017 è nata la piattaforma digitale “OSO” (acronimo di Ogni Sport Oltre” www.oso.it), una collaborazione tra il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ed il Comitato Italiano Paralimpico.
L’obiettivo di Oso è mettere in rete tutte le informazioni utili a chi vuole praticare sport in Italia e creare una comunità di utenti fra persone con disabilità, famiglie, istruttori e professionisti.
L’obiettivo è estendere le frontiere dello sport affinché diventi davvero un’opportunità per tutti e le iniziative sono innumerevoli ed attuate in ogni parte d’Italia.
Leggi anche: Intervista al Viceministro Vincenzo Zoccano
No Comment! Be the first one.