Tutela del made in Italy: dalle parole ai fatti

Tutela del Made in Italy: utopia o inadeguatezza dei Governi? La tutela del made in Italy è sempre sulla bocca di ogni Governo, appena vengono effettuati sequestri di merce contraffatta si grida allo scandalo e si invoca a gran voce la tutela dei prodotti italiani, ma non si passa mai dalle parole ai fatti. A […]

Agosto 2018
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tutela dei diritti della proprietà intellettuale

Tutela del Made in Italy: utopia o inadeguatezza dei Governi?

La tutela del made in Italy è sempre sulla bocca di ogni Governo, appena vengono effettuati sequestri di merce contraffatta si grida allo scandalo e si invoca a gran voce la tutela dei prodotti italiani, ma non si passa mai dalle parole ai fatti.

A Johannesburg si è tenuto l’International Property Rights Index 2018 (Indice Internazionale sulla tutela dei diritti della proprietà intellettuale).

Secondo la classifica Ipri redatta dalla Property Rights Alliance, che misura le modalità attraverso le quali viene tutelata la proprietà in oltre 125 paesi che rappresentano il 98% del PIL, l’Italia si posiziona al 50° posto.

L’Italia è al 50° posto nella classifica.

Nonostante il pessimo piazzamento la nostra Nazione è tra le economie più avanzate e ricche. Le nostre aziende esportano in tutto il mondo prodotti unici e originali nel loro genere, che si distinguono per il noto marchio made in Italy.

Nessun’altra Nazione riesce a rispecchiare le nostre peculiarità. Allora come è possibile che in materia di tutela dei diritti di proprietà arranchiamo a garantire quei diritti, a dare certezza agli stessi, con una giustizia lenta e farraginosa, classificandoci così in basso da essere alle spalle del Botswana (paese dell’Africa) e di tanti altri paesi che non possono vantare le nostre capacità in ambito creativo e produttivo?

La contraffazione ogni anno costa 142 euro al cittadino.

Secondo i dati dell’Ipri pubblicati nel 2018 l’Italia risulta essere molto arretrata nonostante l’enorme potenziale; mentre altre nazioni, come l’Australia e la Svezia riescono a dare piena protezione al loro “made in” tanto da conquistare rispettivamente il 7° e 6° posto in classifica.

Il prodotto made in Italy viene dalle menti creative e le idee vanno tutelate. La proprietà intellettuale è in grado di promuovere e creare produttività e alimenta la crescita a livello economico oltre che sviluppo a livello sociale.

La Finlandia ha carpito subito questi principi, infatti anche in questo settore è al 1° posto, ma dai finlandesi si sà, c’è solo da imparare.

L’Italia fa fatica a comprendere come la proprietà può essere lo strumento che ci rende sovrani rispetto agli altri Stati e genera solo benefici.

Purtroppo però la classifica mostra una Italia arretrata e frenata sulla tutela della proprietà. Il vero problema è ancora una volta la burocrazia, una macchina infernale che crea sfiducia invece di sicurezza, con i governi che sembrano incapaci di governare.

Le regole che tutelano la proprietà ci sono ma non vengono applicate. Il quadro delle sanzioni è assente, ciò rende molto più agevole la violazione del diritto di proprietà. Il tutto ha ricadute inevitabili sulle imprese, in particolare sulle PMI che, senza tutela, non possono affrontare il mercato globale dove il pericolo è sempre costante.

Il trattato Ceta dimenticato nel cassetto.

Si auspica un sostegno del Governo Italiano, in particolare si chiede di ratificare il trattato Ceta (“Accordo economico e commerciale globale”) che tra gli obiettivi annovera proprio la tutela della proprietà, oltre all’introduzione di un sistema sanzionatorio che reprima e scoraggi gli illeciti e le violazioni, così da tutelare a gran voce il made in Italy.

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